Capitolo due | More than a stranger

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"I'm losing sleep, yeah you stole it
So tell me what I wanna know, 'cause
I just want you to myself"
More than a stranger,
Justin Caruso

"I'm losing sleep, yeah you stole itSo tell me what I wanna know, 'causeI just want you to myself"More than a stranger,Justin Caruso

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Margherita
November 19, 2023

Margherita fece il suo ingresso in casetta stringendo il manico della valigia come se ne dipendesse la sua stessa vita. Non appena oltrepassò la porta, un fiume di persone la accolse con sorrisi smaglianti, protendendo le mani verso di lei per offrirle aiuto.

«Ciao, io sono Tiziano ma puoi chiamarmi Kumo.» Un ragazzo alto, che riconobbe subito come un ballerino della squadra di Emanuel Lo, le rubò una borsa dalle mani per aiutarla a salire le scale.

«Oh, grazie.» Sobbalzò, presa alla sprovvista, e sentendo subito altre mani prenderle anche la valigia da sotto il naso, iniziando subito a salire le scale.

Quando alzò lo sguardo, un altro ragazzo le sorrideva, trascinando la sua valigia per il pavimento della casetta.

«Hi, I'm Dustin.» Sorrise a quello che sapeva bene essere un suo compagno di squadra. In fondo, anche se non ci aveva mai parlato, li conosceva già tutti.  Ricambiò il saluto, seguendoli dentro.

«Ciao a tutti.» Sorrise, salutandoli con la mano, sentendo un mare di occhi addosso a lei. «Già lo sapete, ma io sono Margherita. Potete chiamarmi un po' come vi pare.» Si presentò educatamente, facendo un piccolo inchino. Si sentiva in soggezione, con tutte quelle persone che la guardavano.

Sofia fece un passo avanti rispetto ai suoi compagni, abbracciandola con forza.

«Sei davvero bravissima.» Si complimentò e Margherita la ringraziò prontamente. «Benvenuta in casetta.»

Dopo aver salutato tutti i presenti uno per volta, seguì Gaia e Marisol, sua compagna di squadra, che le mostrarono la casetta e la strada verso la sua stanza.

«Siamo in stanza insieme.» Le sorrise lei, aiutandola a posare le borse sul letto. «Non vedo l'ora di conoscerti meglio!» Margherita ridacchiò, contenta che fossero tutti così felici di averla in casetta. Entrare con un banco aggiunto era diverso da entrare per una sfida, non c'era tensione né astio, le volevano già tutti bene.

O almeno, quasi tutti.

«Sei una persona ordinata?» Le domandò Gaia, sedendosi sul suo letto per osservarla mentre sistemava le cose.

«Decisamente.» Annuì sorridendo. «Anzi, direi forse troppo, me l'hanno sempre detto tutti.» Scherzò, era una persona molto precisa e puntigliosa. Un'altra cosa che la danza le aveva insegnato.

«Menomale.» Sospirò l'altra, unendosi alla sua risata. «Come ti senti? Emozionata?»

«Non riesco neanche a esprimerlo a parole.» Confessò, piegando con cura i suoi vestiti e mettendoli a posto. «Sognavo di entrare da anni, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Quando mi hanno chiamata per il casting non stavo nella pelle, credevo che non mi avrebbero mai scelta, nemmeno per una sfida e invece eccomi qui, con un banco.» Sognò, guardando in alto per non piangere.

Cadiamo insieme | Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora