Capitolo 26.

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Janmark abbassò lo sguardo e annuì.
"Rispetto la tua richiesta, ma ti chiedo per favore, di darmi la possibilità di starti affianco Amelie. C'è qualcosa che mi lega a te, lo sento in ogni cellula del mio corpo, tu... tu hai qualcosa dentro di te che mi appartiene, ed io ho bisogno di scoprire di cosa si tratta."
Qualcosa che mi lega a lui? Che significa? Io non l'ho mai visto questo ragazzo, era davvero una scusa assurda, sarebbe bastato che mi dicesse di piacergli. Era inutile, dopo Sam, la mia fiducia venne a mancare nei confronti di tutti. Non riuscivo a credere più in niente.

I giorni passarono in fretta, Jan continuò a starmi accanto, leggendo i miei libri preferiti e suonando tante bellissime canzoni per me con il pianoforte. Mi parlò di lui e del suo lavoro, mi disse che a breve sarebbe dovuto tornare in Francia.
Era proprietario di palazzi e di varie aziende ed attività francesi, aveva ereditato tutto da un suo vecchio zio.
Nonostante la mia insicurezza e la mia diffidenza la sua presenza stava diventando fondamentale per me. Il suo modo di guardarmi e la sua eleganza in ogni gesto e movimento. Ma cercai di convincere me stessa che quella era stata una bella conoscenza e niente di più.
Piano piano, iniziai a stare meglio, ogni giorno mia madre e mio fratello venivano a trovarmi, portandomi delle cose buonissime e sempre diverse, infatti ripresi qualche chilo ma non riuscii a ritornare come prima, ma andava bene così. Mi piacevo lo stesso.
Non sapevo che fine aveva fatto Sam e sinceramente neanche mi interessava saperlo.
Ogni pensiero rivolto a lui mi riempiva di rabbia.

"Cucciola, come stai oggi? Abbiamo la visita in ospedale, se il dottore è d'accordo e dice che stai meglio oggi andiamo al mare."
Chan venne in camera mia svegliandomi. "Dov'è Jan??" Fu la prima cosa che dissi.
Chan mi rivolse un sorriso e si venne a buttare sul mio letto.
"C'è qualcosa che non mi hai detto signorina."
La guardai e iniziai a ridere, quella mattina mi sentivo davvero felice, stavo bene, nessun dolore e nessun fastidio, e la possibile idea di andare a mare contribuiva con il mio buonumore. "Lui, bè lui è un uomo fantastico, un amico fantastico, niente di più Chan."
"Io non credo che lui voglia essere solo un buon amico per te, ma tu hai visto come ti guarda mentre dormi?"
"Bè, se dormo è ovvio che non posso accorgermene."
Fece un risolino simile al verso di una gallina. Risi anch'io.
"Apparte lo scherzo, Amelie, sembra che si stia innamorando di te."
Ohhhh, che parolone. Amore. Cos'era l'amore in fondo? Io non ne conoscevo più il significato.
Non volevo sentirmi dire più ti amo, nè volevo dirlo più, a nessuno. Non volevo innamorarmi. Amare era una debolezza che non mi potevo permettere se tenevo davvero alla mia incolumità.
"Chan, ti prego, fidati di me, non è innamorato, nè lo sono io. È un amico e basta."
Chan fece il broncio e fece segno di chiudere la bocca con una lampo immaginaria.
Mi vestii ed indossai una canottiera bianca con degli shorts di jeans e dei sandali con la zeppa.
Mi guardai allo specchio e guardandomi mi sentii sexy. Il mio viso era più colorato e non avevo più nessun segno sul naso, si era sgonfiato completamente e anzi dopo l'intervento si era assottigliato anche un pò. Mi truccai e legai i capelli in una altissima coda. Indossai gli orecchini a cerchio di Chan e fui pronta.
Ci diressimo all'ospedale, era passato già circa un mese. Fuori faceva davvero molto caldo. Per un attimo mi sfiorò il ricordo che ad agosto mi sarei dovuta sposare ma cercai di scacciarlo via come si fa con le zanzare. Non volevo ricordare e pensare a niente.

Feci le lastre al naso e alle costole e passai una visita chirurgica. Le ossa si erano calcificate bene e il dottore diceva che sarei potuta tornare al mio lavoro. Mi avrebbe fatto bene tenermi impegnata. Sentivo che la mia vita iniziava a non avere più un senso logico e quel pensiero mi spaventava.
"Grazie dottore, spero di non vederla più in ospedale, ma possibilmente fuori. Ahaha. Arrivederci."
Gli strinsi la mano e mi diressi con Chan all'uscita.
"Ragazza noi adesso andiamo a comprare qualcosa di speciale da mettere questa sera, ritorna mio padre e siamo stati invitati ad una cena di beneficenza molto elegante e tu verrai con noi."
Ohhh, siii, finalmente qualcosa di diverso della solita serata tra film e film.
"Ahhhh, io voglio questo. É magnifico."
Vidi un abito stupendo, a sirena, a fascia con scollo a cuore, lungo fino ai piedi, blu notte e pieno di brillantini, me ne innamorai subito.
Chan ne prese uno rosso simile ma con le bretelline e senza brillantini.

Andammo a pranzare a mare, io, lei, Jack, Jan, Will e due loro cugine, Paola e Valeria. Abitavano a Mazara e non si vedevano spesso, così ogni tanto venivano a trovarli nella casa a mare.
Più che altro perchè loro non ne possedevano una. Opportuniste e gemelle. Bionde ossigenate e rifatte dalla testa ai piedi, portavano pure le lentine colorate verdi. Finte in tutto e su tutto. Anche sui loro nomi. "Piacere Paolà e Valerià." Trallallero trallallà. Ahahahah.
Non avevo mai avuto nessuna simpatia particolare nei loro confronti.

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