6•capitolo -Qui non c'è nessuna regola-

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Ana

Magari Santiago fosse carino come la sua ragazza, questa casa diventerebbe accogliente. Invece quando vengo e Felipe non c'è, stare in sua compagnia diventa un inferno. È ovvio che gli abbia imposto la mia presenza per fargliela pagare del modo in cui si è comportato nei miei confronti, e direi che i risultati sono ottimi visto che li sento litigare. Non sento esattamente cosa si dicano, però l'averle detto che mi ha preso per una poco di buono ho visto che non l'ha lasciata indifferente. Si vede che Nieves è una ragazza intelligente e anche molto simpatica, infatti, non capisco come ancora non si sia stufata di quel tipo. Io uno come Santiago non riuscirei a reggerlo, figuriamoci starci insieme.

Sono sdraiata sul letto di Felipe nell'attesa che rincasi, ma non riesco a resistere alla curiosità, ed è per questo che socchiudo la porta e mi avvicino quel tanto da riuscirli a sentire.

«Non riesco davvero a capirli i tuoi atteggiamenti, Santiago. È troppo anche per te. Non sto parlando solamente del fatto che le hai dato della portatrice di malattie veneree, che già questa è una cosa grave, ma anche il modo in cui l'hai fatta sentire di troppo»
Santiago è in silenzio mentre la sua ragazza parla, me lo immagino con la bocca imbronciata e con l'odio verso di me che vorrebbe riversarmi addosso, ma non può. «Davvero, non ti comprendo!» sbotta, «io conosco un'altra persona e sai, dovresti proprio chiederle scusa.»

«Anche tu, come gli altri, siete abbindolati da quella ragazza. Non sono improvvisamente diventato pazzo, Nieves. Quella ragazza mi provoca in continuazione e mi sta sempre tra i piedi. E sì, ho esagerato a dirle quelle parole, però sul fatto che l'abbia fatta sentire in più ho fatto bene. Lei lo ha fatto apposta a mettersi tra noi»

Dopodiché abbassano la voce e non riesco più a sentirli. Mi accovaccio sul letto e mi metto a dormire, quando mi sveglio mi rendo conto che Felipe non è tornato ma che mi ha scritto un messaggio di scuse. Mi ha fatto venire fin qui inutilmente. So che ora sta studiando per un progetto con una sua compagna e quindi fanno più tardi del previsto, ma poteva avvisarmi prima.

Mi faccio una doccia veloce e poi vado per uscire di casa, quando sento dei passi e mi giro. Santiago è davanti a me, con dei pantaloncini neri che gli fasciano perfettamente le cosce e giuro che è uno strazio non poter fare dei pensieri impuri su di lui. Perché è talmente bello che è troppo difficile non permettersi tali pensieri.

«Ehi, stavo uscendo...»

«Non te l'ho chiesto» dice nervoso. Credo non gli sia passata da ieri sera, probabilmente è ancora più arrabbiato.

«Ti sei svegliato male o sono io a farti questo effetto?» sorrido in maniera sfrontata, lo faccio solo per provocarlo. Che ci posso fare se mi diverte vedere la sua reazione alla mia strafottenza.

«Non sei così importante, Ana»

«Ah no?» scrollo le spalle, ridacchiando. «Ieri sera non sembrava. Sono perfino diventata l'argomento di conversazione tra te e la tua ragazza. Che carini che siete: non vi vedete per mesi e poi passate il vostro tempo a parlare di me.»

Santiago stringe le mani in due pugni stretti e allarga le labbra, il suo respiro è così ansante che lo sento perfino da qui, soprattutto quando decide di tagliare ogni distanza tra noi e avvicinarsi il più possibile a me.

«E secondo te, se abbiamo passato la serata così, di chi è la colpa?» chiede ma in realtà non gliene frega niente di avere una mia risposta, si avvicina ancora di più, sfiorandomi il viso col suo respiro. «Senti qua, Ana. A me non frega niente di ciò che c'è tra te e il mio amico, ma purtroppo credo di doverti sopportare in casa mia. L'unica cosa che ti chiedo è "stai lontano da me" non ti devi immischiare nelle mie cose. Capito?» sbraita a denti stretti. «Per colpa tua e della tua insolenza, ho litigato con la mia ragazza. Perciò, se vedi che sono in giro, evitami!»

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