Mario's POV
Bianco. Vedo tutto bianco. Piano piano incomincio a vedere qualcosa sfocato:sono in una stanza completamente bianca e una porta. Sposto lo sguardo sul mio corpo. Sono attaccato a una flebo. Il mio cervello ci mette un pò a realizzare. Merda. Sono in un ospedale. L'ultima cosa che mi ricordo sono io che mi ubriaco totalmente,poi solo qualche flash: Ribalto sedie e spacco tutto,tiro pugni dovunque,il mio riflesso nell'ascensore,guido strafatto,tutti i clacson,un botto, e poi buio. Entra un dottore che inizia a farmi delle domande di cui io capisco poco e niente ma rispondo,mi dice di riposare:la fai facile. Sento bussare e mi sveglio,anche se non stavo del tutto dormendo. 《Avanti》dico. Elisa apre la porta, la chiude e rimane pietrificata per qualche secondo. Direi che è ora di dire qualcosa. 《Scusa》dico. Lei corre da me e mi abbraccia con cautela. La stringo più mentre lei piange leggermente. Si mette seduta sul letto e mi accarezza il viso. 《Come stai?》Mi chiede. 《Con te》dico e lei mi bacia a fior di labbra.Le sposto una ciocca dietro l'orecchio. 《Non voglio che stai male per me》gli dico《Io sto male se tu stai male》risponde. <ne parliamo bene a casa,ora sei già abbastanza provato> dice. <i medici dicono che mi fanno qualche ultimo esame e mi dimettono entro qualche ora> dico. <tu vai a casa e riposati intanto,io sto benissimo,te prometto> dico. <sicuro che non vuoi che rimanga?> mi chiede. <sto benissimo eli, seriamente> le rispondo. <piuttosto,sai se qui mi scoprono se fumo?> gli chiedo per deviare l'argomento. <sarebbe da testare,ma in ogni caso, penso di si>risponde guardando la stanza. Alzo la testa e solo ora vedo il crocifisso appeso sopra di me. Faccio una faccia indescrivibile e lei ride. <che bella che sei> dico accarezzandogli la guancia.
-fuori dall'ospedale appena finite le visite-
esco dall' ospedale e mi guardo un po' in torno per capire dove andare, dato che non avevo la macchina ovviamente. Sento un clacson fortissimo ma breve e guardo l'auto in questione,la riconosco subito: la Jaguar di Elisa. Vado verso la macchina e entro. <stai insinuando che non saprei ritornare a casa da solo?> dico guardandola. <sai com'è,sei appena stato dimesso dopo aver fatto un incidente da ubriaco> mi risponde. <posso guidare io?>gli chiedo. <manco pe niente, è la mia macchina,guido io》Mi risponde. Stiamo in silenzio per tutto il tragitto fino a casa. Entriamo e ci sediamo entrambi sul divano. 《Se te la senti,potresti dirmi il perché l'hai fatto》Chiede. Prendo un sospiro. 《Come sai non ho mai conosciuto mio padre,mia madre mi ha sempre detto che non si sentiva pronto nonostante stessero insieme da tanto e si amassero. Non è mai stata incazzata con lui,non so come,io lo odiavo a morte. Ieri,dopo che sei uscita,mi ha chiamato mia madre. Di solito le cose importanti me le dice sempre dal vivo,ma questa volta mi ha detto che si doveva fare al più presto. -prendo una pausa- Mi ha detto che mio padre mi voleva conoscere.》dico. 《Cosa vuoi fare?》Mi chiede. 《Non puoi pretendere che tutti si sentano in grado di fare il genitore,ma lui non è mai stato mio padre,e non può pretendere di venire dopo anni e dirmi "ehi sono tuo padre,e da oggi mi devi trattare come tale". Non è mai stato mio padre e mai lo sarà.> dico. <io non ho mai conosciuto mia madre. Mi ha partorito e se n'è andata. Mio padre per mantenermi ha incominciato a fare brutti lavori,e poi l'hanno arrestato. Ho passato gran parte della mia infanzia da una famiglia affidataria all'altra,e la mia adolescenza in una comunità. In comunità non stavo poi così tanto male a dirla tutta,ero finita lì non per cose che avevo fatto io, quindi ero abbastanza libera, ovviamente secondo le restrizioni. Vedendo le famiglie dei mie amici che non erano in comunità capii che alla fine non stavo manco tanto male. Vedevo mio padre ai colloqui ogni settimana, diceva che ero l'unica cosa che lo teneva vivo lì dentro,la felicità nei suoi occhi ogni volta che gli dicevo di ogni mio anche minimo progresso era impagabile. La mia compagna di stanza si chiamava Elena,è mia sorella in cristo. Si è trasferita a Londra,si è trovata un ragazzo,dei nuovi amici,fa la giornalista,ha una figlia. Mio padre è uscito dar gabbio quando io ero già maggiormente, si pente di tutto,ma l'ha fatto solo per il mio bene. Ora ci vogliamo un bene dell'anima proprio come padre e figlia,ci siamo sempre stati l'uno per l'altro nonostante tutto. Non smette di ripetermi di quanto è fiero di tutto quello che faccio,tutto quello che abbiamo passato ci ha resi più forti. Mia madre se n'è andata perché non si sentiva pronta,e detta sinceramente,non sono così forte da rivederla》Dice. Si è aperta completamente con me. So che preferisce non parlare del suo passato,e il fatto che abbia deciso di aprirsi proprio con me mi fa capire che si fida. Ci tengo veramente tanto a lei,non per come scopa o altro,ma per come mi sveglia la mattina,come mi guarda,come mi insegna a cucinare,per come si prende cura di me e io di lei,per come ridiamo insieme.Mi sto innamorando. La abbraccio e gli faccio poggiare la testa sul mio petto. <eli senti ti devo dire una cosa> dico. <dimmi> mi risponde guardandomi. <Ci tengo veramente tanto a te,anche se non sembra. Ogni giorno che passiamo insieme mi rendo conto di quanto sei fantastica e di quanto ci completiamo a vicenda.> dico. le sposto una ciocca dietro l'orecchio e le nostre labbra si uniscono. Ogni volta che la bacio mi sembra come la prima volta. <cosa siamo noi?> mi chiede dopo esserci staccati. <non lo so> le rispondo. <non credo ci sia bisogno di una descrizione-fa una pausa e sorride-anche se,a quanto ricordo,alla festa di halloween,mi avevi descritto come la tua ragazza.>finisce con un sorrisino. <vuoi che ti chieda di essere la mia ragazza?>gli chiedo sorridendo. <fai te> dice alzandosi. Mi prende la mano. <ti va la gricia?> mi chiede. La guardo. Sono rimasto solo sul divano un po' spiazzato. Lei se ne accorge e ride. Mi alzo e andiamo in cucina a preparare la gricia. Dopo aver mangiato ci fumiamo una sigaretta. 《Dici che dovremmo provare a smettere con ste robe e l'erba?》Mi chiede 《Può darsi,ma alla fine con le sigarette possiamo provare a diminuire tanto,con le canne alla fine te ne fai una ogni tanto,quindi non fanno manco tutto sto male》rispondo. Lei annuisce e fa un altro tiro. Dopo aver finito di fumare la prendo in braccio e l'appoggio sul letto stendomi vicino a lei. Mi mette una mano sul petto e io mi giro verso di lei. Gioco con suoi capelli facendo scivolare la mano fino alla scollatura del pigiama di victoria secret. Il resto lo lascio all'immaginazione.
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Purple
Teen FictionQuesta storia è ambientata a Roma, sul set di un film. Elisa Moncada è una attrice nata e cresciuta a Roma,ma si è trasferita a Milano appena compiuti 18 anni,ha un passato orribile ma nonostante tutto ha sempre trovato la forza di andare avanti,e o...