La danza degli dèi

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Passarono un paio di giorni. Dopo l’inizio delle lezioni, io e Aren non avevamo avuto molto tempo per parlare del libro. Decidemmo di vederci al bar della scuola, per dare un’occhiata alle prime pagine e bere qualcosa.
Io presi un cappuccino, lui il solito caffè. Praticamente beveva solo quello.
«Okay Lys, credo che sia arrivato il momento di aprire questo libro»
Annuii e lo cercai nel mio zaino, ma non riuscii a trovarlo. Guardai Aren confusa, mentre lui stava osservando qualcosa alle mie spalle, spaventato.
Sentii gracchiare dietro di me, poi una voce cupa e inquietante: «Cerca questo, per caso, signorina Amery?»
Mi girai, spaventata. Odino si trovava di fronte a me, con uno sguardo vuoto, il libro in mano e i due corvi poggiati sulle sue spalle, come al solito.
Restammo in silenzio per qualche secondo, poi Loki comparve dietro di lui.
«Odino! Che sorpresa trovarti qui, oggi!» Si girò per un secondo verso di noi, facendo l’occhiolino: «Ordino da bere anche per te, stasera?»
I corvi gracchiarono, innervositi. Il Padre degli dèi spostò lo sguardo su di lui, impassibile: «Sai bene perché sono qui, Ingannatore. Questa è opera tua, vero?»
«Non so di cosa tu stia parlando, onestamente.»
«Smettila di mentire. I miei corvi hanno visto tutto. Pensavi che non sarei mai venuto a conoscenza di questo, vero?»
Guardai Aren, preoccupata. Ma a quanto pare la presenza di Loki lo aveva tranquillizzato. Seguiva attentamente il discorso, mentre sorseggiava il suo caffè.
«Oh parli di quel libro» Continuò Loki, con sguardo innocente: «Chissà come l’hanno ottenuto. Comunque grazie di avermi avvisato, me ne occuperò io personalmente.»
«Farò finta di non aver visto niente, per questa volta. Porta il libro al suo posto e comportati a dovere, Loki. Ricorda che ti tengo d’occhio.» Detto questo gli dette il libro e se ne andò. I corvi, però, rimasero nel bar, a svolazzare di qua e di là.
«Maledetti corvi ficcanaso!» Disse arrabbiato, ma sottovoce, per non farsi sentire: «A quanto pare a tutti interessa la mia vita, adesso!»
«Te la sei cavata bene, Burlone. Ma cosa faremo, adesso?»
Aren sembrava serio, il che non accadeva di frequente.
«Adesso voi tenete questo libro e, entro domani sera, dovrà trovarsi al suo posto nella sezione proibita della biblioteca. Chiaro?»
«Quindi abbiamo un solo giorno per leggerlo?» Più che un giorno era un pomeriggio, dato che la mattina seguente avremmo avuto lezione.
«Suvvia ragazzina, ventiquattro ore sono tante. E poi, dato che vi credete così intelligenti, sicuramente troverete il modo.»
«Come facciamo a distrarre l’attenzione dei corvi?» Chiese Aren, mentre sorseggiava ancora il suo caffè.
«Non potete, è questo il punto. Il Vecchio in qualche modo verrà a scoprirlo comunque, ma per ora ho lanciato un piccolo incantesimo per confondere i pennuti, almeno fino a domani. E non ringraziatemi eh, tranquilli.»
«Grazie, Burlone! Prima o poi ti offrirò da bere, ricordalo!»
Rispose Aren, sarcastico. Il dio roteò gli occhi e noi uscimmo dal bar, velocemente.
«Okay, Occhio di Falco. Abbiamo un giorno di tempo, possiamo farcela.»
«Mi piace questo improvviso ottimismo. Andiamo in camera mia, James tornerà tra un paio d’ore.»
James era il suo compagno di stanza. Ogni sera usciva per ubriacarsi con Thor…forse avrebbero dovuto affidarlo ad un altro dio. Ma almeno avevamo qualche ora.
Ci sedemmo sul letto di Aren e aprii la prima pagina del libro.
Era nuovamente riportato il titolo: “Le note della fine”, ma non compariva il nome di nessun autore.
In basso a destra, però, c’erano scritti due nomi e una data, a penna: Ake Lavigne e Erik Amery, 1887.
