Capitolo 21.

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"Cerca di stare con la testa bassa per far uscire tutto il sangue. Stai tranquilla, stiamo arrivando."
Feci come mi disse, sentivo il rombo del motore accellerare ad ogni cambio di marcia, chissà a che velocità eravamo. Mi venne un'emicrania improvvisa ed era come se il mondo girasse velocemente ed ininterrottamente, mi calò un velo nero sugli occhi, non riuscii a vedere più niente.

"Sei così bella Amelie, ti ho cercata così tanto, e finalmente ti ho trovata. Se solo fossi mia, se solo tu ti lasciassi amare, se solo fosse possibile amare me, farei l'impossibile per farti felice."
Sentii le sue parole, ma non riuscii ad aprire gli occhi, nè a parlare, i tubi del respiratore mi facevano bruciare la gola, avevo il gusto del sangue in bocca, era tutto troppo confuso.

"Chi sei tu? Perchè mi stavi cercando?"
Janmark era più bello del solito, indossava un abito bianco di lino, i capelli erano morbidi e su un lato, l'ombra della barba scuriva leggermente la sua pelle, gli occhi erano più verdi del solito, come il colore del mare. I suoi avambracci scoperti mostravano quel tatuaggio così misterioso e familiare.
C'era qualcosa in lui, qualcosa che riportava alla mia mente tantissimi ricordi, scene offuscate di alcuni giorni d'estate della mia infanzia.
Non aveva ancora risposto alla mia domanda, io continuai a chiedergli spiegazioni, e lui continuava a fissarmi, il suo sguardo era intenso e spietatamente attraente.
Avanzò verso di me lentamente, cercai di indrieteggiare, i miei piedi erano bloccati, ogni mio movimento era bloccato. Arrivò ad un palmo dal mio naso, il suo profumo era fresco e leggero, piacevole. Mi guardò intensamente, poi chiuse gli occhi, si calò su di me e le sue labbra sfiorarono le mie, le sue mani avvolsero il mio viso con delicatezza, erano morbide, ebbi una sensazione di sicurezza, come se avessi finalmente raggiunto casa dopo tanti giorni spersa in un deserto. Il suo bacio divenne sempre più intenso e avvolgente, la sua lingua cercò la mia, mi lasciai andare e solo allora riuscii a muovermi. Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare dal suo bacio. Ogni muscolo del mio corpo si tendeva e si rilassava ad ogni incontro della mia lingua con la sua. Sentii le sue mani scivolare via da me, non volevo che finisse, non in quel momento. Sentii dei passi e vidi delle ombre avanzare verso di noi. Il viso di Jan si trasformò in un'espressione di dolore, cercai di capire, le ombre s'impossessarono di lui, tirandolo via da me, Jan non parlava, non si opponeva, iniziai ad urlare, tirandolo a mia volta verso di me, ma i miei movimenti si bloccarono nuovamente, cercai di parlare ma la mia voce venne a mancare, fui impotente di fronte a quella tortura. Il suo viso triste, quelle ombre padrone del suo corpo, sentii una morsa interna, come se qualcuno stesse stringendo tutti i miei organi all'interno di un pugno. Lui scomparve in un buio tenebroso. Che cosa stava succedendo?

"Amy, Amy come stai? Amy si è svegliata, chiamate il dottore."
Aprii piano piano gli occhi, vidi una luce abbagliante dietro la testa di Chan, oltre a lei, attorno a me c'erano Will, Gioia, mia madre e mio fratello Mika con un occhio nero. Cercai di parlare ma la gola mi bruciava ancora. Mi guardai meglio attorno, cercai di capire se Jan fosse lì.
"Che cosa hai fatto all'occhio?"
Mika si avvicinò. "Shhh, non ti sforzare, stai tranquilla, sono caduto, niente di grave." Mi venne di tossire e sentii un forte dolore alle costole.
"Piccola mia, angelo mio, cerca di stare tranquilla, hai una costola rotta. Cerca di non muoverti troppo." Mia madre iniziò a piangere a singhiozzi.
Una costola rotta? Come potevo avere una costola rotta?
Will rispose alla mia domanda silenziosa. "Quando sei caduta per via del pugno ti sei rotta anche una costola oltre al setto nasale, ti hanno sottoposta ad un intervento per sistemarti il naso. È andato tutto bene."
Un solo pugno mi aveva procurato tantissimi danni, ovviamente se non mi fossi messa in mezzo quel pugno l'avrebbe preso Jan.
Lo vidi finalmente entrare insieme al dottore, che in pochi secondi fece uscire tutti, tranne mia madre.

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