8•capitolo -Kiss Kiss Bang Bang-

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Ana

Santiago è lo stronzo degli stronzi. Non si è comportato bene quando ci siamo presentate a casa sua, mi aspettavo che non gli avrebbe fatto piacere, ma quel ragazzo sa sorprendermi sempre. Non si è proprio risparmiato dal ribadire a voce alta il suo non volermi qui. Non ha neppure avuto rispetto nei confronti di Celestial. Non riesco davvero a capire come faccia ad essere così. Credo di non aver mai detestato tanto una persona.

È da tre giorni che siamo in questa casa, ma lui l'ho visto si e no due volte perché ogni volta si rintana in camera sua. Quello che non sa è che mi fa un piacere, perché è una fortuna non averlo intorno.

«Credi che dovremmo andare via?» domanda la mia coinquilina, guardandomi preoccupata. È ovvio che si senta di troppo, lo capisco. Ma non gliela darò vinta, non è solo casa sua.

Scuoto la testa con veemenza.

«Assolutamente no! Noi rimaniamo qui!»

Celestial ridacchia, sapeva già che le avrei risposto così. Sa che non gliela darò mai vinta a quel biondino che crede che il mondo gli giri attorno.

«Mi dispiace però che non l'ha presa bene. Mi sento di troppo...» ammette, morsicandosi le labbra.

«È lui di troppo nella sua stessa casa. Inoltre non sei tu il problema visto che è me che non vuole qui, non te.»

«Spero che questa cosa si risolva al più presto possibile e che torniamo a casa.»

Poi si sdraia sul suo letto, ormai è tardi e cominciamo ad essere stanche.

«Non capisco perché ce l'abbia tanto con te»

«Ah...» sospiro. «Vorrei saperlo anche io.»

Perché la verità è che, per quanto abbiamo sempre battibeccato, non so da cosa derivi il suo astio. Sembra che lui ce l'abbia a morte con me dal momento in cui mi sono presentata e non ne capisco la ragione.

Celestial prende sonno mentre io non ci riesco, per questo mi alzo per andare a prendere un po' d'acqua ma una voce arresta i miei passi. È Santiago che sembra stia parlando al telefono, non riesco a sentire bene finché non mi avvicino furtivamente.

«Mi puoi spiegare perché ti stai comportando così? Davvero, Nieves, comincio a non sopportare i tuoi atteggiamenti. È diventato difficile stare insieme a queste condizioni. Almeno fatti sentire e...» lascia la frase in sospeso e sento un tentennamento nel suo tono di voce, sembra gli costi dirlo. «Se dobbiamo chiudere meglio che lo facciamo.» chiude il messaggio vocale, poi quando sto per avvicinarmi e farmi sentire, lui riprende a fare un audio. «No, non è vero che è meglio. Ci tengo a te. Dobbiamo parlare, Nieves» sento i suoi sospiri perfino da qui, ma è solo dopo qualche secondo che decido di intervenire. Perché si, sono una stronza e se lo merita.

«Che carino Santiago. Quasi la supplichi...» rido forte per irritarlo. E no, non mi importa niente questa volta di ferirlo perché lui non si preoccupa di farlo con me. E ci va anche giù pesante nei miei confronti.

«Ana...» digrigna i denti, si gira nella mia direzione, gli occhi spiritati per la rabbia. «Quando capirai che devi stare fuori dalla mia vita? Non ti basta essere piombata in casa mia, senza invito?»

Mi avvicino e invado i suoi spazi proprio perché so che non gli fa piacere. Lui fa un passo indietro ma non riesce a farne altri perché viene bloccato dal frigorifero.

«Santiago...» pronuncio il suo nome con tutta la tranquillità che in realtà mi manca dentro. «Forse non ti è chiaro che, questa...» indico l'appartamento. «Non è solamente casa tua. E siamo ospiti di Felipe, non tuoi!» l'ho detto con tale agitazione che non so come mi sono avvicinata fin troppo, adesso il fiato di Santiago si confonde con il mio. E sa di menta, di parole non dette, di determinazione, di voglia di combattere. Sa di tutte le cose che non so ancora di lui.

Photograph (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora