Aren
Ricordavo lei, il ballo, di averle detto che l’amavo.
Poi, cos’era successo?
Non riuscii a definirlo con chiarezza, sembrava tutto un sogno.
Mi risvegliai, nella mia stanza.
La testa mi faceva male e mi guardai intorno, confuso.
James dormiva nel suo letto, ogni cosa sembrava al suo posto.
Dov’era il completo che avevo messo al Canto d’inizio?
Quella notte, al mio rientro, avrei dovuto poggiarlo da qualche parte.
Lo cercai ovunque, con scarsi risultati. Poi controllai nella valigia: era lì, piegato perfettamente nella sua busta, come se non fosse mai stato indossato.
Qualcosa non tornava.
«Svegliati, bella addormentata.» Dissi, lanciando un cuscino a James.
Si girò dall’altra parte, lamentandosi con dei versi strani.
«Hai fatto tardi stanotte, dopo il ballo?»
Lui sollevò leggermente la testa e si voltò verso di me.
Mi rivolse uno sguardo confuso.
«Ma di che cavolo parli? Siamo arrivati qui ieri.»
Sollevai un sopracciglio.
«Okay James, forse hai bevuto troppo, ieri sera. Non ti ricordi nulla?»
«Amico, oggi è il 2 Settembre. Il ballo è tra un mese. Hai battuto la testa?»
Controllai il telefono, sempre più confuso.
2 Settembre 2023.
La foto di me e Lys che avevo come sfondo, non c'era più. Aveva ragione.
Ma com’era possibile? Dov’era la mia Lys? Non potevo aver sognato tutto.
Legai velocemente i miei capelli in un mezzo codino, indossai la divisa della scuola e uscii dalla camera, correndo.
James non disse nulla, probabilmente era tornato a dormire.
Arrivato davanti alla stanza di Liv e Claire, bussai, con ansia.
La bionda aprì la porta, assonnata, con la sua maschera per gli occhi rosa in testa.
Mi guardò, sollevando un sopracciglio.
«Ciao, Claire. Liv è qui?»
La ragazza fece un passo indietro.
«Ehm…buongiorno? Ci conosciamo? Come fai a sapere il mio nome?»
«Ti prego, non fare scherzi. Dov’è Liv?»
«Sono seria, non so chi tu sia. Ma soprattutto, chi è Liv?»
Sospirai. «È la tua compagna di stanza. È alta più o meno così, i suoi capelli sono lisci e castani, ha gli occhi verdi.»
Cercai di mimare con la mano la sua altezza, sarcastico. Non era eccessivamente bassa, ma i suoi 160 centimetri erano ben evidenti, se paragonati ai miei 190.
Claire sembrava sempre più confusa.
«Scusa, non so chi sia. Io non ho una compagna di stanza, non mi è stata assegnata.» E mi chiuse la porta in faccia.
Feci un respiro profondo. Sembrava un incubo.
Lys era esistita davvero, io la ricordavo bene.
Non potevo semplicemente averla immaginata, era impossibile.
Andai in sala grande per fare colazione e, per la prima volta dopo tanto tempo, lei non c’era ad aspettarmi con il suo cappuccino.
Ordinai il mio solito caffè, poi Loki mi raggiunse, sorridente, con un corno di idromele in mano.
«Buongiorno, ragazzino! Va tutto bene? Non sembri in forma.»
«No, non è un buongiorno. Dimmi che almeno tu ti ricordi di lei. Della tua ragazzina preferita, di Liv Amery. Non puoi averla dimenticata, io non posso averla sognata.»
«Intanto fai un bel respiro e ti calmi.» Disse, sedendosi ad un tavolino libero accanto a lui. Io feci lo stesso.
«Ho fatto un sogno simile, stanotte. Ma era troppo realistico, c’è qualcosa che non va.»
Mentre parlava, notai che sulle sue braccia non c’erano segni. Dov’erano finite le rune che Odino gli aveva inciso come punizione?
Le indicai, preoccupato.
«Loki, le tue braccia. Cos’è successo?»
Lui le guardò, confuso.
«Non so di cosa tu stia parlando. Stanno bene, credo.»
«No, c’erano delle rune lì. Le ricordo bene. Una punizione di Odino.»
Sospirò.
«Anche questo è successo nel mio sogno. Gli altri studenti non ricordano nulla? Intendo del ballo, della ragazzina.»
«No, niente. E gli dèi?»
«Zero, tabula rasa. Ma quello non era un sogno, ne sono convinto. Anche perché mi sembra di capire che tu abbia avuto la mia stessa illusione.»
Annuii.
«Sì, hai ragione. Ma cosa possiamo fare?»
Poggiò le mani sul tavolo, facendo leva per alzarsi.
«Dobbiamo indagare.»
Ci dirigemmo nella sua stanza. Lì nessuno ci avrebbe disturbati.
Tecnicamente stavo saltando le mie ore di lezione, ma non mi importava.
«Cosa hai intenzione di fare, Burlone?»
Il dio rovesciò un sacchetto, che conteneva dei cerchietti di legno perfettamente intagliati. Ognuno di loro aveva incisa una runa.
Li posizionò in modo da formare il nome “Hel”, poi mi guardò.
«Dobbiamo parlare con mia figlia. Il fiume Sogno è molto vicino al regno dei morti, perciò, lei sicuramente sa qualcosa.»
Con la magia accese un piccolo fuoco, che sembrò bruciare le rune che aveva sistemato poco prima.
Dopo qualche secondo, il volto di Hel comparve tra le fiamme. Era decisamente spaventosa.
Conoscevo il suo aspetto grazie ai miti e alle storie, ma non me lo immaginavo di certo così.
La tipa mezza morta e mezza stecchita finalmente parlò, con la sua voce altrettanto tremenda.
«Salve, padre. Volevi vedermi?»
«Ma ciao, mia cara figliola! Come va laggiù?»
«Vai dritto al punto, qui ho da fare. Perché mi hai evocata?»
Loki finse di essere sorpreso, quasi ferito.
«Ma come? Un padre deve aver un motivo per voler vedere la sua adorata figlia?»
«Tu di sicuro. Non ti fai sentire da più di 141 anni. Andiamo, parla.»
Il dio sospirò.
«Se proprio insisti…ti dirò cosa mi preoccupa. Conosci per caso una ragazzina dai capelli castani, non molto alta, simpatica ma a volte un po’ rompiscatole?»
Hel sollevò un sopracciglio. Quello vivo, ovviamente.
«Certo che la conosco. Liv Amery, la tua protetta.»
Loki mi guardò, sorridente come un bambino. Io feci lo stesso. Finalmente qualcuno ci confermò la sua esistenza. Non eravamo pazzi, non l’avevamo sognata.
Ma allora, cos’era successo?
Il Burlone si voltò improvvisamente verso il piccolo falò, come se avesse appena ragionato su ciò che gli era stato detto: «Aspetta, come fai a sapere chi è? Quindi esiste, non è frutto di un sogno?»
«Lo so perché è qui. Forse l’altro effetto collaterale della maledizione era la perdita di memoria dei suoi conoscenti.»
Guardai Loki, sempre più preoccupato.
Pensai alla parola che avevo sentito.
Maledizione.
E poi, ricordai quei versi, scritti accanto alla canzone che avevamo ballato.
Io l’avevo convinta a suonarla.
E ora lei era nel regno dei morti? Per colpa mia?
Mi avvicinai velocemente al fuoco.
«Hel, che cosa significa? Lei è morta? Cos’è successo?»
Il dio dell’inganno era confuso quanto me.
Ma forse lui aveva iniziato a capire.
Mi guardò, con gli occhi lucidi.
Poi sua figlia parlò.
«Lei non è morta, ragazzo. Sta bene. Ma non avreste dovuto ballare quella canzone. Questo è il prezzo da pagare per aver infranto l’unica regola che vi era stata imposta.»
L’amore in ogni sua forma si deve proibire.
Ero stato così stupido.
Se l’avessi ascoltata, non sarebbe accaduto nulla.
Sospirai, cercando di non andare nel panico.
«C’è un modo per riportarla indietro?» Chiese Loki.
«Solo uno. Un’anima per un’anima. Il suo posto nel regno di Hel deve essere occupato da qualcun altro.»
La mia risposta venne fuori da sola, senza che io ci pensassi troppo: «Va bene, lo occuperò io.»
Loki mi dette una spinta, allontanandomi dalle fiamme.
«Non ci pensare nemmeno!» Alzò la voce. Non l’avevo mai visto così arrabbiato, ma soprattutto così preoccupato.
«Hel, non dargli ascolto. L’anima di un dio vale decisamente di più.»
Sgranai gli occhi.
Lo stava facendo di nuovo, come quella volta con Odino. No, non glie l’avrei permesso.
Ma prima che potessi dire qualcosa, la dea della morte rispose.
Prima guardò me: «Mi dispiace ragazzo, non puoi morire. Tu e lei siete i due umani destinati a sopravvivere al Ragnarok, il crepuscolo degli dèi. Brama di Vita, l’appellativo che le profezie ti hanno affidato, ti porta onore.
Tu la brami davvero, vuoi stare con lei e vuoi proteggerla.
Ma il tuo nome indica anche colui che regna come un’aquila.
E come padre degli esseri umani che verranno, dovrai essere saggio. Non posso concedere questo scambio.»
Il dio dell’inganno sospirò, sollevato.
Io non ci stavo capendo più niente.
Si, certo, conoscevo il mito, ma non avrei mai immaginato che saremmo sopravvissuti noi due.
Poi Hel continuò a parlare, questa volta rivolgendosi a Loki: «Hai ragione padre, l’anima di un dio ha sicuramente più valore.»
Prima che potesse continuare, la interruppi.
«No, non puoi accettarlo! Non mi interessa della profezia, scegli me.»
Il Burlone poggiò le sue mani sulle mie spalle, guardandomi negli occhi: «Ascoltami bene. Non sei consapevole di quello che sta succedendo. Non farlo di nuovo, non difendermi. È colpa mia se avete ballato quella canzone, io vi ho dato il libro, io ho fatto in modo che quel dannato pianoforte suonasse.
Lascia che sia io e non intrometterti.»
I miei occhi divennero lucidi, tuttavia mi imposi di non piangere. Non mi importava, lui non poteva farlo.
La dea si schiarì la voce, per attirare la nostra attenzione.
«Se mi lasciaste finire, ne sarei grata.» La osservammo, in silenzio.
«Molto bene. Come stavo dicendo, l’anima di un dio vale di più ma, anche in questo caso, non posso concedere questo scambio.»
«Andiamo, Hel! Non ascoltare questo ragazzino. Prendi la mia anima e facciamola finita.»
«Non credo che lo farò. Preferirei l’anima di un altro dio.»
«E chi?»
«Balder.»
Loki si mise una mano sulla fronte.
Balder era molto amato da tutti, definito come il più bello degli dèi.
Prima che Odino le affidasse il regno dei morti, Hel si innamorò di lui, quindi la sua richiesta non mi stupì più di tanto.
Ma era da mesi che non usciva dalla sua stanza, così come sua madre, Frigga, la consorte di Odino: entrambi avevano avuto sogni premonitori sulla sua morte e lei, molto protettiva, gli impediva di fare qualsiasi cosa.
Si era anche assicurata di far giurare a tutti gli esseri, viventi e non, che non avrebbero fatto del male a suo figlio. Impresa difficile, dato che non poteva lasciare la scuola.
Era comunque riuscita ad evocarli e far giurare ognuno di loro, ma possibile che non ne avesse dimenticato nessuno?
Ovviamente, sapevo come sarebbe andata.
Secondo il mito, qualcuno ucciderà Balder e, questo evento, porterà lentamente al Ragnarok.
Ogni cosa proseguiva come previsto dalla profezia.
Concordammo quindi con Hel che l’avremmo accontentata, se lei avesse fatto tornare Liv.
Eravamo appena usciti dalla stanza, quando notammo uno dei corvi di Odino che girovagava per i corridoi.
Era il più piccolo dei due, con una piuma bianca sulla testa: Munnin, la memoria.
Sembrava perso e, effettivamente, il Padre di Tutti aveva smarrito i ricordi, così come gli altri.
Si avvicinò a noi.
«Cra. Cra. Vita.»
Vita, Liv.
«Parla, pennuto. Cosa vuoi dirci?» Disse Loki, inchinandosi per capirlo meglio.
«Cra. Cra. Messaggio.»
Era difficile comprenderlo.
«Aspetta, Burlone. I corvi di Odino possono viaggiare attraverso i mondi, vero?»
«Esatto. Loro non sono soggetti alla maledizione di questa scuola. Dove vuoi arrivare?»
«Quindi grazie a lui, potremmo comunicare con Lys.»
Il dio sollevò le sopracciglia.
«A volte mi sorprendi, ragazzino. Le vuoi scrivere una lettera?»
Rientrammo nella sua camera, in compagnia del corvo, e cominciai a scrivere.
“Buongiorno, principessa!
O forse dovrei dire buonanotte?
Mi dispiace tanto, credimi. Questo non sarebbe successo se ti avessi ascoltata.
Anche Loki si sente in colpa, per averci fatto ballare la canzone.
Ma la responsabilità è mia, io ti ho convinta.
Come stai? Hel ti tratta bene? Spero che da lì si vedano le stelle. Prometto che ti riporteremo qui. Forse abbiamo trovato una soluzione, ma non voglio dirti niente, ti lascerò con la sorpresa. Hai visto? Il Vecchio ha perso la sua memoria. Ora questo pennuto è il nostro piccione viaggiatore.
Ricorda sempre che ti amo.
In attesa di baciarti ancora,
il tuo Occhio di Falco ♡”
Arrotolai il foglietto, legandolo con un filo alla zampa di Munnin.
«Aspetta, ragazzino. Dimentichi una cosa.» Disse Loki, facendo comparire, nella sua mano, un fiore blu, lo stesso che avevo regalato a lei giorni prima.
«Era sul suo comodino, ma credo che le serva di più, ora. Un po’ di colore in quel mondo lugubre e grigio. E poi la sua compagna di stanza non l’avrà notato.» Mi fece l’occhiolino.
Sorrisi, inserendolo nel fiocco azzurro che avevo creato per chiudere la lettera.
«Ora vai, Munnin, porta questo messaggio nel regno dei morti e poi torna qui, va bene?»
«Cra. Cra. Agli ordini.»
E volò, fuori dalla finestra, verso l’orizzonte, mentre il sole tramontava.
Nel cielo iniziarono ad intravedersi le stelle e restammo lì ad ammirarle per un po’, sperando che anche lei potesse vederle.
«Loki, credi che il patto con Hel funzionerà?»
«Deve funzionare. La Vita non appartiene al mondo dei morti.»Ringrazio tutti i lettori!
Spero che la storia vi stia piacendo.
Se avete qualche consiglio, non esitate a scrivermi!
Maira
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Evara - Il dono di un dio
Fantasy"Non ho mai saputo ballare. Non sono mai stata capace di seguire il ritmo della musica, di lasciarmi andare. «Nemmeno io so ballare, ma a chi importa?» Diceva lui. Eppure, era il miglior ballerino che io avessi mai visto. Ma forse ero un po' di part...