Nikita
Avevo trovato mia madre e Nadya che ridacchiavano nella sala cinema, mentre bisticciavano su chi fosse l'attore più bello del film che stavano guardando. Avevano in mano delle tazze di cioccolata calda ed erano avvolte nella coperta preferita di mia madre, quella in cui, cucite ad uncinetto, c'erano le inziali del suo e del mio vero nome, lo stesso con cui eravamo conosciute nella nostra vita passata. Se l'era fatta commissionare da una vecchia signora, quando eravamo ancora a Samara, e da allora, non se ne era mai voluta sbarazzare, considerandola il suo piccolo portafortuna. Le osservai da lontano, vidi il volto giovane di Nadya, privo di trucco, che s'illuminava in presenza di Irina; erano qualcosa che, forse, succedeva a tutte le persone che passavano del tempo con mia madre, perché lei, con quella purezza, genuinità e dolcezza, riusciva a coinvolgerti, a farti sentire amata e al sicuro. Considerava Nadya come la sua figlioccia, sin da quando l'aveva vista nella nostra casa a Samara, al fianco della madre, una delle nostre cameriere. Credevo che mia madre le fosse grata, poiché quella tenera ragazzina di appena otto anni, aveva saputo relazionarsi con me, che, pur avendo appena due anni in più, ero già diffidente e introversa, affezionata solo a mia madre. Nadya non era mai arresa: lei era il mio opposto, gentile e talmente estroversa da non riuscire a non farsi coinvolgere dall'uragano che scatenava al suo passaggio.
Fu proprio lei a notarmi per prima; i suoi occhi si sgranarono sorpresi di vedermi lì in piedi, ad osservarle da lontano, poi, le sue labbra si aprirono in un sorriso lieto, un chiaro invito ad avvicinarmi.
«Ciao.» Pronunciai, quando fui seduta accanto a loro.
«Buongiorno, piccolo fiocco di neve, dormito bene?» Mi lanciò un'occhiata maliziosa, sicuramente riferendosi alla visita inaspettata di Ares.
«Chi è quel bel ragazzone che ti è venuto a trovare?» Chiese Nadya, alternando lo sguardo tra me e mia madre. Non colsi subito l'ironia intrisa in quelle parole, troppo concentrata ad interpretare la mia parte.
Bene, adesso ti tocca tornare a recitare, Nikita.
«L'uomo di cui sono innamorata.» Lo dissi in un sussurro, con il labbro inferiore stretto tra i denti, per rendere la mia confessione più credibile. Ai loro occhi sarei sembrata una giovane ragazza presa dal suo uomo, che ammette con timidezza i sentimenti che le stringono il petto, alle due persone più importanti della sua vita. Ai miei occhi, invece, risultavo per quella che ero realmente. La vergogna nata dal dover mentire a mia madre mi faceva venire la nausea e mi costringeva a tenere il capo basso, solamente perché non avrei retto, se l'avessi guardata nelle iridi verdi. Mi consolai internamente, conscia che quelle menzogne le avessi chieste io, in quanto rientrava nei miei doveri proteggerla dal doloro avrebbe provato, venendo a conoscenza dell'ennesima situazione disastrosa in cui Vladimir Lipovsky ci aveva gettate.
«È stato così gentile con me, Nikita, sono contenta che al tuo fianco abbia un uomo che ti ama e rispetta.» Mi sorrise calorosamente e fui costretta a ricambiare per non deluderla.
«Sì, sono davvero molto fortunata.» Cercai di velare il sarcasmo nascosto in quella frase e parvi riuscirci con successo. «Questa sera ha organizzato un ballo nella sua villa, io sarò la sua accompagnatrice, ma ha esteso l'invito anche a voi due.» Gli occhi di Irina brillarono entusiasti, quelli di Nadya, invece, mi guardarono attentamente, quasi alla ricerca della verità. Le sorrisi, senza distogliere lo sguardo.
«Certo, ci saremo! Vero, tesoro?»
«Sì, verremo.» Le rispose semplicemente, non sembrando molto convinta.
****
Ritornai in camera mia poco dopo, con l'intento di chiudermi all'interno e sedare l'ansia che mi divorava dall'esatto giorno in cui Ares Volkov mi aveva rapita e minacciata, distruggendo in un solo istante tutte le sicurezze che avevo costruito con molto fatica negli anni successivi alla grande notte. Credevo di essere al sicuro a Mosca, circondata dalle mura della villa che avevo comprato con i suoi soldi sporchi di sangue, al sicuro sul palco del Luxury, indossavo le mie amate maschere e interpretavo un personaggio, al sicuro nel vagare per il centro della città, senza il timore di essere vittima di un cecchino ingaggiato dai rivali di mio padre.
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La regina di picche
ChickLitPrimo vol. Mafia Series Nessuno sa cosa successe quella notte, quale fu la causa di quell'incendio che spazzò tutto via. Gli inquirenti non seppero darsi una spiegazione, forse, però, nemmeno la cercarono davvero, perché quello che importava era la...