Capitolo 29.

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Mio padre prese delle candele, le accese e le mise in cerchio sul pavimento, non riuscivo a parlare per via del nastro adesivo che avevo sulla bocca, riuscii solo a mugolare, invano. Tenevo gli occhi chiusi, non sapevo cosa mi stava aspettando, ma avevo paura, sentivo il terrore scorrere nelle mie vene. Sentii dei passi e quando aprii gli occhi vidi delle figure incappucciate entrare nella stanza dove mio padre mi aveva portata con delle candele in mano, per degli attimi non riuscii a respirare tra le lacrime e il panico, ma nonostante tutto la mia attenzione fu attirata da una figura un pò più bassa delle altre.
Sembrava quasi un ragazzino, forse aveva qualche anno più di me, il viso era oscurato dall'ombra del cappuccio.
Uno di loro venne verso di me, strattonandomi per portarmi al centro del cerchio di candele, opposi resistenza, ma fu inutile, fui immobilizzata. Un altro di loro si avvicinò e mi tolse il nastro dalla bocca, non ci fu bisogno di dirmi di stare zitta, non sarei riuscita comunque a parlare per lo shock.
Quello che sembrava un ragazzino si avvicinò e porse le braccia coperte verso l'altro uomo. Non riuscii a capire il motivo di quel gesto, fino a quando lo stesso uomo non alzò le maniche della tonaca. Apparve un tatuaggio gothico su un braccio. L'uomo prese un coltello e fece delle incisioni sulla pelle provocando dei tagli dai quali iniziò a scorrere del sangue, l'altro uomo mi inginocchió a terra e aprendomi la bocca mi fece ingerire il sangue del ragazzo che dalle sue braccia goccioló direttamente su di me. Non riuscii a muovermi, l'unico mio desiderio era vomitare ma per via della posizione non ci riuscii.
Un altro uomo iniziò a recitare una preghiera che io non capii, dopo poco vidi mio padre spogliarsi e avvicinarsi a me.
Subii di nuovo la sua ira in un modo che nessun essere umano meriterebbe.

Avevo rimosso quel ricordo dalla mia mente, forse era stata una forma di protezione verso me stessa, nonostante tutto ne soffrivo quotidianamente per tutto quello che avevo subito. Ma dopo il pianto di Jan ricordai comunque tutto, migliaia di flash in un millesimo di secondo. Non riuscii a reggere tutto quel dolore, tutto quel disgunto. Mi caló un velo nero sugli occhi e la testa mi girò fortissimo.

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