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DIANA'S POV

Quando aprii gli occhi, la prima cosa che vidi, fu una faccia molto vicina alla mia.

- AAAAAAAAAAAH!! - urlai, mettendomi a sedere all'improvviso.

Sentii subito una fitta alla testa, e vidi per un momento tutto sfocato.

Sbattei più volte gli occhi, tentando di schiarirmi la mente.

Mi voltai.

Accanto a me c'era la penultima persona che volevo vedere. Narciso.

- Ma buongiorno fiorellino - disse lui.

Feci una smorfia, ancora disorientata.

- Il fiorellino sarai tu, brutta erbaccia - risposi, massaggiandomi la fronte.

Lo sentii sbuffare.

Quando la mia vista si schiarì, vidi che ero su un lettino.

Non avevo manette, e questo mi parve molto strano.

Buttai le gambe oltre il bordo del letto.

Narciso mi osservava in ogni movimento.

Quando mi alzai, sentii un'altra fitta al cervello.

Barcollai, ma riuscii a tenermi in piedi.

Mi guardai intorno.

Era la stessa caverna in cui era stata rinchiusa Eco.

Mi guardai.

Avevo sempre i miei vestiti, e nessuna manetta o restrizione.

Avevo un brutto presentimento.

Mi diressi verso la porta, sentendo gli occhi di Narciso su di me.

Aprii la porta.

Aspettai qualche secondo prima di uscire.

Quando misi piede fuori dalla caverna, mi aspettavo succedesse qualcosa.

Ma nulla di nulla.

Cosa stava succedendo?

Mi incamminai.

Gli alberi sembravano più tranquilli del solito.

Pure il vento aveva smesso di soffiare.

Non si sentiva un solo rumore, che non fosse il mio respiro.

Oltrepassai un grovo di radici, che stranamente rimasero ferme al loro posto, come normali radici.

Non una foglia si muoveva.

Il silenzio era quasi troppo rumoroso.

Mi fermai di fronte ad un "piccione".

Era fatto di metallo, e aveva due occhi rossi e malevoli.

Uccello dello Stinfalo.

Rimase immobile, senza emettere nessun suono.

Nemmeno quando gli passai una mano davanti ruppe il silenzio.

Feci per toccarlo, ma lui prese il volo.

Ma neanche le sue ali che fendevano il cielo emisero alcun suono.

Che stava succedendo??

Mi rigirai una ciocca di capelli tra le dita.

Poi qualcuno mi afferrò il gomito.

Urlai terrorizzata.

Mi voltai di scatto e vidi Narciso.

- Shh non urlare. Vieni con me -.

Non che mi lasciasse scelta.

Mi trascinò attraverso il bosco.

Ogni volta che tentavo di dimenarmi, lui stringeva la presa sul mio gomito.

Mi portò vicino ad un grande salice.

Spostò le fronde e mi spinse bruscamente in mezzo.

Inciampai ma non caddi.

Ed ecco l'ultima persona che volevo vedere.

Mia madre.

Stava armeggiando con delle bottiglie, poste su un tavolo.

Narciso mi afferrò e mi fece sedere su una sedia.

Lì c'erano le manette.

Mia madre si voltò, e mi guardò impassibile.

- Figliola. Dobbiamo parlare

- Posso astenermi?

- No

- che gran peccato

- Ci siamo resi conto che, qualsiasi cosa facciamo, tu sarai sempre dalla parte della tua "famiglia". Dobbiamo sistemare questa cosa

- Vero. Il tavolo ha una gamba più bassa dell'altra. Dovete sistemarla

- Non parlavo di questo. Credo di aver trovato un modo per farti stare lontano da loro.

- La tua faccia stampata su una maglietta? Quella lì farebbe scappare a gambe levate per il disgusto

- No. Lo scoprirai molto presto -.

Non ne conoscevo il motivo, ma sentii un brivido lungo la schiena.

Mia madre si girò nuovamente verso il tavolo, armeggiando con strane boccette.

Quando si voltò nuovamente, stringeva in una mano una boccetta di un viola acceso, che bolliva.

Nell'altra, una specie di cintura, con quello che sembrava un rubino al centro.

- Stai ferma e sarà veloce -.

Al contrario, io cominciai ad agitarmi sulla sedia.

Mia madre si avvicinò, stappò la boccetta e me la avvicinò alle labbra.

Io mi dimenai, tenendo le labbra serrate.

Poi sentii una mano attorno alla gola, che premeva, e una sul mento.

L'aria cominciò a mancarmi nei polmoni, per cui dovetti aprire la bocca.

Mia madre mi versò l'intera boccetta in gola.

Sentii la gola bruciare, gli occhi si inumidirono.

Ma non fu l'unica cosa che successe.

La mia vista cominciò a diventare sfocata, la mia testa a girare.

- Nella pozione che hai appena bevuto, c'era la linfa di questo salice. Questo salice è nato grazie a me, quindi a me risponde. L'unico modo per liberarti sarebbe quello di incidere te e l'albero contemporaneamente nello stesso punto. Per cui... -.

Sentii la sedia essere trascinata più lontano dal salice.

Una scintilla, e poi il fuoco.

Fuoco che divorò l'intero salice.

E mentre vedevo i rami bruciare, cominciai a sentirmi stanca.

Sentii gli occhi bruciare, e la mia vista sfocata peggiorò.

- Vedremo come scapperai, se non puoi vedere l'uscita - disse mia madre ridendo.

Mi sentii sprofondare, capendo cosa stava facendo.

Lacrime amare mi solcarono il viso, quando mi resi conto che non avrei più rivisto la mia famiglia.

Letteralmente.

Sentii delle mani mettermi la cintura alla vita, che si strinse automaticamente.

- Questa serve solo per sicurezza. Se si avvicinano, vengono fulminati -.

Chiusi gli occhi.

Che senso aveva tenerli aperti se non potevo vedere?

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Buonasera!!

Lo so lo so, capitolo depresso, scusate!

Nano tocca a te, tranquillo so che pubblichi domani.

Sorry e byeeee

I raggi della discordiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora