Da bambina odiavo la febbre. Nell'ingenuità infantile, credevo fosse la cosa peggiore che potesse capitarmi, poiché ero costretta a prendere medicine maleodoranti e amare e a stare tutto il giorno a letto, quando, invece, desideravo giocare con le bambole o aiutare mia madre in cucina, nella preparazione dello zefir, uno dei miei dolci preferiti della tradizione russa. Mi lamentavo sempre, nel momento in cui, allarmata per la mia salute, Nastya mi rimboccava le coperte, eppure, di nascosto, adoravo vederla preoccuparsi per me, con quegli occhi gentili fissi sulle mie guance rosse, vederla baciarmi la fronte, con la scusa di controllare se la temperatura fosse calata oppure no, e leggermi una fiaba, di solito quella ricca di avventure, che tenevo sempre in mostra sul mio comodino.
Adesso, con occhi adulti e più consapevoli, invece, comprendo che, in realtà, la febbre è la risposta del nostro corpo all'invasione dei batteri, è il mondo attraverso il quale cerca di sterminare i germi ed eliminare ogni minaccia per il nostro organismo, così da ritornare in salute.
Ares Volkov è stata la mia febbre. All'inizio l'ho odiato con tutte le mie forze, quando, mentre stavo già attraversando un periodo difficile, è arrivato a sconvolgere la mia vita, trascinandomi nuovamente in un mondo da cui mi ero allontanata volontariamente e nel quale ero convinta di non voler più tornare: la Bratva. Si è inserito con arroganza nella mia quotidianità, avanzando le sue pretese, come se fosse il possessore del mondo intero. Ho detestato il suo minare la mia libertà, ma soprattutto l'ho odiato perché aveva esposto al pericolo le persone che amavo. Sebbene da un lato sia stato lui la causa dell'esposizione alle minacce, Ares è stato anche colui che mi ha tenuta al sicuro da una morte certa e che ha protetto mia madre ad armi sguainate, memore della promessa che mi aveva fatto.
Ma lui non mi ha salvata soltanto fisicamente, è stato capace di riportarmi in vita, di assemblare i frammenti della mia psiche danneggiata dai terrori del passato e dai sensi di colpa per ciò che avevo fatto, di spingermi fuori dalla triste apatia in cui ero piombata. Come la febbre, quindi, nonostante inizialmente l'avessi visto con disprezzo e odio, ha lavorato, a volte in modo silenzioso e piacevole, altre in modo irruente e poco gradevole, per salvarmi dall'infelicità e da ogni pensiero corrosivo.
Ares Volkov è veleno e antidoto, ed io, come una cerva ingenua, mi sono abbeverata dal fiume della sua anima e adesso ne sono rimasta corrotta.

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La regina di picche
ChickLitPrimo vol. Mafia Series Nessuno sa cosa successe quella notte, quale fu la causa di quell'incendio che spazzò tutto via. Gli inquirenti non seppero darsi una spiegazione, forse, però, nemmeno la cercarono davvero, perché quello che importava era la...