Parli del Diavolo...

30 16 0
                                    

Aren
Passarono ore, giorni, settimane, così velocemente che non me ne rendevo conto. Per me il tempo non aveva più un valore, non riuscivo a misurarlo.
E il Canto d'inizio arrivò, di nuovo.
Ovviamente, decisi di non andare. E Loki, per solidarietà, fece lo stesso. Litigò con Sigyn, sua moglie, che non si ricordava di Lys e non poteva capire.
Nessuno sapeva che noi, il ballo, l'avevamo già vissuto e che ormai, senza di lei, non aveva più senso.
Provai comunque a convincere il dio e farlo partecipare, dato che lui aveva ancora la sua compagna.
«Assolutamente no. Che senso ha? Ci siamo già stati a quello stupido ballo, ragazzino. Se poi non ho la mia coppietta di piccioncini a cui dare fastidio, non c'è gusto.» Disse, incrociando le braccia.
«Dai Burlone, puoi andarci con Sigyn, ti divertirai lo stesso. Sembrerebbe strano se voi due non vi presentaste.»
«Non credo proprio, nessuno ci farà caso. Il Vecchio non ci viene, figuriamoci sua moglie. Sono troppo occupati a proteggere il loro bambino. Se Balder resta chiuso nella sua stanza un altro po', giuro che vado lì e lo faccio fuori subito. Tanto prima o poi dovrà morire, no?»
Sospirai. Aveva ragione, certo, ma non potevamo essere così affrettati. Non se in gioco c'era la vita della mia Lys.
«E quindi, cosa faremo domani sera, dato che tutti saranno al ballo?»
Anche Loki sospirò, poi chiamò il cameriere.
«Altri due boccali di idromele, grazie!»
Beh, naturalmente eravamo al bar.
«Passeremo la serata a bere, eh?» Sorrisi, sarcastico.
«Niente male, secondo me.» Disse, passandomi uno dei boccali che il cameriere aveva appena portato.
«Lo sai che non bevo idromele.»
«Assaggia, stupido. Che poi ti senti meglio.»
Beh, aveva ragione. Non avevo mai provato quella bevanda, pensavo che fosse simile alla birra, che non mi è mai piaciuta. Era invece un po' più salato e, soprattutto, meno frizzante.
«Caspita, mi dispiace dirlo ma questa volta avevi ragione. È proprio buono!» Dissi, mentre mi pulivo la bocca dai residui della schiuma con un fazzoletto.
«Ti correggo, io ho sempre ragione.» Dopo aver bevuto un altro sorso, sgranò gli occhi, come se avesse avuto un'illuminazione: «Aspetta! Ma il pennuto del Vecchio non è ancora tornato?»
Effettivamente, da quando Munnin era partito per consegnare la lettera a Liv, non l'avevamo più visto.
Il tempo passava diversamente, nel mondo dei morti, ma non avrebbe dovuto metterci così tanto.
«Hai ragione...ah ecco, guarda lì!» Indicai una delle finestre del bar, sorridendo. Il corvo era proprio lì, che beccava sul vetro.
Loki si girò di scatto e corse ad aprirla, per farlo entrare.
«Parli del Diavolo...» Disse, mentre Munnin zampettava allegramente sul davanzale. Ci sedemmo sui divanetti di pelle che c'erano ai lati del bar e iniziai ad aprire il biglietto, che era legato alla sua zampa.
Lys mi aveva risposto, stava bene. Avevo la conferma finale della sua esistenza: non era stato un sogno, Hel non aveva mentito.
Mi amava.
Sorrisi come un idiota, pensando a lei, che in un momento del genere si preoccupava per noi. Avremmo fatto di tutto per riportarla indietro, lo sapeva bene.
Mi voltai verso Loki, che cercava di sbirciare per vedere cosa c'era scritto.
«Che c'è, vuoi leggere?»
«Ovviamente, che domande!»
Mi strappò la lettera dalle mani e cominciò immediatamente a leggerla.
Risi, mentre accarezzavo Munnin, che si era posato sullo schienale e sbatteva le ali. Era stato davvero bravo.
«Perché ci hai messo così tanto?»
«Cra. Cra. Problemi.»
Il sorriso che si era formato sul volto del dio mentre leggeva la lettera, cominciò a svanire.
Si girò verso il pennuto, stringendo ancora saldamente il foglietto tra le mani, come se potesse sfuggirgli da un momento all'altro.
«Come scusa? Che tipo di problemi?»
«Il Frassino. Cra. Trema là dove si alza. Cra. Le foglie cadono. Cra.»
«Cosa vuol dire, Burlone?»
Lo sguardo di Loki si fece sempre più preoccupato.
«Il frassino è Yggdrasil, l'albero della vita che collega tutti i nove mondi. Le foglie...siamo noi.»
«Questo significa che...»
«Che il Ragnarok è vicino, Aren. E che la ragazzina deve tornare qui, al più presto.»
C'erano però tanti ostacoli che ci impedivano di agire.
Primo fra tutti: Balder era il ragazzo d'oro. Il dio più amato e lodato.
Senza dimenticare poi che era il figlio del re e della regina degli dèi e che, quest'ultima, si era assicurata che nessun essere vivente gli facesse del male. Avevamo giurato anche noi studenti, in pratica tutti tranne gli dèi: sarebbe stato un disonore, per loro.
In realtà aveva provato a far giurare Loki, ma ovviamente il dio si era opposto.
Frigga era poi andata a lamentarsi con Odino, ma il Padre di Tutti, per una volta (forse anche l'unica) aveva difeso il Burlone dicendo che non era giusto che giurasse solo lui.
Nonostante la dea non si fidasse, fu costretta ad arrendersi.
La verità dei fatti era questa: per tutti coloro che vivevano nella scuola, c'erano dèi di serie A e dèi di serie B.
Della serie B, però, faceva parte solo Loki.
Gli unici ad interagire con lui, tra i ragazzi della Queen's Pride, eravamo io, Lys, e talvolta anche Claire e James.
Non c'era un motivo, era così e basta.
Molti lo trovavano divertente, in effetti, ma avevano comunque paura di parlargli.
Lo capii il mio primo giorno in quella scuola, quando il Vecchio mi affidò a lui. Non era mai successo prima, perché era considerato troppo irresponsabile per occuparsi di uno studente.
Ricordai Odino che, dall'alto del suo seggio, annunciò che mi avrebbe affidato a Loki.
«Mi dispiace.» Disse un ragazzo che si trovava accanto a me, ridendo. «Ti sei beccato il peggiore.»
Alzai un sopracciglio. «Perché?»
«Quello non riesce nemmeno a fare il padre. Non ha un briciolo di stabilità, ti farà fuori appena ne avrà l'occasione.»
E poi se ne andò con i suoi amici, continuando a ridere.
Io conoscevo Loki, almeno di fama: era il preferito di mio nonno, lo elogiava sempre quando mi raccontava i suoi miti.
Cercai quindi con lo sguardo uno spiritello magro e con i capelli rossi.
Ci misi un po', ma finalmente lo trovai. Era solo, vicino alla porta della sala grande, con sguardo cupo, che beveva dal suo corno.
Mi avvicinai, eccitato. Non vedevo l'ora di parlargli. Lui non sembrava condividere il mio entusiasmo e sollevò un sopracciglio.
«Ciao, tu sei Loki vero?»
«Stai parlando con me?»
«Si, certo. Sono Aren Lavigne, Odino mi ha affidato a te.»
Allungai la mano, sorridendo. Lui non me la strinse.
«Il Vecchio avrà sbattuto la testa. Io non faccio da babysitter a nessuno.»
«Cavolo, ti immaginavo più simpatico.»
«Come, prego?»
«Hai sentito bene, Burlone.»
«Come osi, ragazzino. Rivolgiti a me come si deve.»
«Altrimenti cosa succede? Mi fai fuori?»
Quella fu la prima volta che lo sentii ridere.
«Come sei divertente. Mi dispiace ma non vado in giro ad uccidere bambini.»
«Guarda che ho quasi 20 anni.»
«Non mi sembra di avertelo chiesto. Forse sto iniziando a perdere la memoria...i miei 1055 anni si fanno sentire.»
«Hai intenzione di farmi vedere la scuola, vecchietto?»
«Certamente. Così poi ti chiudo nei sotterranei.»
Alla fine chiudemmo Heimdall, che ci stava seguendo, nei sotterranei. Nessuno se ne rese conto fino al giorno dopo.
Ero stato probabilmente il primo ragazzo a rivolgergli la parola. Forse questo spiega come poi, nel tempo, sia diventato sempre più protettivo.
Con Lys era stato diverso: l'aveva spaventata, all'inizio.
Quando qualcuno aveva paura di lui, Loki si sentiva a disagio, confuso, così con lei è stato buono sin da subito.
Per farsi accettare.
Con me aveva più confidenza. Sapeva di potermi insultare quanto voleva e che non me la sarei mai presa, che non avrei mai avuto paura di lui. Da tempo avevo capito che, a modo suo, mi voleva bene.
E poi decise di interrompere i miei pensieri, cominciando a schioccare le dita davanti ai miei occhi, per farmi tornare alla realtà.
«Ehi, sveglia! Ti sei incantato?»
«Eh? Cosa? Nono.» Risposi, sbattendo gli occhi per vedere meglio.
«Non dirmi che la parola Ragnarok ti ha messo paura. Devo per caso ricordarti che tu e la ragazzina sopravvivrete?»
«Io non ho paura. So come andrà il Ragnarok.»
«Tu non sai proprio niente, ma è meglio così. Non vuoi rispondere alla lettera?»
«Perché, tu sai qualcosa? Certo che le rispondo.»
Il dio sorrise, facendo comparire carta e penna sul tavolino davanti a noi.
Mi misi comodo e cominciai a scrivere. Dopo aver finito arrotolai il foglietto e, prima che potessi legarlo alla zampa di Munnin, Loki lanciò un incantesimo. Una luce verde avvolse la lettera.
«Che hai fatto?»
Un ghigno comparve sul suo volto.
«Lei lo saprà.»
E il corvo volò via.
Decidemmo di farci un giro per i corridoi, dato che eravamo sempre al bar.
«Andiamo a prendere un po' di alcool per domani sera?»
«Ti sto influenzando un po' troppo, ragazzino. Nessuno ti ha chiesto di andare al ballo?»
E in quel momento incrociammo Nell, quella ragazza antipatica e viziata che seguiva le lezioni con me. Aveva affrontato Liv al ballo ma, ovviamente, non se lo ricordava.
«Ma ciao Aren caro, hai impegni per domani?»
Loki incrociò le braccia, alzando un sopracciglio.
«Ciao Nell, in realtà si.»
Lei si finse sorpesa, coprendosi la bocca con la mano.
«Ah davvero? E con chi vai al ballo?»
«Non vado al Canto d'inizio, ho di meglio da fare.»
«Hai ragione, è troppo noioso e antiquato ormai.» Disse, ridendo. La sua risata era così falsa e stridula da farmi sanguinare le orecchie. «Che ne dici se facciamo qualcosa insieme, solo noi due?»
«No, grazie. Come ho già detto, ho di meglio da fare. Ci vediamo in giro!» E proseguii, salutandola con la mano.
Lei rimase ferma per un po', nel punto in cui l'avevo salutata.
«Cavolo, sei stato fin troppo gentile.» Disse Loki, divertito.
«Già. Stavo pensando...io ho giurato a Frigga di non far del male a Balder, così come ogni essere vivente. Come faremo ad ucciderlo?»
«Non preoccuparti, lo farò io...dopotutto, non ho giurato. Andrà tutto bene.»
«Ne sei sicuro? A me sembra impossibile.»
«Nulla è impossibile, per me. Ricordati che sono Loki.»

Ringrazio tutti i lettori!
Spero che la storia vi stia piacendo.
Se avete qualche consiglio, non esitate a scrivermi!
Maira

Evara - Il dono di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora