32. Ci vuole tempo

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Ryan controlla per due volte il tracciato dell'elettrocardiogramma e annuisce

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Ryan controlla per due volte il tracciato dell'elettrocardiogramma e annuisce.

«Un recupero ottimale nelle ultime due settimane. Stare in compagnia di Adele ti fa bene.»

L'elettrocardiografo emette subito un bip, cosa che mi fa arrabbiare così tanto che prendo i fili degli elettrodi e me li strappo dal petto.

«Smettila di attaccarmi alla macchina della verità e chiedimi ciò che vuoi senza giri di parole» dico in malo modo, ma la voglia non è solo quella di rispondere sgarbatamente quanto di spaccare qualcosa.

«Ehy Nick, che ti succede?» mi chiede Ryan togliendosi il camice. «In questo momento non sono più il tuo dottore, ma l'amico che ti ascolta.»
Mi infilo la camicia e allaccio i bottoni mentre cerco di calmarmi. Prendermela con lui, in effetti, non cambierà nulla. Anche perché lui non ha fatto nulla.
«Mi hai detto che stai vedendo Adele tutti i giorni, ero convinto che fossi contento.»

«Un'ora e mezza tutti i pomeriggi.»
Alle cinque ci sediamo sul tavolo in soggiorno, uno di fronte all'altra. Tra di noi ci sono il Mac col libro di chimica inorganica, l'iPad per scrivere gli esercizi, alcuni fogli sparsi, due tazze di tè verde. Discutiamo di struttura delle molecole, polarità, numeri quantici; abbiamo fatto esercizi sulla solubilità, sul decadimento nucleare. Poi alle sei e mezza me ne vado. Lei non mi ha invitato a fermarmi nemmeno una volta.
«Sai quante volte abbiamo parlato di qualcosa di personale?»

«Nessuna?» azzarda andando a segno.

«Quando abbiamo ripassato il capitolo sul pH, le ho chiesto se pensasse che tra di noi ci fosse dell'acidità residua... Sai cosa mi ha risposto?» Scuote la testa e mi invita a proseguire. «"pH 7". Si sente neutra nei miei confronti. Senza giri di parole ha aggiunto che, se non mi fossi sentito a mio agio, sarebbe stato meglio porre termine alle lezioni.»

«Le ci vuole tempo.»

«Il primo giorno che sono stato a casa sua, mi sono seduto accanto e le ho sfiorato la mano.» Anzi, la mia intenzione era tenerla stretta, condividere quanto abbiamo passato, ma questo lo penso e basta. «Sai com'è finita? Non vuole che la tocchi nemmeno per sbaglio. Ci ha tenuto affinché ripetessi quanto avesse detto in modo tale da capire se mi fosse chiaro il concetto. Manco fossi un bambino dell'asilo nido. Ora ci sediamo sempre l'uno di fronte all'altra e sono convinto che, se avesse a portata di mano mattoni e cazzuola, tirerebbe su un muro tra di noi.»

«Non è che stai insistendo troppo?»

«No, amico. Non l'ho più sfiorata, non oso quasi nemmeno guardarla. Mi limito a parlare di chimica e, alla fine, lei mi ringrazia, ma come farebbe con un precettore qualsiasi, uno sconosciuto assunto per metterla alla pari col programma.»

«La vedi serena?»

«Può ingannare tutti ma non me... Sai che si veste solo di nero? E si pettina i capelli in uno chignon stretto.»

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