Stiles torna per la prima volta a Beacon Hills dopo quindici anni. Ha finito l’accademia, si è buttato a capofitto nel lavoro e ha fatto carriera, ma il tempo non gli sembra essere passato, ora che è in quel posto. Si sente quasi come il ragazzino che era quando è scappato, anche se nulla è uguale a prima.
È tornato quel giorno per un motivo ben preciso e anche il meteo sembra prendersi gioco di lui: per la prima volta dopo quarant’anni, Beacon Hills è coperta da un manto bianco di neve. Lui l’ha vista per la prima volta proprio durante quella lunga assenza: era a New York, aveva appena preso il primo incarico e dal cielo erano cominciati a scendere questi leggeri fiocchi bianchi. In un primo momento non aveva capito cosa stesse succedendo, ma poi ricorda di aver sorriso e saltellato come un bambino. Tanto nella Grande Mela c’è così tanta gente e così tanta gente stramba che nessuno aveva fatto caso a lui.
Solo una persona l’aveva preso in giro. “Sei sempre un ragazzino.”
Derek era arrivato lì solo da pochi giorni e aveva chiamato Stiles per incontrarsi. Quel Natale lo avevamo passato insieme, così come il compleanno di Derek quello stesso giorno e Stiles è stato accompagnato da quel ricordo per tutti gli anni a seguire. Era stato bene come mai prima di quel momento: Derek aveva detto di essere lì per lui, avevano trascorso le fredde serate insieme a letto, fatto la cioccolata calda insieme e anche addobbato un mini-albero di Natale nell’altrettanto mini-appartamento in affitto di Stiles. Solo che era durato poco, perché Derek era andato via subito dopo le feste, si erano salutati senza farsi promesse e non si erano più rivisti.
Da quel giorno sono passati dieci anni e non si sono nemmeno mai sentiti. Stiles ha chiesto ai suoi amici di non avere più notizie del mannaro e la vita era andata avanti.
Fino a quel momento in cui gli sembra che tutto sia tornato indietro, mentre passeggia nella riserva. È giorno, ma il cielo è molto grigio e lo strato di neve lo sta facendo procedere molto lentamente. Quando arriva a destinazione, Stiles non trattiene un sorriso: quella che in primavera è una grande distesa di lavanda, in quel momento p totalmente bianca, sembra essere ricoperta da nuvole. Quasi gli dispiace lasciare le proprie impronte, ma avanza e raggiunge il centro, guardandosi intorno.
Se la città un po’ è cambiata, qualche negozio è stato chiuso, qualche strada aperta, quel posto, invece, è uguale a sempre, fermo nel tempo. Gli alberi sembrano sempre gli stessi, alti uguali.
Stiles vorrebbe sedersi, ma non ha portato nulla con sé per non sedersi sulla neve; quindi, si limita ad alzare lo sguardo verso il cielo e, appena lo fa, sbuffa una risata.
Un fiocco di neve solitario, forse spinto lì dal vento, gli si è appena posato sul naso e, senza nemmeno rendersene conto, una lacrima lascia i suoi occhi. Stiles la scaccia via in fretta, continuando a sorridere tristemente. “Ciao a te, Sourwolf. Ovunque tu sia” dice, verso il cielo. “Buon Natale e buon compleanno. Mi mancherai sempre.”
Stiles sente distrattamente la neve scricchiolare dietro di lui. Sa di essere da solo, in mezzo al niente, ma quel posto gli trasmette una sicurezza tale da non provare alcun timore. “Cosa ci fai qui?”
Stiles si gira verso quella voce e sente le ginocchia tremare. Non ha mai visto quel ragazzo ma i suoi occhi li riconoscerebbe tra mille. Quasi gli viene da ridere perché nemmeno sapeva che Derek avesse un figlio e, invece, eccolo davanti a lui in carne e ossa. E anche il ragazzo sembra in qualche modo riconoscerlo. “Sei tu.”
“Ci conosciamo?” gli domanda Stiles confuso.
“Sì… cioè no… è difficile da spiegare.”
“Provaci.”
“Conoscevi papà?”
Stiles fa un piccolo sorriso. “Abbastanza da sapere che era un lupastro dal musone lungo.”
“Ma non da sapere che eri il suo compagno.”
Stiles spalanca e la bocca e si lascia cadere nella neve come stordito. “Quell’idiota” sussurra.
“So che papà è venuto da te quando avevo circa cinque anni. È stato il periodo più lungo che abbiamo passato separati prima che… beh mi lasciasse per sempre. Aveva quasi perso la sua bussola e aveva bisogno di te. Viverti anche solo quei pochi giorni gli è bastato.”
“A me no” ribatte Stiles asciugandosi una lacrima.
“Mi dispiace, è colpa mia.”
Il ragazzo ha la testa bassa, le guance rosse e a Stiles fa una tenerezza assurda. “Derek ha sempre preso delle decisioni discutibili e, di certo, la colpa non è tua. Sono Stiles” si presenta allungando la mano.
“Eli” risponde stringendogliela.
“Bene, Eli, che ne dici se ti offro qualcosa di caldo e chiacchieriamo un po’?”
Stiles nemmeno sa da dove arriva quella proposta ma di una cosa è certo: non è un caso aver trovato Eli lì quel giorno. Vuole credere che sia stato Derek a volere il loro incontro e, nonostante conosca Eli solo da una manciata di minuti, sente già la loro appartenenza.
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