Se la scure mi attende

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«Quindi i nomi dei vostri antenati sono scritti sul libro? E perché non puoi farmelo vedere? Andiamo, voglio saperne di più!»
Claire faceva decisamente troppe domande, alle quali io, di prima mattina, ero incapace di rispondere.
Perciò mi limitavo semplicemente ad annuire mentre sorseggiavo il mio cappuccino.
Mi ero rifiutata categoricamente di spiegarle tutto la sera prima, ma, per qualche strano motivo, quella notte non riuscii a chiudere occhio. Il risultato fu un look da zombie decisamente fuori luogo, dato che ad halloween mancava ancora un mese. E un certo dio dai capelli rossi non smetteva di farmelo notare.
«Davvero, ragazzina. Credo che tu abbia seri problemi di insonnia.» E poi un sorrisetto spuntò sul suo viso, quando Aren si sedette al nostro tavolo esordendo con il suo: «Buongiorno, principessa!»
Eccolo lì, sveglio e pimpante, con i suoi capelli legati nel solito mezzo codino perfettamente ordinato e una tazza di caffè in mano. La sua presenza esaltava, per contrasto, il mio cosplay di Sirius Black appena evaso da Azkaban. Se avessi avuto i capelli ricci e un po’ più corti, sarei stata scambiata per il suo sosia.
Lo salutai con un sorriso, che provocò uno sguardo di intesa tra Loki e Claire. In quel momento mi pentii di averli fatti conoscere e di aver raccontato tutto (okay non proprio tutto, una parte) a quella bionda, che insieme al dio burlone sarebbe diventata la nostra più grande fan. Roteai gli occhi e, con un ultimo sorso, finii il mio cappuccino. Aren guardò prima Loki e Claire e poi me, confuso.
«Che c’è? È successo qualcosa?»
Iniziò a bisbigliare, credendo che, la ragazza seduta letteralmente accanto a lui, non lo sentisse: «Chi è questa? E perché è qui e ci guarda in quel modo?»
«“Questa” ci sente benissimo, per tua informazione. Liv, potevi innamorarti di un ragazzo più intelligente»
Loki la guardò, fiero: «Chiederò a Odino di affidarmi questa ragazzina, è molto più sveglia di voi»
Io e Aren li guardammo male.
«Ne sarei felice, Burlone. È da tre anni che ti sopporto e oggi mi sembra di vederci doppio. Senza offesa…com’è che ti chiami?»
«Claire. Sono la compagna di stanza di Liv. Tu devi essere Aren, il tipo di cui parla sempre.»
Fu il secondo momento in cui rimpiansi di averla coinvolta. Occhio di Falco sorrise e mi guardò, non sembrava per niente infastidito: «Quindi Lys parla di me.» Lo odiai. Odiai tutti i presenti a quel tavolo. Specialmente Loki, che si stava godendo la scena come se fosse a teatro.
Stavo letteralmente sprofondando dalla vergogna.
Lui tornò a guardare Claire: «E dimmi, cosa ti ha raccontato?»
La guardai con degli occhi su cui sembrava incisa la frase “Se dici qualcos’altro, ti faccio fuori”. Lei mi sorrise e gli rispose: «So cosa c’è da sapere, tranquillo. Ma non ti dirò nulla…del resto, sono cose da ragazze.» Aren roteò gli occhi, sconfitto. Io le sussurrai un “grazie” ricco di gratitudine. Loki, di tutta risposta, sollevò un sopracciglio: «La situazione si sta facendo decisamente interessante e, da fan numero uno e come tale fondatore della vostra ship, desidererei saperne di più. Tuttavia mi duole comunicarvi che è giunto l’orario delle vostre lezioni. Io andrò a bere…senza un po’ di idromele la giornata non può cominciare. Ah e ricordate: il libro al suo posto, stasera.»
Per accentuare quest’ultima frase indicò me e Aren, severo come una madre che dice ai suoi figli di mettere in ordine la loro stanza mentre lei non c’è. Dopodiché se ne andò. Decisi volontariamente di sorvolare sul fatto che si ritenesse fan e addirittura fondatore di una ship inesistente, e mi alzai, pronta ad andare via insieme a Claire.  Aren, in tutta risposta, mi scompigliò i capelli che stavo cercando di sistemare e ci salutò: «A dopo Lys…e miss gossip girl» nuovo appellativo originale aggiunto alla lista, ma a Claire sembrava piacere.
«Quel soprannome rispecchia pienamente la mia personalità. Devo ammettere che ha un talento.»
Disse, mentre camminavamo velocemente per raggiungere la nostra classe. Prendemmo i nostri posti, ma quando aprii il mio zaino per prendere un quaderno notai, con estrema preoccupazione, che mancava un libro. QUEL libro.
«Devo andare, Claire. Ci vediamo dopo.»
«Va bene, ma dove vai?»
Non le risposi.
Alla fine dell’ora mi precipitai verso l’aula di arte, dove sapevo di trovare Aren. Ormai avevo imparato il suo orario. Lui era nel corridoio a parlare con James e, quando mi vide, sorrise: «Ora mi segui anche a lezione, principessa?»
Ero troppo agitata per rispondergli, perciò mi limitai a prenderlo per un braccio e trascinarlo in disparte, in modo che nessuno potesse sentire.
«Dimmi che hai tu il libro.» La mia frase lo sorprese e il suo sorriso cominciò lentamente a svanire. Finse inizialmente di non capire.
«Quale libro?»
«Non fare l’idiota, per favore! Ce l’hai tu, vero?»
«No Lys, dovresti averlo tu. Aspetta…non dirmi che l’hai perso!»
La mia preoccupazione crebbe: «No, stamattina era nello zaino e ora è semplicemente scomparso. Non posso averlo perso! Qualcuno deve averlo preso.»
«Okay, calmati, stai parlando troppo velocemente. Fai un bel respiro e cerca di ricordare quando l’hai visto l’ultima volta.»
I suoi occhi, così preoccupati ma allo stesso tempo rassicuranti, mi tranquillizzarono. Era come guardare l’oceano, un mare calmo e accogliente. Feci un respiro profondo e cercai di ricordare.
«Questa mattina, nella mia camera. Era sul letto e sono sicura di averlo messo nello zaino.»
«Va bene, alla fine delle lezioni passeremo a controllare la tua stanza. Tranquilla, lo troveremo. Chi potrà mai averlo preso?»
«Okay, va bene. Forse hai ragione e mi sto preoccupando troppo. Sicuramente è ancora nella mia stanza, sul letto, e io mi sono fatta paranoie inutili. O almeno spero che sia così»
«Ma sì, non c’è bisogno di preoccuparsi. Quel libro tornerà al suo posto e sarà come se non fosse successo niente-»
La sua voce fu interrotta da quella metallica e amplificata della preside, proveniente dall’altoparlante: «Gli studenti Aren Lavigne e Liv Amery sono attesi nella Sjef con estrema urgenza»
La Sjef era la stanza della preside e di Odino. Non aveva niente di speciale, ma essere convocati lì incuteva timore. La mia ansia salì notevolmente e Aren mi guardò, cercando di nascondere la sua preoccupazione con un sorriso.
«Okay, andiamo. Non succederà niente, tranquilla.»
Prese la mia mano e ci dirigemmo in presidenza.
Una volta arrivati, vedemmo Odino e la preside seduti dietro una classica cattedra in legno, con sguardi severi. Anche Loki era lì, seduto in modo scomposto -a detta sua comodo- su una delle sedie davanti a quei due. Quando ci vide, ci salutò con la mano, allegro. La stanza era grande ma angusta, scura. Tanti quadri erano appesi alle pareti, con i volti di quelli che probabilmente erano stati i presidi precedenti. C’erano anche un divanetto e una piccola libreria, ma in quel momento non pensai troppo all’arredamento. Il mio sguardo si posò sul famoso libro, che ovviamente non era nella mia stanza, ma sulla cattedra davanti a noi. Ci sedemmo: io al centro e Aren accanto a me, che non smetteva di guardarmi. Capii allora che non era preoccupato per questa faccenda, ma per me. Cercai di non arrossire, poi la preside cominciò a parlare: «Grazie di essere venuti con una tale rapidità. Allora, andrò dritta al punto. Signorina Amery, sa spiegarmi come ha fatto questo libro, appartenente alla categoria dei volumi proibiti agli studenti, a finire nel suo zaino?»
Non sapevo cosa dire. Avrei dovuto risponderle che eravamo troppo curiosi per farci i fatti nostri e che eravamo andati a curiosare in biblioteca? Che il dio presente alla mia destra, con un incantesimo, ci aveva permesso di prendere quel libro e di leggerlo? Che avevamo fatto delle foto e avevamo intenzione di scoprire di più su una canzone che non avremmo dovuto assolutamente conoscere? No, assolutamente no. Anche se, i corvi pettegoli posati sulle spalle di Odino probabilmente lo sapevano.
Loki rispose al mio posto: «Se permetti, Herjan, credo che sia stato un incidente.»
«Non stavo parlando con te, Loki. E non credi che sia un incidente alquanto curioso? Il libro proibito per eccellenza finisce proprio nelle mani dei tuoi protetti. Avresti dovuto controllarli.»
Loki alzò le mani, in segno di resa: «Okay, forse. Ma sono ragazzi intelligenti, per quale motivo avrebbero dovuto indagare sulla leggenda?»
A quel punto uno dei corvi gracchiò: «Cra. Li hai aiutati tu, ingannatore. Cra.»
Per poco non presi un colpo. Non pensavo che quei cosi potessero anche parlare.
Odino aggiunse: «Proprio così. Non serve fingere, sappiamo ogni cosa. Perché li hai aiutati, Loki?»
Il dio stava per rispondere ma Aren, rimasto in silenzio fino a quel momento, intervenne: «Loki non ci ha aiutati, Padre di Tutti. È stata una mia idea. Volevo sapere di più sulla storia di questa scuola e ho coinvolto Liv. Loro due non c’entrano niente»
Loki sembrava veramente sorpreso, e non accadeva spesso. In realtà lo ero anche io, non mi aspettavo che si prendesse tutta la colpa. Anzi, non lo volevo. Decisi finalmente di parlare: «È stata anche colpa mia. 
Ho aiutato Aren, sono colpevole tanto quanto lui. Loki non ha fatto nulla.»
Aren mi guardò, ancora più preoccupato di prima. Si aspettava davvero che gli avrei permesso di assumersi tutta la responsabilità di ciò che era successo?                   
Al dio, invece, sembrava di sognare. Per la prima volta era davvero sorpreso, quasi a bocca aperta. Non gli capitava spesso di essere difeso, probabilmente. Aren mi aveva raccontato di cosa gli dèi erano stati capaci di fargli per punirlo, in altre occasioni. Era meglio lasciarlo fuori da questa situazione, o almeno provarci.
«È molto carino da parte vostra difenderlo. Devo ammettere che questa è la prima volta che vedo qualcuno difendere Loki. Ma non credo proprio che lui sia del tutto innocente, in questa storia.» Disse la preside.
Anche Odino concordò con lei: «Questi ragazzini devono volerti proprio bene, Ingannatore, per proteggerti così. Ma sappiamo bene che sei responsabile tanto quanto loro, se non di più. Credevi di essere l’unico capace di fare incantesimi, tra gli dèi? O forse eri troppo ubriaco per vedere quello che ho lanciato sul libro quando l’ho preso, quel giorno al bar?»
Io e Aren guardammo Loki, sorpresi.
«Errore mio, Padre di Tutti. Probabilmente mi ero solo distratto. Ma se sapete tutto, come sostenete, per quale motivo ci domandate cos’è successo?»
«Vogliamo capire cosa sapete voi. In particolare, cosa sanno loro due.» Disse la preside, indicando me e Aren.
«Tutto questo accanimento per un libro, è assurdo!» Continuò il dio.
«Assurdo? È severamente proibito far sapere della leggenda agli studenti, Padre delle Bugie. Lo sai bene.» Disse Odino, sempre più severo.
«Se per questo la scure mi attende, allora per amor della misericordia finiscimi. Ma credo che ti sia rimasta ancora un po’ di pietà per questi due ragazzi  no?»
Io e Aren ci guardammo, increduli. Stava cercando di proteggerci.
«La scure non ti attende, Loki. Almeno, non per ora. Vi verrà data un’ultima possibilità. A partire da adesso, sarete tenuti d’occhio , tutti e tre. E se qualcosa dovesse accadere, vi avviso, la vostra punizione non sarà gradevole. Adesso andate, prima che io cambi idea.»
Non ce lo facemmo ripetere due volte. Uscimmo immediatamente nella stanza, in religioso silenzio.  Dopo un po’, quando eravamo abbastanza lontani dalla Sjef, Loki si fermò e si girò verso di noi.
«Mi spiegate cosa vi è preso lì dentro?»
«Cosa dovremmo spiegarti, Burlone? Cercavamo di non coinvolgerti, Odino non ci avrebbe fatto del male.»
Poi Aren si girò verso di me: «Volevo tener fuori dalla faccenda anche te, ma a quanto pare non eri d’accordo, vero?»
«Non avrei mai permesso che tu ti prendessi la colpa di tutto! E, se come hai detto ora, Odino non ci avrebbe fatto nulla, perché non avrei dovuto prendermi la mia responsabilità?»
«Era meglio non rischiare.»
«Io spero che voi due stiate scherzando. Vi siete davvero messi a difendere me, che per definizione sono indifendibile? Se in questa scuola o tra gli dèi succede qualcosa, il primo sospettato sono sempre io. Ci sarà un motivo, no?»
«Questa volta no, Burlone. Ti abbiamo convinto noi.  E poi cos’era quella frase? “Se la scure mi attende”! Credi che l’avremmo mai permesso? Dopo tutto ciò che abbiamo combinato da quando io sono qui, se la scure attende te, attende anche me.»
Un piccolo sorriso comparve sul volto di Loki. Ciò che avevano combinato in quegli anni, a quel punto non mi interessava. Prima o poi glie l’avrei chiesto, ma quello non era il momento più adatto.
Il dio sospirò.
«Sentite. Apprezzo il fatto che voi vogliate difendermi, davvero. E io apprezzo poche cose. Non sono il tipo che si prende le sue responsabilità tanto facilmente , eppure, in questa circostanza, ho dovuto farlo e sono pronto a ripeterlo. Se, per assurdo, una situazione del genere dovesse ripresentarsi, l’ira di Odino non mi risparmierebbe, in alcun modo. Lasciate almeno che risparmi voi. Dovete promettermi che ciò che è accaduto oggi in quella stanza non si ripeterà mai più, chiaro?»
Non l’avevo mai visto così serio.
«Ci stai dicendo che non dovremmo mai più difenderti? Che se dovesse capitare una situazione simile, dovremmo lasciarti fare e non prenderci nessuna colpa? È assurdo.» Dissi, forse con un tono di voce un po’ troppo alto. Ma nessuno fece caso a noi. Aren alzò le sopracciglia e annuì, perfettamente d’accordo con me.
«Lei ha ragione, non lo faremmo mai.»
Loki sbuffò nuovamente.
«Siete più intelligenti di così. Promettetemelo e basta.»
Vedendolo così, ostinato e irremovibile, decidemmo di dargliela vinta.
«Lo prometto.» Dissi.
«Lo prometto» Aggiunse Aren, sospirando.
In quel momento ci guardammo, i nostri sguardi carichi di complicità. Non avremmo mai mantenuto quella promessa, ne eravamo consapevoli.
E anche Loki, in fondo, lo sapeva.

Ringrazio tutti i lettori!
Spero che la storia vi stia piacendo.
Se avete qualche consiglio, non esitate a scrivermi!
Maira

Evara - Il dono di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora