Capitolo ventotto

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-Due settimane dopo-

"Buongiorno amore, questo sabato è San Valentino" sveglio il mio ragazzo, stringendomi a lui e dandogli un bacio.

"Non vedo l'ora" mi risponde, sorridendo.

Controvoglia ci alziamo entrambi dal letto, preparandoci per un'altra noiosa giornata di scuola.

In una ventina di minuti siamo fuori dalla mia stanza, andiamo a fare colazione trovandoci come al solito con gli altri.

Mi siedo al nostro tavolo e chiamo Gemma, una settimana fa è uscita dall'ospedale ed al momento è in sedia a rotelle, ma sta già facendo qualche seduta di riabilitazione.

Deve praticamente imparare di nuovo a camminare, e non riesco ad immaginare quanto possa essere difficile; per questo, anche se lontana, cerco di essere il più presente possibile.

"Ciao tesoro, come stai?" domando appena la mia amica risponde, stando ad ascoltare i suoi racconti sul ragazzo che la sta aiutando e per cui si è presa una mezza cotta.

Sempre la solita.

"Qua invece va tutto come sempre, la vita da college è noiosa.
Mi manchi tanto" mormoro, abbassando il tono della voce per evitare che tutti si facciano i fatti miei.

"Eh lo so bene Evy, anche tu mi manchi.
Non vedo l'ora che sia estate" afferma malinconica, ed io annuisco anche se non può vedermi.

"Comunque adesso ti devo lasciare, tra cinque minuti ho il test di cui ti parlavo ieri sera. Augurami buona fortuna" affermo ridacchiando.

Ho passato gli ultimi giorni a studiare con Harry, diciamo che spesso e volentieri ci siamo dedicati ad altre 'faccende', ma siamo comunque entrambi preparati.

"Buona fortuna bionda, ci sentiamo presto. Vado a provarci con il mio istruttore" esclama ridendo, per poi chiudere la chiamata.

"Allora?" mi chiede Harry, girandosi verso di me.

"Si sta impegnando molto per riprendersi il prima possibile, sta meglio comunque" gli riassumo tutto il discorso.

Mi alzo e vado a buttare via il contenitore del mio cappuccino, per poi tornare al tavolo per recuperare la borsa.

Mi aggiusto l'uniforme e prendo la mano di Harry, tirandolo verso di me.

"Dai, dobbiamo scappare. Algebra ci attende."

Entriamo in classe, accomodandoci in seconda fila accanto alla finestra, e qualche minuto dopo entra il professore.

Ci consegna i test, compilo la riga in alto con il mio nome, il cognome e la data ed inizio a leggere gli esercizi.

Mi ero dimenticata di quanto fosse bella la sensazione di guardare il foglio e sapere esattamente tutte le risposte.

Faccio un piccolo sorriso e quando suona la campanella finisco a pelo di scrivere l'ultimo risultato.

Consegno la mia verifica e sgattaiolo via dalla classe, so che Harry doveva parlare con il prof quindi ne approfitto per andare in bagno.

Dopo dieci minuti il mio ragazzo non si è ancora fatto vivo, torno nella classe di algebra e quello che mi si presenta davanti è l'ultima cosa che pensavo di vedere questa mattina.

Heater sta praticamente a cavalcioni su Harry, bloccandolo tra lei ed un il banco a cui lui è appoggiato.

Gli stringe il colletto della camicia con una mano, mentre l'altra è appoggiata sul suo petto.

"Lo so che ti manco Styles" è l'unica cosa che la sento mormorare, prima di iniziare a vederci nero.

"Puttana del cazzo" esclamo, afferrando la ragazza per la sua fastidiosamente perfetta coda di cavallo e strattonandola via dal MIO Harry.

The only girl in school // Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora