Ares
«È nel bosco.» Dissi, non appena Dioniso rispose alla mia chiamata. «Ho la posizione, grazie al braccialetto, ma è sommaria, voglio che tu prenda dieci uomini e che andiate a cercarla.» Ordinai, mentre camminavo avanti e indietro lungo il corridoio del mio jet privato.
«Certo, ci mettiamo al lavoro.» Condivisi le coordinate con mio fratello e attesi in chiamata che iniziassero le ricerche.
«Come ha fatto ad arrivare nel bosco?» Mi chiese Hermes, mentre continuava a smanettare con il suo computer, cercando di organizzare nuove squadre di sicurezza per la tenuta e di richiamare quelle di pulizia, di modo che eliminassero i cadaveri sparsi nella zona.
«Non ne ho idea, cazzo, so solo che, se non fosse riuscita a nascondersi tra gli alberi, probabilmente adesso sarebbe morta, oppure sarebbe nelle mani degli albanesi.» Ringhiai, infuriato con me stesso. «Dobbiamo risolvere il problema della talpa, sobrat, come avremmo dovuto fare prima di lasciare la tenuta. Ci siamo comportati come dei principianti.» Fremetti di rabbia.
«È colpa mia, Ares, avrei dovuto controllare di nuovo, quando le ricerche non hanno ottenuto alcun risultato.»
«La famiglia è a rischio, Hermes, e questo non è accettabile. È arrivato il momento di contrattaccare e di farlo in modo violento.» Grugnì, stringendo i pugni lungo i fianchi e immaginando già il sapore del sangue che avrei versato.
«Merda.» La voce di Dioniso, proveniente dall'altoparlante del telefono, mi distrasse dai pensieri, e riportò la mia concentrazione su quello che stava accadendo alla villa, mentre ero confinato in quell'aereo.
«L'hai trovata? Come sta? È ferita?»
«Prendetele degli abiti nuovi e caldi e delle coperte. Tante coperte.» Ordinò, senza rispondermi, immaginai, rivolto agli uomini che erano con lui. Mi si strinse lo stomaco davanti alle sue parole, doveva esserci qualcosa che non andava.
«Dioniso, cosa sta succedendo? Parlami, cazzo!» Quasi urlai.
«È in ipotermia.» Sentii il suo affanno, mentre immaginavo stesse correndo verso casa, per sistemare la mia futura moglie tra le coperte e davanti a un camino.
«Dioniso.»
«Lo so, fratello, mi prenderò cura di lei.» Confermò lui, senza che aggiungessi null'altro. Sospirai leggermente davanti a quella frase, rassicurato che fosse al suo fianco.
«È cosciente?» Chiese Hermes, stringendo la mascella per la rabbia.
«È un po' disorientata, però è sveglia.»
«Fammi parlare con lei.» Ordinai.
«Non credo sia il caso di...» Prima che potesse terminare la frase, si sentii un fruscio e poi a parlare fu una voce femminile.
«T-ti a-ammaz-zzo, c-azzo.» Le sue parole erano interrotte dallo sbattere costante dei suoi denti. Quasi mi misi a ridere e la tensione che avevo provato allentò la stretta allo stomaco, permettendomi di respirare nuovamente: sebbene avesse rischiato molto, prima a causa dei nemici e poi del freddo di Mosca, non aveva perso il suo carattere combattivo e la rabbia che nutriva nei miei confronti.
«Ti trovo in forma.» Commentai ironico, passandomi una mano tra i capelli.
«L-le s-sarebbe p-potuto s-succedere qual-qualcosa.» Il tono, seppur fosse basso e stanco, trasmetteva tutto l'odio e la furia che provava. Per un attimo non capii a chi si stesse riferendo, in quanto avevo immaginato che il suo rancore fosse dovuto alla situazione di pericolo in cui l'avevo messa, la stessa che non avrebbe superato, se non fosse stata così scaltra e arguta, poi, però, unii i puntini nella mia testa e la verità mi apparve chiara.
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La regina di picche
ChickLitPrimo vol. Mafia Series Nessuno sa cosa successe quella notte, quale fu la causa di quell'incendio che spazzò tutto via. Gli inquirenti non seppero darsi una spiegazione, forse, però, nemmeno la cercarono davvero, perché quello che importava era la...