Guardai Aren, sbalordita.
«Come scusa? Questi due hanno i nostri cognomi!»
«Credi che siano i nostri antenati, o qualcosa del genere?»
«Non lo credo, Lys, ne sono sicuro, il mio trisnonno si chiamava Ake. Mio nonno Rick mi raccontava spesso che, quando questa scuola è stata costruita, Ake era ancora un bambino e che il suo sogno era studiare qui, da grande.»
I suoi occhi brillavano come stelle, non l’avevo mai visto così felice.
«Quindi questo libro non era proibito, un tempo.» Dissi, sfogliando le prime pagine.
Non c’era scritto nulla.
C’erano solo spartiti di vecchie canzoni. Io e Aren ci guardammo, confusi.
Solo l’ultima aveva qualcosa di diverso.
Si chiamava “La danza degli dèi” e, accanto al titolo, vi era disegnata una runa. Sembrava una “L” rovesciata.
«Ma questa è la runa Laguz!»
«Sai che significa?»
«Dovrebbe significare caos, qualcosa di ignoto. Dobbiamo assolutamente suonarla. Credo siano spartiti per pianoforte, posso provarci.»
«Ehi, procediamo con calma. Sai suonare il pianoforte?»
«Ovviamente, Lys. Io so fare tutto. Potremmo provare domani pomeriggio, nell’aula di musica.»
Roteai gli occhi e osservai lo spartito un’altra volta. C’era scritto qualcosa, alla fine.
Durante la ballata,
questa canzone è stata suonata.
Il ponte arcobaleno è stato distrutto,
una maledizione ha cambiato tutto.
La città dorata è solo un’illusione,
negli animi regna la confusione.
Se l’ordine si vuole ristabilire,
l’amore in ogni sua forma si deve proibire
«Aren, qualcosa mi dice che non dovremmo suonare questa canzone»
«Stai scherzando, spero. Gli dèi sono in questa scuola proprio perché è stata suonata. Il ponte arcobaleno è il Bifrost, che collega Asgard, la città dorata, ai nove mondi. Solo una cosa non capisco…perché l’amore dev’essere proibito?»
«Non ne ho idea. Ma se tu la suonassi al Canto d’inizio, che credo corrisponda alla “ballata”, dici che riusciremmo a riportarli ad Asgard?»
«Forse. Ma dobbiamo stare attenti. La runa Laguz non è un buon segno. Dobbiamo consegnare il libro domani, quindi direi di fare una foto allo spartito e alle note finali, così da poterli rivedere in seguito.»
E questa fu la seconda cosa intelligente che Aren disse in una settimana: non male, come record.
«Buona idea, Occhio di Falco. Cominci a stupirmi.»
«Ti ringrazio, Lys.» Sembrava fiero, poi forse ripensò alle mie ultime parole: «Ehi, aspetta! Io ho sempre buone idee, di cosa saresti stupita?»
Risi, guadagnandomi uno sguardo imbronciato da parte sua.
Dopo aver fotografato il libro, ci rendemmo conto di aver fatto tardi: era quasi mezzanotte.
«James tornerà tra poco. È meglio che tu vada, Lys.»
«Hai ragione. Buonanotte!» Dissi, alzandomi dal letto.
«Buonanotte, mia signora.» Rispose lui, aprendomi la porta.
Uscii sorridendo dalla stanza, ma andai a sbattere contro qualcuno. Succedeva molto spesso, ero sempre fin troppo distratta. Chiesi scusa, per poi notare che, ovviamente, si trattava proprio di James.
Lui mi sorrise, ma era evidentemente troppo ubriaco per dire qualcosa.
Quando tornai nella mia stanza trovai Claire, seduta sul letto, ad aspettarmi.
«Eri da quel ragazzo, vero?»
«Non so di cosa tu stia parlando.»
«Andiamo, Liv. Passate praticamente tutto il tempo insieme, quando non siete a lezione. Devi assolutamente raccontarmi tutto. Ti piace, vero?»
«Frena, stai andando troppo velocemente. Ti dirò tutto, se è quello che vuoi.»
«Non hai risposto all’ultima domanda.»
«Credo che tu già conosca la risposta.»

Ringrazio tutti i lettori!
Spero che la storia vi stia piacendo.
Se avete qualche consiglio, non esitate a scrivermi!
Maira

Evara - Il dono di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora