21. Angelo Nella Neve

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Stiles era tanto triste e anche molto arrabbiato: aveva solo otto anni ma non era stupido. Tutti gli dicevano che anche se la sua mamma non c’era più sarebbe rimasta al suo fianco come un angelo ma gli stavano mentendo. Gli angeli non esistono e lui ne è sicuro o ne avrebbe già visto uno. Lui era bravo a scovare le creature magiche, sapeva benissimo che alcune esistevano come le streghe e i lupi mannari mentre altre, come gli angeli, no. “Stiles vieni a cena?”

“No.”

Noah entra in camera e si siede sul letto al suo fianco. Sospira. “La mamma manca tanto anche a me. Ma smettere di mangiare non ce la riporterà indietro.”

“Perché tutti mi dicono bugie?” gli domanda sentendo gli occhi diventare umidi.

“A cosa ti riferisci?”

“Dicono che mamma adesso è un angelo in cielo. Ma gli angeli non esistono e noi l’abbiamo messa sotto terra.”

Noah lo abbraccia forte. “Abbiamo seppellito il suo corpo, è vero. Ma la sua anima, quella si è trasformata e rimarrà sempre con noi.”

“Quindi ho ragione e non è un angelo.”

“Non possiamo sapere cosa sia diventata. Ma sono certo che riuscirai a riconoscerla in tante cose.”

Anche se Stiles sa di essere un bambino intelligente non ha capito bene cosa vuole dirgli il suo papà. È ancora tanto triste ma non gli ha detto una bugia e non è colpa sua se la sua mamma non c’è più. “Mangiamo?”

Noah lo prende in braccio. “Pizza?”

“Siiiiiiiiiiii.”

*

“Stai bene?”

Derek si mette a sedere. No, non sta bene e sua mamma lo sa perfettamente: è l’Alpha del branco, riesce sempre a riconoscere i sentimenti dei suoi Beta. A differenza di Derek che, nonostante i suoi tredici anni, ancora non riesce a controllare bene il suo lupo. Alterna momenti in cui gli sembra di essere un ragazzo normale ad altri dove tutto si amplifica al punto che gli sembra di impazzire. Come quella mattina che stava andando alla fermata dell’autobus ed è stato costretto a scappare via: un odore che mai aveva sentito prima lo aveva quasi soffocato e si era dovuto allontanare per non perdere il controllo. Ancora adesso se lo sentiva addosso e non riusciva a dimenticarlo. “Cosa senti?” chiede Derek a sua madre.

Talia si siede sul suo letto e annusa piano. “Sei confuso, abbattuto, stanco perché non capisci come far funzionare i tuoi poteri.”

“Non mi senti nessun altro odore addosso?”

“No. E tu?”

“Stamattina ero quasi arrivato alla fermata quando ho sentito un odore che non avevo mai sentito prima. Mi ricordava quello di Cora quando aveva inavvertitamente ucciso quel pulcino ma molto più intenso e sgradevole. E sembrava simile anche a quello che aveva Laura quando ha guidato la tua macchina di nascosto andando a sbattere contro un albero” tenta di spiegare.

“Sei passato davanti alla casa dello sceriffo?”

Ora che ci pensa, sì. Annuisce.

“Claudia è morta qualche giorno fa. Quello che hai percepito è il dolore presente nella loro casa.”

“Non è la prima volta che mi succede di sentire il dolore di qualcuno ma non è mai stato così.”

“I legami che si creano con persone che nemmeno ancora conosciamo sono inspiegabili e fanno parte della nostra natura di lupo.”

Derek non è certo di aver capito cosa vuole dirgli sua madre ma di una cosa è sicuro: deve fare qualcosa per cancellare quell’odore. 

Aspetta che siano tutti a letto e, piano, esce fuori dal piumone e scende al piano di sotto. Sono tutti lupi, ma per fortuna lo è anche lui e riesce a fare in modo di non fare nessun rumore. Deve capire bene quell’odore, capire perché sente di dover tornare alla casa dello sceriffo. Cammina a bordo strada, facendo attenzione. Per fortuna ha smesso da poco di nevicare e in strada non c’è nessuno. Un manto bianco ricopre tutto e sembra tutto silenziosamente sovrannaturale. Casa dello sceriffo è tutta buia, fatta eccezione per una luce accesa, in una delle stanze al primo piano. Sta per avvicinarsi alla porta, quando sente una voce.
“Mamma, se è vero quello che ha detto papà, puoi sempre sentirmi. Voglio dirti che ti voglio bene e che mi manchi e che mi dispiace che tu non sia un angelo, perché saresti un angelo bellissimo, sai? E... mi manchi e basta. Oggi è stato molto triste e non credo che riuscirò più a essere felice...”

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