"Ma che cazzo fai? Chi ti ha dato la patente? Dove guardi mentre guidi?"
Sam iniziò a dare di matto nei confronti del conducente ancora sconosciuto. "Amely, come stai? Tutto bene?"
"Io, emh, si, non ho capito cosa è successo, ma tutto bene."
Attorno a noi si formò un piccolo cerchio di persone che iniziò a chiedere cosa fosse successo e se avessi bisogno di qualcosa, io mi stavo solo innervosendo.
"Signorina vuole un pò d'acqua con lo zucchero? Vuole qualcosa da mangiare? Vuole andare in ospedale?"
"Ho detto che sto bene, non mi ha neanche sfiorata, sto bene grazie."
La portiera dell'auto che stava per investirmi si aprì, scese un ragazzo alto, con un look un pò disordinato, moro e con dei rayban che coprivano gli occhi, camicia aperta sul petto e con le maniche arrotolate, jeans chiari con infradito nere.
Notai subito un tatuaggio sul braccio, un disegno in stile gothico, rimasi imbambolata a guardarlo per degli attimi, c'era qualcosa di familiare in quel disegno.
"Scusa, ti sei fatta male, io non volevo... farti spaventare, sei sbucata dal nulla."
Era vero, stavo attraversando la strada senza guardare, come i bambini, che hanno bisogno di indicazioni. Si tolse gli occhiali mostrando degli occhi verdi profondissimi ed intensi, rimasi immobile sotto quello sguardo inquisitore. Stava cercando di capire se stavo bene.
"Si scusa, stavo attraversando senza guardare."
Sam alla vista di quel ragazzo diventò ancora più cupo.
"Chi cazzo ti ha dato la patente?"
"Sam, amore è stata colpa mia, non ho guardato se la strada era libera, ero immersa nei miei pensieri."
"Distratta o no, non si corre così per le strade del paese. Poteva essere un bambino, o un cane, avrebbe potuto ucciderti."
Il ragazzo dell'auto si rivolse a me con un sorriso. "Mi dispiace, l'importante è che stai bene. Scusate ma io devo andare."
Mise la mano in tasca ed estrasse un bigliettino da visita, me lo porse.
"Se hai bisogno di qualcosa qua ci sono i miei indirizzi e recapiti."
Architetto Janmark Troupè.
Il suo nome non era italiano, sicuramente sarà francese.
Sam mi tolse il bigliettino, se lo mise in tasca e si rivolse a lui con tono minaccioso.
"Non abbiamo bisogno di niente, vieni Amely, andiamo."
Mi stavo imbarazzando per l'atteggiamento di Samuel ma potevo capire la sua paura, aveva rischiato di perdermi troppe volte in passato.
Diedi un'ultima occhiata a quel misterioso ragazzo e salii in auto, ero sopravvisuta ad un 'quasi incidente', ma non sapevo se sarei sopravvisuta alla madre di Sam.Autrice:
Ragazze qui c'è l'ottavo capitolo.
Per favore fatemi sapere cosa ne pensate e se volete che continui a scrivere. Un bacione.
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Eccoti.
RomanceQuesta è la storia di una ragazza, Amelie, con un vissuto straziante e doloroso, una ragazza che nonostante tutto ha voglia di vivere, ha voglia di amare e sopratutto ha bisogno di sentirsi amata. Amelie si ritroverà davanti a delle scelte, davant...