Nikita
Ce l'avevo davanti, la guardavo tremare incessantemente, supplicarmi di non farle di male, dichiarando, tra bisbigli e lacrime, la sua innocenza. Cercava di suscitare pietà in me, di costringermi a una presa di coscienza dell'azione spregevole che avrei commesso, sperando questo mi avrebbe fermata dal compiere l'inevitabile. Avrei voluto interrompermi, lo avrei voluto davvero, cazzo. Avrei voluto gettare a terra la pistola che impugnavo, chinarmi vicino al suo fianco, abbracciarla, accarezzarle i capelli, chiederle scusa e rassicurarla che tutto sarebbe andato per il verso giusto, perché avevo cambiato idea, eppure non feci nessuna di quelle cose, rimasi ferma sul posto, con le mani guantate che stringevano l'arma in una presa ferrea, per impedirle di vedere quanto in realtà stessi tremando, e il mento alto, con gli occhi ghiaccio fissi nei suoi, che conoscevo da più tempo di quanto ne ricordassi.
«Non devi farlo, Niki, ti prego, non c'entro niente con lui, ti prego.»
Ti prego.
Ti prego.
Ti prego.
Avevo desiderato che le sue suppliche fossero state sufficienti.
Pensai nella mia testa malata che, se avessi aspettato ancora un po', avrei mandato tutto all'aria, che non sarei riuscita a premere il grilletto, perciò mi feci forza e la guardai attentamente, mentre la pallottola la colpiva al centro della fronte.
Avevo sempre avuto una mira ottima, superavo addirittura le capacità di alcuni dei cecchini di mio padre, eppure mai come in quel momento avevo desiderato sbagliare bersaglio e forare solamente il muro che aveva alle spalle. Guardai i suoi occhi spalancati dallo shock e dalla paura, la sua bocca schiusa, la sua testa, che in quel momento pendeva verso destra e il sangue che macchiava gli specchi ai lati del suo corpo morto. Mi permisi di versare solo una lacrima, dovuta al pentimento e al dolore per quello che avevo fatto, poi mi dissi che non mi meritavo di piangere la sua scomparsa, poiché io stessa ne ero la causa, e mi dissi che io avevo accettato, non importava il motivo per cui l'avevo fatto, era rilevante soltanto il colpo uscito dalla canna della mia pistola, che aveva posto fine alla vita di un'innocente.
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Spalancai gli occhi assonnati, puntandoli sul soffitto, tuttavia non ci rimasero a lungo, perché presto afferrai il coltello che tenevo nascosto sotto al cuscino e lo lancia nella direzione dell'intruso, che sostava a poca distanza dal letto. Vladimir aveva fatto poche cose efficace nella sua vita, tra queste cose, c'erano le lezioni che mi aveva imposto, in cui mi aveva insegnato ad affinare i cinque sensi. Era grazie all'olfatto, infatti, che avevo percepito la presenza di una minaccia: ero abituata agli odori della mia stanza da letto, che di solito profumava di detersivo per pavimenti e di quelle candele alla vaniglia di cui mia madre era ossessionata, tanto che si divertiva ad accenderle nei vari spazi della casa. Quando al mio naso giunse un intenso aroma di muschio e legno di cedro, scattai in allerta. Fu dopo aver lanciato il coltello e aver colpito per un soffio l'estraneo, che la mia mente associò quelle fragranze all'uomo che aveva iniziato a tormentare la mia vita solamente pochi giorni prima: Ares Volkov era davanti a me, con un ghigno beffardo stampato sul volto, la sua testa poco distante dal punto in cui il coltello si era piantato nel muro.
«Mira eccellente, piccolo angelo, se mio fratello Dioniso ti avesse vista fare questo lancio, credo che si sarebbe inginocchiato e che ti avrebbe venerato come si fa con una dea.» Mi scostai i capelli dalla fronte, mentre avvertivo la furia divampare dentro di me.
«Che diavolo ci fai qui?» Socchiusi gli occhi in due fessure, squadrandolo dalla testa ai piedi.
Indossava un pantalone elegante blu notte, abbinato ad una classica camicia bianca, aperta ai primi due bottoni, lasciando intravedere il petto tonico, frutto di intere ore di duro allenamento. Le mani tatuate erano infilate nella tasca del suo pantalone, mentre i suoi occhi verdi, illuminati da un raggio di sole, che filtrava dalle tende, erano puntati su di me.
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La regina di picche
ChickLitPrimo vol. Mafia Series Nessuno sa cosa successe quella notte, quale fu la causa di quell'incendio che spazzò tutto via. Gli inquirenti non seppero darsi una spiegazione, forse, però, nemmeno la cercarono davvero, perché quello che importava era la...