43•capitolo - A me rimani solo tu-

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Santiago

Il mio corpo è scosso dai brividi e, nonostante il frastuono delle ambulanze, non riesco più a sentire nulla.

Mi sono isolato.

Mi sento distrutto.

Ho il cuore a pezzi.

La mia mente si rifiuta di accettarlo.

L'ho persa, così... ho perso anche lei. Non sono riuscito a proteggerla.

Ana.

La ragazza di cui mi sono innamorato e a cui non l'ho nemmeno potuto dire.

Non ho fatto in tempo!

Perché mi ha fatto questo. Perché se n'è andata con lui.

«Santiago»

Sento una voce in lontananza, ma nemmeno riesco a riconoscerne la provenienza. Sono accasciato sull'asfalto mentre mi strofino il viso e gocce salate mi hanno bagnato le labbra. Non riesco nemmeno a respirare. È troppo da sopportare.

L'ho persa.

Mi ripeto.

Non respiro, anche se continuo a farlo per vivere.

«Santiago»

Ora la voce è più vicina, eppure la ignoro comunque, eppure non guardo neppure chi sta pronunciando il mio nome.

Io. L'ho. Persa.

Io. Non. Posso. Accettarlo.

«Santiago» mi sento spintonare, non mi giro. Non mi frega niente del resto.

L'ho persa.

«Santiago, santo Dio, mi ascolti?»

Le mie mani vengono strette forte dalle mani di qualcun altro per toglierle dal mio viso. Solo in quel momento mi accorgo che Roman mi è davanti, che mi sta implorando di ascoltarlo. Ma non ce la faccio.

L'ho persa.

Ma questa volta lo dico a voce alta.

«L'ho persa» singhiozzo e poi urlo fino a danneggiarmi le corde vocali. «Roman, io...» non riesco nemmeno a parlare.

Roman mi prende il viso, appoggia la fronte alla mia per attirare l'attenzione.

«Santiago, ascoltami, la stanno portando al pronto soccorso. Dobbiamo andare.»

«C-chi?» balbetto, mordendomi forte le labbra.

«Ana!» sbotta come se non capisse. «L'hanno messa in ambulanza proprio adesso. È molto grave!»

Fatico un po' a capire il senso delle sue parole. Ricordo ancora cosa ho sentito dire al paramedico.

«Ha detto che è morta. Lui...» indico dall'altra parte come se fosse proprio lì, «Lui ha detto che è morta.»

«È in ambulanza.» ripete e io mi alzo, comincio a correre come un pazzo verso l'ambulanza e mi faccio spazio tra la gente curiosa. Alcuni poliziotti tentano di fermarmi e quasi gli faccio male per poter passare.

«Devo andare da lei... io... devo andare da lei!» urlo con tutta la voce che possiedo.

Non so come faccio a passare, ma ci riesco e mi precipito sull'ambulanza.

«Non puoi stare qui»

Me ne frego e mi avvicino, Ana ha una coperta addosso e gli occhi chiusi. Ha la faccia tumefatta e perde sangue.

«Ana...» singhiozzo quando mi avvicino. «Sta bene? Ce la farà?» chiedo supplicando. Poi la tocco anche se tentano di impedirmelo. Le bacio le labbra e la guardo nella speranza che riapra gli occhi. «Ce la farà?» richiedo.

Photograph (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora