Capitolo 9. Suocera.

128 5 0
                                    

"Amely, mangia, sei sempre fissata con la dieta? È inutile, la tua costituzione é questa, hai le ossa robuste, quindi mangia."
Che nervoso, ma come si permette? Io non ho le ossa robuste, e poi io non sono fissata con la dieta, io mangio, io amo mangiare e non mi importa se ho qualche chilo in più, mi piaccio sempre e comunque, e poi, a dei chili in più c'è rimedio, ad una faccia da cavallo, no! Ma guarda tu...
"Dopo tutti questi anni, dovresti sapere che Amely non ha problemi con se stessa e si piace per quella che è."
Sam come al solito, provava sempre a difendermi dalle provocazioni di sua madre, anche se spesso senza buoni risultati.
"No, non fa niente, non me la prendo..."
La mia timidezza prendeva sempre il sopravvento.
"Allora, avete tutto pronto per il grande giorno?"
Oh mio Dio, il matrimonio, me ne ero quasi dimenticata, in questi giorni tra la notizia di Chan, il tempo trascorso con Sam e il quasi incidente, la mia mente non aveva avuto neanche il tempo per elaborare. Mancavano pochissimi giorni ed io avevo ancora tantissime cose delle quali occuparmi. Sempre se prima non avrei subito un crollo psicologico.
"Eh... bè, Greta, la maggior parte delle cose sono pronte, mancano solo piccoli dettagli, quindi il più è fatto."
"E alla fine cosa avete scelto? Dj o quartetto di violini?"
"Io e Amy abbiamo scelto entrambi mamma, il quartetto di violini suonerà l'Ave Maria di Schubert mentre Mika e Katya accompagneranno Amy e poi il dj suonerà durante il banchetto."
"Oh, che bella idea, un'ottima scelta, io amo la musica classica."
Su una cosa andavamo d'accordo io e la madre di Sam, la musica classica, io amavo distendermi sull'amaca di sera nel mio terrazzo e cullarmi tra le note di Beethoven, Bach, Mozart, Verdi e tanti altri compositori classici. Il mio preferito però era Giovanni Allevi, un compositore moderno. La melodia della sua opera Panic, rappresentava alla perfezione ciò che giaceva dentro di me, dentro il mio io, dentro la parte più profonda della mia anima.

"Buonanotte Greta, ci vediamo in questi giorni."
"Buonanotte ragazzi, andate piano con l'auto."
La salutai con un bacio sulla guancia, Sam fece altrettanto, ci dirigemmo verso l'auto lasciando Greta davanti il portone di casa in attesa di vederci svanire nel viale della sua villa a Mondello.
Durante il viaggio verso casa io e Sam rimasimo in silenzio, a tenerci compagnia fu una canzone di Carmen Consoli, L'ultimo bacio. Ero molto stanca, così decisi di appisolarmi.

La mattina seguente mi svegliai nel mio letto. Sam era di nuovo partito per Palermo.
Preparai del caffè e mangiai un pò di cereali con latte macchiato, decisi di fare una doccia e andare a trovare Chan. Indossai un abitino corallo con delle ballerine anch'esse corallo, lasciai i miei lunghissimi capelli neri sciolti e indossai un paio di Rayban per nascondere le leggere occhiaie che contornavano i miei occhi.
Salii in auto e misi in moto, dirigendomi verso Via Roma, al lato opposto del mio paese, io e Sam invece abitavamo in una casa nuovissima e moderna sita vicino l'Azzurra.
Ad un certo punto mi dovetti fermare per via del semaforo, e notai un bigliettino sul parabrezza dell'auto, la mia curiosità mi spinse a scendere sul più bello per recuperarlo, proprio quando scattò il verde. Dietro di me avevo una fila lunghissima di auto, prima di fare innervosire gli altri autisti, salii in auto e continuai il mio percorso verso casa di Chan. Posai il bigliettino sul sedile affianco al mio.

Eccoti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora