Mario's POV
Mi svegliai con elisa sopra di me con solo la mia felpa blu e delle mutande addosso. 《Mi svegli così ogni mattina?》dico stropicciandomi gli occhi. 《Sisi,ora preparati che dobbiamo andare》dice scendendo da me. 《Resta qua》dico attirandola a me. 《Anche perché do vado che tra poco non riesco a camminare》Mi risponde. 《Dovevi aspettartelo》gli rispondo. Lei ride. Mi alzo leggermente per guardarla meglio. 《Apparte gli scherzi,è stato bellissimo》gli dico. 《Come facciamo a stare altri 5 mesi nella stessa casa?》Mi chiede. 《Non lo so》gli rispondo. 《E se poi litighiamo?》Mi chiede. 《Facciamo pace》gli rispondo. 《Mi faccio una doccia veloce e scendiamo》Mi dice alzandosi. Mi alzo mettendomi davanti a lei. 《Me la devo fare anche io una doccia dopo ieri》dico. 《Si,io già non riesco a camminare,se facciamo pure la doccia insieme mi devi portare in braccio》Mi risponde andando in bagno. Gli do una pacca sul culo 《la scopata non ti è bastata a farti diventare un pò meno acida?》dico con un sorriso da schiaffi. 《La scopata non ti autorizza a darmi pacche sul culo quando vuoi eh》dice. 《No ma infatti io co quel culo ci devo fare altro》gli rispondo. 《La possiamo smettere di parlare del mio culo?》Mi chiede lei. 《Passiamo direttamente al pratico》dico prendendola in braccio. 《Lasciamiii》Mi urla ridendo e come risposta ha una pacca sul culo. Ridiamo e entriamo in doccia. Il resto lo lascio alla fantasia. Usciamo dalla doccia e la appoggio sul mobiletto vicino al lavandino. 《Come va?》gli chiedo ancora con il fiatone passandogli un asciughiamo. 《Io non so come farò a camminare fino a sotto》Mi risponde. Io rido e gli do un bacio a fior di labbra. Finiamo di prepararci e scendiamo per fare colazione. Nella sala colazione troviamo solo il mio amatissimo Andrea e il regista. 《Buongiorno,perché gli altri non ci sono?》chiedo io. 《C'è stata una bufera sta notte,oggi saltano le riprese,potete fare il cazzo che volete》dice Andrea. Guardo Elisa e lei prende parola. 《Okkk,se volete scusarci noi andiamo,buona giornata》dice lei. Ritorniamo di sopra. Poggio le mani sui suoi fianchi e lei sul mio collo. 《Che facciamo?》gli chiedo. 《Mi avevi promesso che dovevamo fare a palle di neve》dice lei. Cazzo che bella che è. Io la prendo a principessa e lei ride. 《Sei speciale》dico guardandola. Mi bacia. Ci stacchiamo,usciamo dalla camera e incominciamo a correre per i corridoi dell'albergo mano nella mano. Usciamo fuori e scoppiamo a ridere. 《Abbracciami che ho freddo》Mi dice lei ridendo. Restiamo abbracciati per un pò. Ci stacchiamo e io prendo un pò di neve,la modello e gliela lancio addosso,lei fa lo stesso 《lisciooo》dico quando mi sfiora,lei mi lancia un altra palla colpendomi sul petto,《sucaaa》Mi risponde e io gliene lancio un altra. Continuiamo così per un bel pò,senza pensare a la gente che ci potrebbe fotografare,ai telefoni,a come stanno i suoi capelli o a se ho il giubbotto perfetto.Ridiamo come due bambini che giocano a palle di neve. Dopo un pò ci sediamo su una panchina là vicino stravolti. 《La prossima volta andiamo a sciare》dice lei con la testa appoggiata sulla mia spalla mentre guarda il paesaggio. 《La prossima volta ti porto qui,non per il film o insieme ad altri,solo noi due》dico guardando il panorama. 《Sai che sei molto romantico》Mi dice. Ogni volta che parliamo si crea una nuvoletta di fumo per il freddo. Tiro fuori una canna e l'accendo. Ce la smezziamo e parliamo del più e del meno. 《Ti devo far conoscere i miei amici un giorno》gli dico. 《Hai molti amici a Roma ve?》Mi chiede. 《Abbastanza,forse li conosci pure》gli dico. 《Tipo?》Mi chiede. 《vaz tè e izi te dicono qualcosa?> gli chiedo. <non ascolto molto la trap genovese,forse li ho sentiti nominare qualche volta> dice lei. <un giorno te li faccio conoscere>dico. <dici che gli sto simpatica?> dice lei <a chi può stare sul cazzo una come te?> gli chiedo. <ti potrei fare una lista bella lunga>mi dice lei. parliamo e fumiamo per un bel po', finché non inizia a tirare un vento porco e rientriamo. lei si mette sul letto a contemplare il soffitto e io faccio lo stesso. <mi racconti un po' di te?> mi chiede. mi giro e la guardo:non sembra tanto fatta. <che vuoi che ti dica?> gli chiedo. lei si gira e mi guarda. <ieri mi hai detto che hai fatto avanti e indietro tra Genova\Milano, perché?>mi chiede. Potrei inventarmi una scusa e eclissare l'argomento come faccio sempre,ma gliene voglio parlare. <sicura di voler sentire una storia che più triste non si può?>gli chiedo mentre lei gioca con i lacci della mia felpa. <si>mi risponde sicura.
Da questo momento in poi inizierà una parte dove parlerà solo Mario,dategli l'intonazione che volete.
<non ho mai conosciuto mio padre,ci abbandonò non appena mia madre gli disse di essere incinta. Sono stato fino a cinque anni in un centro di accoglienza,con ragazzi della mia stessa età con storie peggio o uguali. Di quel posto ho solo qualche flash: Un tizio che si faceva una siringa,i mille dialetti e lingue che si parlavano lì dentro e le cazziate delle direttrici. A cinque anni mia madre si ammalò. Mi mandarono in una famiglia affidataria a Genova,a scuola mi hanno sempre fatto sentire in difetto per la mia situazione,anche le maestre. Una sera,ebbi il mio primo attacco di rabbia,gridavo che volevo mia madre,che loro non erano i miei veri genitori,che volevo una vita come gli altri ragazzi. Mi concessero di vedere mia madre una volta a settimana la domenica. Venni spostato come un pacco da una famiglia affidataria all'altra.> faccio una pausa. Mi pizzicano gli occhi,mi scende una lacrima,lei mi asciuga la guancia con cautela. Non voglio farmi vedere così da lei. <vai avanti finché te la senti>mi dice. <Incominciai a far uso di psicofarmaci somministrati. Da lì non ho mai smesso. Mia madre guarì da i due tumori,e io mi trasferii a Cogoleto,in provincia di Genova con lei. Incominciai a fare freestyle già in prima media,e lì capii che quello era il mio futuro. Era il mio sfogo,un modo per dire agli altri quello che sono. Iniziò l'adolescenza,e con lei tutte le prime esperienze,le droghe,le tipe,i casini. A sedici anni lasciai la scuola per dedicarmi completamente al rap. Tornassi indietro l'avrei continuata.
Inoltre avevo scoperto la pugilato.
Il rap era il mio futuro, l'estratto del mio carattere,e la pugilato il mio sfogo. Inoltre avevo anche dei lavoretti per non pesare su mia madre. A 20 anni mi trasferì con Mirko (Rkomi) a Cavalcairate e poi anche Andrea (Bresh). Mi sono anche innamorato per la prima volta, di Cecilia,la mia ex. Ho scoperto cos'è l'amore con lei, però ora la conservo solo come un bel ricordo che mi ha fatto crescere.
Ho iniziato a pubblicare sul serio i miei primi ep,sono piaciuti fin da subito a un sacco di gente. È arrivato il successo,le donne,i soldi. Era tutto completamente nuovo,non ero abituato. La rabbia,li stress e tutto il resto è aumentato,e io prendevo Xanax e psicofarmaci come zucchero per tenermi calmo. Ci sono stati alti e bassi,sono stato una merda come una meraviglia. Arrivavano sempre buone notizie per il lavoro,i pezzi andavano una meraviglia,ma io stavo sempre più una merda. Mi è sembrato di toccare il fondo ogni volta,e la volta dopo era peggio. Feci soffrire la gente che ci teneva a me,e mi odiavo ancora di più per questo. Era diventata normalità,ma poi guardandomi intorno capii che quella non era normalità. Così iniziò la mia risalita. Ogni mio traguardo mi spronava ancora di più a non smettere di crederci mai. È stata difficile, c'erano ancora e ci sono degli episodi,ma posso dire di essere guarito.
Mi hanno offerto di fare il protagonista in un film a Roma,e consultami anche con la mia psichiatra ho capito che per guarire del tutto dovevo andarmene da Milano, quindi ho accettato.
Lì ho trovato una splendida ragazza che mi ha colpita fin da subito. È la versione migliore di me stesso.>concudo. La guardo:ha gli occhi lucidi e le mani che giocano con i miei capelli. <se un giorno rincontrasti tuo padre,cosa gli diresti?> mi chiede. <Se n'è andato perché non si sentiva in grado di essere padre,non a tutti puoi dare questa responsabilità. Ma in ogni caso,non è stato con me per tutta la vita,e non può pretendere di presentarsi così adesso e aspettarsi che io lo tratti come mio padre. Perché un padre è quello che ti cresce,non quello che ti fa nascere.> Gli rispondo. <quando ti ho visto ho pensato fossi un fregno con un ego spropositato figlio di papà. Invece siamo più simili di quanto pensiamo. Forse un giorno ti racconterò anche la mia di storia> mi dice. La bacio e ci addormentiamo così.

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Purple
Novela JuvenilQuesta storia è ambientata a Roma, sul set di un film. Elisa Moncada è una attrice nata e cresciuta a Roma,ma si è trasferita a Milano appena compiuti 18 anni,ha un passato orribile ma nonostante tutto ha sempre trovato la forza di andare avanti,e o...