neve

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Mario's POV

<buongiorno> guardo Elisa appoggiata allo stipite della porta. <buongiorno,come mai sveglio così presto?> dice venendo verso di me e sedendosi sulla penisola della cucina. Gli poggio le mani sulle sue coscie <preparato le valigie?> gli chiedo. <no, perché?> mi chiede. <bhe sbrigati,se partiamo tardi c'è traffico> <mi spieghi perfavore?> <ti avevo fatto una promessa la prima volta che l'abbiamo fatto,ti ricordi?> le spiego e lei dopo un attimo di sorpresa mi bacia. <ti amo> dice. <ti amo anche io> dico. Mi bacia un ultima volta e va in camera. Vado a cambiarmi e un ora dopo siamo in macchina. Dopo un ora e mezza di viaggio passato a cantare arriviamo a destinazione. Ci accoglie la tipa bionda dell'altra volta e diciamo che elisa non sprizza di gioia a vederla. <vi accompagno alla stanza> dice la bionda guardandomi. <grazie ma sappiamo benissimo tutto,ci siamo già stati> interviene elisa. <va bene,ecco la tessera> dice. entriamo nell'ascensore. <mi è piaciuto come hai risposto alla tipa> dico cingendo i fianchi a elisa. <è una morta di cazzo> dice,mentre io gli sto già baciando il collo. <prima andiamo a farci un giro nel paesino> dice spostandosi leggermente. Sbuffo mentre ci dirigiamo alla porta mano nella mano.

Camminiamo mano nella mano per il paesino,che è già quasi totalmente sopraffatto dalla neve. Mi piace molto qui: sono sempre stato abituato a vivere in città come Milano o Roma,che per quanto possano essere convenienti da un punto di vista lavorativo e sociale,ti portano ad essere quasi sempre molto triste. Sembra che tutti vadano perennemente di fretta,sempre in cerca dell'ultimo lancio da fare,l'ultima moda da seguire. a volte ti senti come se tutto il mondo stesse andando avanti e tu devi correre per stare al passo coi tempi,dimenticandoti di godere delle piccole cose. Così un giorno ti svegli e prendi consapevolezza di aver costruito un impero lavorativamente,ma di umano a trent'anni sei dieci passi indietro. Un paesino come questo ti rimette un pò i piedi per terra facendoti ricordare quali sono le piccole cose importanti della vita. Chiamare tua madre quando arrivi a destinazione,prenotare un tavolo per una cena con la tua donna,bere una birra con i tuoi amici mentre parlate del più e del meno,fare le coccole al tuo gatto mentre cerchi di non addormentarti guardando il fim a cui sei più affezionato. <mario ti posso fare una domanda?> la voce di Elisa interrompe i miei pensieri. <dimmi> ci sediamo su una panchina con la vista sul paesino innevato. <mi racconti delle tue relazioni passate?> quella domanda mi fredda un attimo. Non avevamo mai parlato dei nostri vecchi amori. mi accendo una sigaretta e inizio a parlare.<a 17 anni ho conosciuto cecilia,e per anni ho amato solo lei. Le ho dato tutto il mio cuore,e dopo che mi ha tradito e l'ho perdonata perché l'amavo, l'ha rifatto un altra volta e ci siamo lasciati definitivamente. Del resto ho avuto altre relazioni ma mi illudevo di amare quando non era così. Quando sono fidanzato sono fedele sempre, quando sono single sono abbastanza un puttaniere, però metto sempre prima in chiaro che non voglio niente così da non far soffrire nessuno.> le spiego. <mi vuoi raccontare qualcosa di te?> le chiedo. <mi sono innamorata per la prima volta alle superiori,a 15 anni. Si chiama Flavio,16 anni, è stata una bellissima relazione durata quasi 4 anni. Ci eravamo dati anima e copro ma alla fine ci eravamo consumati a vicenda. Litigavamo per la minima cosa,eravamo cresciuti e cambiati troppo entrambi. Abbiamo cercato di salvare quel rapporto in tutti i modi ma alla fine siamo solo finiti a stare più di merda. Adesso siamo amici e rimane un capitolo importantissimo della mia vita,ma non ci amiamo più.> finisce di dire. <dopo hai avuto altre relazioni?> le chiedo. <si, marco,e durata sei mesi,anche troppo. Mi ha fatto dubitare di me me stessa,mi screditava sempre sia dal punto di vista fisico che mentale. Un giorno mi ero decisa a chiudere ed ero andata a casa sua> prende un respiro, mentre una lacrima le riga la guancia. <continua fino a quando te la senti> dico asciugandole la guancia. <l'ho trovato con un altra,la tipa vedendomi se n'è andata,e quando mi ha visto incazzata mi ha picchiato. Sono scappata e ho chiamato i miei amici che mi hanno aiutato. È passato ma resta una ferita aperta.> La abbraccio. Le prendo il viso a coppa fra le mie mani. <la ricuciamo insieme elisa> le dico e lei mi bacia. Pranziamo ad una trattoria tipica nel paesino e ci incamminiamo un po' nella neve. Eli prosegue un po' avanti a me per vedere le indicazioni del percorso: momento perfetto. Mentre lei è concentrata a capirci qualcosa del percorso per entrambi io prendo un po' di neve da terra e la modello fra le mani fino a creare una specie di sfera. Prendo la mira e lancio la palla di neve,che le arriva sulla spalla. Si gira e mi incenerisce con lo sguardo, subito dopo crea una pallina e me la scaglia contro il petto. Iniziamo a ridere e le lancio una palla che le arriva nei capelli,rimane immobile e al che non mi trattengo e scoppio a ridere. Mi inizia a lanciare neve a caso, di cui metà mi arriva e metà no,data la scarsa mira. Mi avvicino e le blocco i polsi. Cazzo quanto è bella. Non mi ci abituerò mai. <ritorniamo in hotel> le sussurro all' orecchio mentre le bacio il collo,fa un versetto di approvazione e in un quarto d'ora siamo in camera. La appoggio sul letto e le sfilo il maglioncino,le bacio il collo fino alla gola mentre lei ha le mani fra i miei capelli. <mario> geme quando le tocco il seno morbido. Mi toglie la maglietta e inizia a lasciarmi una scia di baci dal petto fino all' elastico dei boxer. Mi guarda mandando in tilt quel poco di buon senso che mi era rimasto. La rimetto sotto di me,afferro i il bordo dei suoi pantaloni e li tiro giù insieme alle mutande non molto delicatamente. Le mordo dolcemente l'interno coscia,infilo due dita dentro di lei. Geme e inizio e fare dentro fuori. <mario> ansima. Non c'è più niente nei miei pensieri. Solo lei,il suo viso angelico,i suoi occhi e il suo corpo. Mi tolgo anche gli ultimi strati di tessuto che mi separano da lei e prendo il preservativo. Mi blocca il polso e la guardo smarrito. <prendo la pillola> dice. Sia avvicina al mio orecchio e mi succhia il lobo. <ti voglio sentire tutto> sussurra. <cristo elisa> gemo. Lancio la bustina di plastica chissà dove e ritorno da lei. <guardami negli occhi> dico mettendo una mano sul materasso per sorreggermi. Entro finalmente dentro di lei. cazzo. Si stringe attorno a me e io inizio ad assestare spinte decise ma dolci. Capisco il ritmo in cui le piace e continuo così,ma finisco per accelerare preso dal momento. <mario> mi mette una mano sul collo. <elisa> ansimo profondamente. Dò una spinta più forte e lei urla leggermente. <piano> mi dice. Cazzo. Ritorno ad mettergielo più piano e cerco di capire meglio se è troppo. Elisa non era vergine prima di me,ma non ha una vita sessuale molto attiva quando non è fidanzata,quindi cerco sempre di andarci piano. Anche se cristo se è brava. Comincia ad ansimare di piacere,vado leggermente più veloce e lei apprezza. Veniamo insieme e per descrivere quella sensazione non bastano parole. Mi sento come se non fosse vero,come se si mettesse in pausa la realtà per un attimo che a me sembra infinito. Gli lascio un bacio sulla fronte e mi stendo accanto a lei. <mi sembra sempre di toccare il cielo con un dito> dice dopo un po' guardandomi. <noi siamo almeno tre metri sopra al cielo> dico facendo riferimento a un film con cui lei è in fissa. <ti ricordi di tre metri sopra sopra al cielo?> si alza sui gomiti con gli occhi spalancati dalla sopresa <guarda che ti ascolto quando parli eh> dico ovvio e lei mi bacia. <già stanco?> chiede ad un soffio dalle mie labbra. Neanche il tempo di finire la frase che mi rifiondo su di lei. Finito ci addormentiamo abbracciati.

<scusami ragazzo potresti sederti per favore,mi metti paura> dice una bambina in braccio alla madre,dato che stavo facendo avanti e indietro per la stanza.<si scusami> dico sedendomi. Mia madre è da sola dentro una stanza di ospedale da ore e io non posso sapere neanche che cazzo è successo o come sta. Mi sudano le mani,tremo e mi tocco i capelli ogni tre secondi. Sono qui da ore,ho visto gente entrare e uscire più e più volte e io sono sempre qui e non cambia un cazzo. Dopo un po' seduto su quella sedia cado fra le braccia di Morfeo. A svegliarmi è un medico che mi scuote. <ci sono aggiornamenti?> chiedo mettendomi a sedere di scatto. <si,vieni ragazzo> mi dice portandomi  in un ufficio nell' ospedale. Si sedie dietro alla scrivania e io sulla sedia davanti. <sai ragazzo la vita a volte da batoste ma-> <sono passato da una casa famiglia all'altra come un pacco da quando avevo sei anni,vada dritto al punto> lo incito. <tua madre è affetta da un tumore> sono le uniche parole a cui il mio cervello riuscì a dare un significato,poi il tipo continuò a pronunciare lettere mischiate fra loro.
Un tumore.
Per la seconda volta volta.
Mia madre senza energie per un altra volta.
Io rispedito da una famiglia all'altra come un regalo riciclato.
In un attimo ero dentro un altro centro sociale.
Risentivo le urla.
La voce di mia madre stanca.
Sudavo freddo.
Le prese in giro dei bambini.
Ho il fiatone.
L'immagine di mio padre nei sogni.
Ho l'amaro del sangue in bocca.
Mi sento soffocare.

Prendo un respiro enorme,ho il battito a mille e sto urlando. Due mani calde mi avvi
olgono il viso.<ci sono Mario,ci sono io> sento la voce di Elisa come la lama di luce nei dipinti di Caravaggio:la salvezza. <è finito> mi rassicura tentando di far regolarizzare il fiatone. Mi abbraccia e affondo il mio naso fra i suoi capelli. <respira> mi dice. Dopo un po' mi calmo finalmente e lei mi prende un bicchiere d'acqua. <ti capitano spesso questi incubi?> mi chiede. <da quando stavamo insieme erano praticamente finiti, nei brutti periodi molto> le rispondo mentre è accoccolata fra le mie braccia. <è tutto finito> mi rassicura. Dopo un po' lei si addormenta con la testa sul mio petto. <grazie di esserci sempre,non so come fai a sopportarmi> le sussurro prima di cadere anche io fra le braccia di Morfeo.

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