17. Panettone

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Stiles geme. È completamente ricoperto di farina e cioccolato, per un fugace secondo si chiede se mai riuscirà a togliersela di dosso per la prossima settimana. “Ti stai distraendo” gli sussurra Derek all’orecchio spingendosi con forza dentro di lui.

A Stiles manca il fiato. Derek. Derek è stato un imprevisto nella sua perfetta vita dedita solo al lavoro. Aveva rilevato quella pasticceria dieci anni prima, si era fatto in quattro per farsi un nome e far conoscere il suo famoso panettone e aveva dovuto lottare con i denti per evitare che una famosa catena dolciaria riuscisse a rilevare la sua attività. Era proprio concentrato su questa guerra quando Derek era entrato per la prima volta nella sua pasticceria. Aveva chiesto uno dei suoi panettoni per una cena ed era tornato il giorno dopo per prenderne un altro. Era ricomparso la settimana dopo per assaggiare altro e poi le sue visite si erano fatte più frequenti e Stiles aveva cominciato a pensare non fosse solo per i dolci. Ne aveva avuto la conferma qualche giorno dopo quando Derek lo aveva invitato fuori a cena. Stiles aveva rifiutato perché non si fidava molto delle persone ma Derek non si era dato per vinto e aveva cominciato a corteggiarlo fino a quando Stiles era capitolato: erano usciti a cena per due giorni di fila, si erano baciati sotto al vischio come un nei più classici dei film e ora… Stiles non si ricorda come ci sono finiti a scopare in pasticceria e nemmeno crede gli interessi: il suo laboratorio è sempre stato un luogo sacro ma Derek ha qualcosa che non ha mai visto in nessuno altro. Lo conosce da meno di un mese eppure è sicuro sia la sua persona. “A cosa stai pensando?” gli domanda Derek baciandogli la tempia.

Il tavolo è un casino esattamente come il pavimento e pure loro due. Generalmente Stiles urlerebbe in preda ad un attacco isterico, invece ridacchia felice. “Penso a quanto sono stato fortunato ad averti incontrato” risponde sincero.

Derek ricambia il sorriso. “Sono stato più fortunato io” ribatte baciandolo.

*

Un incubo, Stiles non sa come altro definirlo. Non sa quante volte si è già dato dello scemo e nemmeno è riuscito a contarle troppo impegnato a ricordarsi come respirare. È già la ventesima volta che il telefono squilla: quindici chiamate di Derek e cinque di Scott. Non ha la minima voglia di sentire Derek e non è certo di riuscire a rispondere a Scott. Ma deve sforzarsi di farlo se non vuole trovarsi l’amico a New York e magari vederlo cercare di spaccare la faccia a Derek. Aspetta la sesta chiamata e risponde. “Sono un coglione, lo so.”

“L’unico coglione è lui. Dammi l’indirizzo.”

“No.”

“Stiles…”

Stiles respira a fatica. “È colpa mia. Mi sono lasciato incantare dalla sua bellezza e… non gli ho nemmeno chiesto il cognome.”

“E lui non si è mai presentato come il bastardo Hale, amministratore delegato della Sweet Hale spa. È stato uno stronzo.”

“E io ci sono cascato.”

Scott sospira. “Non hai sbagliato tu, fratello. Lui si è approfittato di te.”

“Forse sono troppo ingenuo io. Forse… forse non merito di essere amato.”

“Domani sono da te.”

“Non ci provare! Sei appena diventato papà e non ti allontanerai dalla tua famiglia perché il tuo migliore amico è un cretino.”

“Cosa pensi di fare?”

“Nulla. Lo blocco e continuo con il mio lavoro. Non ho la minima intenzione di mostrargli quanto mi ha ferito.”

“E se dovesse venire in negozio?”

“Dopo la comparsa dello zio con la loro assurda proposta di acquisto non avrà il coraggio di farsi vedere.”

“Ne sei sicuro?”

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