Capitolo 15. Destino.

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Non era possibile, non poteva essere lui. Non poteva essere l'uomo che stava per investirmi giorni prima. Riconobbi subito quel fisico, e quegli occhi. Anche lui mi notò, mi rivolse un sorriso sgembo e si voltò. Era davvero attraente, anche se la sua presenza mi metteva a disagio. Quell'uomo era entrato in casa mia, non so come, ma aveva invaso la mia privacy. Avrebbe potuto vedermi anche dormire ed io non me ne sarei neanche accorta. Sentii un brivido accarezzarmi la schiena a quel pensiero. Si avvicinò ai genitori di Chan per presentarsi. "Janmark Troupé, lieto di fare la vostra conoscenza." Era davvero molto elegante. Anche lui giacca e pantaloni neri gessati, capelli sistemati all'indietro, occhi terribilmente intensi. Strinse la mano a Cesare. "Piacere Cesare Roma, lei è mia moglie, Gioia." Prese la mano di Gioia e le diede un bacio. Bello, attraente, stalker e anche gentiluomo. Poi si rivolse al resto degli invitati e salutò generalmente a tutti. Si venne a sedere nel posto vuoto accanto al mio.
"Ciao, piacere, Janmark."
Mi prese la mano e la baciò, restando con gli occhi puntati dentro ai miei, come aveva fatto pochi istanti prima con Gioia. Al suo tocco il mio corpo fu attraversato da una scossa, non mi era mai accaduto nulla di simile con nessuno, neanche con Sam. "Ci conosciamo già, stavi per investirmi."
La mia voce assunse un tono acido. Mi feci antipatia da sola.
"Si, ti chiedo ancora scusa, sono mortificato... Non mi hai detto il tuo nome."
Sembrava sincero, nel chiedermi scusa. Ma la mia vena diffidente prese il sopravvento.
"Dovresti sapere come mi chiamo, dato che, sei entrato in casa mia senza nessun invito."
Il suo sguardo divertito mi scrutò dalla testa ai piedi.
"Sei bellissima con questo abito Amelie, complimenti."
Ma con quale coraggio? Stava cercando di fuorviare alla mia domanda/affermazione? Come? Lo sapevo che lo sapeva! Uno stalker a tutti gli effetti. Che presuntuoso. Nel frattempo i camerieri iniziarono a portare i primi antipasti. Io non riuscivo a stare ferma, come se sotto il sedere avessi miliardi di spine. Cercai di tranquillizzarmi ed iniziai a mangiare il mio sformatino di zucchine. "Cosa ci fai tu qui, come sei entrato in casa mia?" Era impossibile, non riuscivo proprio a non pensarci.
Si voltò verso di me in modo molto tranquillo e con dolcezza mi portò un dito sulle labbra per non farmi parlare. "Mangia per ora, più tardi ne riparleremo."
Spostai la sua mano e gli lanciai un'occhiataccia. "Fammi un favore, stammi alla larga." Mi alzai e mi diressi verso il bagno, Chan che a quanto pare aveva notato la mia furia si alzò e mi corse dietro.
"Che succede, come conosci quello lì?"
"Non lo conosco, Chan, non lo conosco proprio."
"Non sembra, uno che non ti conosce non ti guarda e ti tocca in quel modo."
"Chan, quello lì circa una settimana fa mi stava investendo, io non ho guardato mentre attraversavo la strada e lui si é bloccato a due millimetri dalle mie gambe, poi mi ha chiesto scusa... Il giorno dopo ho trovato un bigliettino di scuse nel parabrezza della mia auto, e la mia auto era dentro il box. È uno stalker."
"Che cosa? Non ci posso credere. Mio fratello farà quattro chiacchiere con me, ora mi sente. Destino comunque che vi dovevate riincontrare."
"No Chan, stai tranquilla, per questa sera non pensare a niente, è il tuo momento. Rimanda a domani. Tanto resto qui con te, non può accadermi niente. Comunque è stato un caso, non è destino."
"Ah, si certo, puoi rimanere a dormire qui. Lo hai detto a Sam?"
"No, sai come ragiona, almeno lo avrebbe ammazzato."
"Va bene dai, andiamo di là. Aspetteranno a noi per continuare la cena."

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