Entriamo a casa,ci mettiamo il pigiama e io mi strucco mentre lui va in cucina suppongo a bere. È mezzanotte del 25 dicembre,abbiamo passato il nostro primo Natale insieme ed è stato bellissimo.
*flashback sulla spiaggia*
Siamo seduti sugli scogli a guardare il mare di focene completamente da soli. Se è un sogno vi prego fatemi dormire per sempre. <eli senti,ti volevo dare il mio regalo di natale,dato che ce l'ho qua e non mi va di fartelo aprire davanti a tutti> dice lui interrompendo il silenzio. Si era portato regalo che mi doveva fare. <io n-non ce l'ho qui e-> cercai di dire ma venni interrotta dal suo solito sorrisino. I capelli non erano abbastanza lunghi da legarseli quindi se li teneva sempre sciolti o portati indietro da qualche mia fascia per la skincare. Un giorno sono entrata in cucina e me lo sono ritrovata con tutto concentrato a scrivere con una fascetta rosa col fiocco rubata a me. Non ho mai riso così tanto in tutta la mia vita. La camicia quasi del tutto sbottonata lasciava intravedere i suoi addominali fantastici. Odiava mettersi la camicia ma sapevo che lo adoravo quando si vestiva elegante, quindi ogni tanto mi lasciava questo piacere (specialmente quando si doveva far perdonare). Anche per questo aveva l'orologio,sapeva che non mi importava minimamente il suo valore,ma una della prime volte che l'abbiamo fatto ce l'aveva,e gli avevo detto che adoravo il contatto freddo del metallo sulla mia pelle. Ignaro del fatto che anche guardarlo mettersi l'orologio richiedeva un alto livello di autocontrollo per non saltargli addosso. C'erano poche cose di Mario che non richiedessero una buona dose di autocontrollo per non saltargi addosso ora che ci penso.Gli occhi color nocciola si erano persi nei miei come suo solito,si leccò le labbra con un gesto naturale,che mi fece venire la pelle d'oca. Tira fuori una scatolina dalla tasca dei suoi pantaloni,mi metto un mano davanti alla bocca un po' per assolvere l'ansia un po' per mascherare il sorriso da bambina di otto anni a cui hanno appena fatto un complimento per un suo disegno che mi era spuntato sul viso. Apre la scatolina rivelando un anello di oro bianco con un diamante abbaiante al centro. Mi resi conto che era il momento di dire qualcosa dato che stavo lì a fissare lui e il regalo da un minuto. <Mario io non so cosa cosa dire,g-grazie, è stupendo> dissi ancora fissandolo. <non dire niente allora> disse prendendo l'anello mettendomelo all'anulare della mano sinistra. È incredibile come faccia a farmi sentire sempre a mio agio e al sicuro con lui,fin dal primo sguardo.
*fine flashback*
lo vedo farsi un bicchiere d'acqua con vicino degli psicofarmaci. Si gira e mi vede. Degludisce profondamente appoggiando le mani ai lati del lavabo.《Pensavo ci mettessi di più》dice. 《E io pensavo avessi smesso》dico con gli occhi lucidi. 《Ho ricominciato dopo l'incidente per mio padre,sono somministrati,e li sto scalando》dice guardando un punto non identificato. Incomincio a piangere. Non ce la faccio. Vedere soffrire la persona che ami è peggio di soffrire te.《Oi》dice prendendomi la faccia tra le mani. 《Sto bene ok?》dice abbracciandomi. Tra le sue braccia mi sento sempre protetta. 《Non ti credo》dico tra un singhiozzo e l'altro. 《Dici sempre così e poi ti ritrovo al San Camillo perché ti sei ubriacato》continuo. Lui si limita ad accarezzarmi i capelli stringendomi a lui. 《Io non sto bene se tu non stai bene》dico. <non voglio mettere anche te nei miei casini come ho già fatto. Elisa io sono un caso perso. Faccio soffrire chiunque mi stia intorno. Tu hai visto già troppo di me,e hai sofferto troppo per me. Non guarirò mai,sono destinato una vita di perenne sofferenza,e non ti voglio trascinare con me, perché sei un angelo e meriti il meglio. Io ti faccio solo male> dice. <se dobbiamo sprofondare, insieme.> gli rispondo. <Mario io senza di te ero una ragazza cresciuta troppo in fretta che non credeva più in niente,a cui la vita aveva dato troppe sofferenze. Convinta che non ci fosse più nulla di bello per lei al mondo,che fosse tutta merda. Mi ero impedita di amare per non provare più dolore,soffrendo ancora di più. E poi sei arrivato tu,col tuo accentino genovese del cazzo e tanti mostri dentro. E mi hai fatto innamorare. Mandando a puttane tutti i miei propositi. Quindi sti mostri li guariamo assieme ok?> dico l'ultima frase prendendo il suo viso tra le mani,accarezzandogli le guance bagnate di lacrime. Ora è lui a piangere. Pensa che coppia di bellissimi disagiati. Finiamo il piantino e ci guardiamo negli occhi sorridendo. <e poi prima di lasciarci mi devi portare a parigi,non pensare di scampartela così eh> dico. Fa un sorrisetto che conosco troppo bene,e infatti un secondo dopo mi ritrovo in braccio a lui con la faccia sulla sua schiena e il ventre sulla sua spalla mentre mi tiene dalle gambe. <mi lasciii> urlo tra le risate. <no> mi risponde ridendo. mi poggia sul letto con pochissima delicatezza. <sei per caso ossessionato da me Molinari?> gli chiedo con vocetta perversa. <troppo> mi risponde baciandomi. Mi mette giù mettendo le mani ai lati della mia testa baciandomi. Mi bacia il collo fino alla maglia. mi guarda come per chiedermi il permesso. Acconsento con la testa e lui me la leva con un gesto veloce. Gli accarezzo i capelli mentre continua ad andare giù. Mi bacia il seno e io gemo leggermente. Mi sento il ventre premere sempre di più. Mi bacia la pancia fino ad arrivare al pantalone del pigiama che sfila velocemente. Bacia tra il tessuto degli slip di Victoria Secret in pizzo nero e la mia pelle. <posso?> mi chiede guardandomi. <si> dico quasi gemendo. infila le mani nelle mie mutande baciandomi. Ho gambe che tremano,lui mi stringe dolcemente la coscia e io gli tiro lievemente i capelli. Da lì facciamo l'amore. Non sesso. Amore. Quindi baci, abbracci,carezze,frasi dolci,andare piano. Finiamo e io mi appoggio col la testa al suo bicipite. Finiamo per perderci l'uno negli occhi dell' altro con l'oscurità attorno. <dov'eri tutto questo tempo?> mi chiede giocando con una mia ciocca di capelli. <nella tua stessa città,pensa che coppia di rincoglioniti> dissi ridendo leggermente. E finimmo la serata a ridere come due deficenti di cose che probabilmente non facevano neanche ridere. Lo amo.

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Purple
Fiksi RemajaQuesta storia è ambientata a Roma, sul set di un film. Elisa Moncada è una attrice nata e cresciuta a Roma,ma si è trasferita a Milano appena compiuti 18 anni,ha un passato orribile ma nonostante tutto ha sempre trovato la forza di andare avanti,e o...