XVI

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12:32 PM

Mi trovavo nella stanza d'hotel avvolta dalle coperte calde e la luce che entrava dalle persiane era debole e offuscata dalla tenda ancora chiusa. I miei occhi erano impastati ancora dal sonno ed il mio corpo era molto indolenzito.
Mi girai rapidamente per controllare se Tom fosse al mio fianco. Ma così purtroppo non fu.
Quando mi alzai finalmente dal materasso che ormai aveva acquisito la forma del mio corpo, mi sciacquai il viso con un po' d'acqua fredda. Misi una tuta molto larga e rubai dall'armadio di Tom una maglia a maniche corte, per poi dirigermi verso la camera di Hanna e Adam che avevano naturalmente dormito insieme ora che il loro fidanzamento era ufficiale.
Bussai lievemente ma nonostante questo mi sentirono comunque.
Ad aprirmi la porta fu Adam che appena mi vise mi accolse in un'abbraccio caloroso.

Adam:"come stai Dana?" Chiese subito preoccupato.
Dana:" bene.." borbottai con la voce roca. La scorsa sera avevo urlato tanto fino a perderla.
Arrivò anche Hanna che fino a pochi secondi fa era ancora chiusa in bagno. Mi abbracciò anche lei e tenendomi per mano entrambi, mi fecero sedere sul letto. Adam prese il suo cellulare per mandare un messaggio a tutti gli altri dove li avvisava che ero finalmente sveglia.
Erano tutti così preoccupati per me ma a me non interessava. Non mi importava cosa pensassero perché io avevo bisogno di Tom. Chissà cosa provava, chissà cosa pensava? Avevo lo sguardo perso nel vuoto, come se avessi bisogno di dimenticare tutto, ed effettivamente era così.
Adam e Hanna provarono a farmi parlare, a farmi delle domande
Ma rimanevo lì impalata, in silenzio, o almeno così fu fino a quando non arrivarono Bill, Gus, George ed Evelyn.
Mi provarono a spiegare tutti insieme ciò che era successo visto che la scorsa sera non ero lucida abbastanza da capire ciò che stava succedendo. Me l'ero scampata. Chissà cosa sarebbe successo se non avessero fermato tutta quella merda. Dove sarei ora? Ma soprattutto, dove diavolo era Tom?
Tutti parlavano provando a sovrastare i miei pensieri con le loro parole senza neanche rendersi conto che non li stavo nemmeno ascoltando.
Evelyn:"Dana noi vogliamo solo-"

Dana:"dov'è Tom?" Dissi secca e apatica, forse con un briciolo di preoccupazione nella voce. Nessuno mi rispondeva e mi fissavano tutti come se fossi una malata di mente appena uscita dal reparto psichiatrico.
Dana:"dov'è Tom?"

George:"Dana ascolt-"

Dana:"DOVE CAZZO SI TROVA TOM?"

Bill:"è all' ospedale. I suoi farmaci non hanno funzionato." Disse sbrigativo Bill.
Tutti mi fissavano atterriti senza dire niente mentre mi dirigevo di corsa verso la porta. Indossai le prime scarpe che trovai senza neanche preoccuparmi della giacca e uscì di corsa con ancora la maglia di Tom indosso. L'ospedale non era molto lontano dall'hotel, impiegai circa 10 minuti per raggiungerlo di corsa.
Entrai varcando velocemente la porta scorrevole, mi guardai intorno preoccupata ma non sapevo a chi chiedere informazioni, una dottoressa mi si avvicinò e mi spiegò brevemente dove Tom si trovasse dopo avermi chiesto chi stavo cercando naturalmente. 8° piano, la 9° stanza a sinistra. Presi l'ascensore per raggiungere la sua stanza, o meglio la sua sala, e quando arrivai, alla stanza numero 69 la spalancai di botto, facendo sobbalzare Tom, che era seduto su una poltrona girato verso la finestra.
Si girò cautamente per controllare chi fosse ad entrare nella stanza in modo così sprovveduto. Quando fu in piedi finalmente, corsi nelle sue braccia. Io scoppiai in lacrime.
Singhiozzando provai a fare uscire qualcosa dalle mie labbra, ma non riuscì ad esprimere niente di sensato se non "mi dispiace... Mi dispiace così tanto."
Tom mollò la presa e mi guardò dopotutto, e mi trasmise tristezza, tutto il senso di colpa che provava per non essermi stato accanto, solo guardandomi. Wow..
Tom:"a te dispiace? A TE DISPIACE DI COSA?"

Tom's POV

quando la mia paradiesisch entrò nella stanza mi mancò il respiro. Ero sovrastato dai miei pensieri in contrasto fra loro. Quando mi disse che le dispiaceva di essere stata poco prudente provai disprezzo, amarezza nei miei confronti da non esser stato tanto cauto da custodirla, o da proteggerla, ed ora lei era preoccupata per me. Non avrei permesso che stesse male.
Tom:"TI DISPIACE CHE QUEL FIGLIO DI PUTTANA TI ABBIA MESSO LE MANI ADDOSSO? NON HAI MOTIVO DI SCUSARTI!" Le urlai contro mentre iniziai a piangere anche io. Sembrava davvero annientata, abbattuta da ciò che le era successo, così, quando mi resi conto di aver esagerato abbassai i toni, e sta volta l'avrei protetta.. iniziavo a pensare di doverla proteggere da me...

Dana:"perché sei qui Tom? Lui non ti ha fatto niente?"

Tom:"no Dana. Io sto bene, ma i miei farmaci non hanno funzionato, come se qualcosa avesse scatenato in me una rabbia incontrollabile. Travolgente. E ne i miei farmaci ne i miei amici sono riusciti a fermarmi... Avrei potuto ucciderlo cazzo.. avrei potuto..."

Dana's POV

Dana:"no Tom.. non avresti potuto, Non eri tu a fare quelle cose. Io ti conosco Kaulitz, tu non faresti mai del male ad una mosca di tua spontanea volontà. Lo hai fatto per proteggermi!"
Dissi in preda alla disperazione, avevo paura di non riuscire a farlo ragionare. Avevo paura delle conseguenze.

Tom:"ma non ci sono riuscito. Quella che ha bisogno di aiuto adesso sei tu. Ma io non sono in grado di aiutarti ora."
Cosa intendeva con "non sono in grado di aiutarti ora?" Provavo a mantenere la calma ma non ero in grado di controllare le lacrime che scivolavano via dai miei occhi, o tanto meno il mio Kaulitz che scivolava via dalle mie braccia.

Dana:"Tom ti prego non.."

Tom:"ti prego vai via Dana. Io non ti faccio bene."

Urlai contro di lui. "IO TI AMO TOM." Con il cuore in mille pezzi, come se lo avessero calpestato. Provai ad asciugare le sue lacrime ma mi respinse. Prima di andarmene lì diedi un ultimo bacio d'amore, non potevo lasciarlo andare così. Non volevo andare via.

Tom:"vai Dana. Staremo meglio entrambi.." disse singhiozzando mentre mi guardava negli occhi.

Dana:"quindi mi stai lasciando?"

Tom:"io non sono la persona adatta a te. Ora vai e lasciami da solo." Disse freddo. Si asciugava il volto con la manica della felpa e si voltava per non guardarmi più. Scoppiai in un pianto disperato, di dolore e malessere. Mi voltai anche io a mia volta e uscì dalla porta chiudendola alle mie spalle, così creando in me un vuoto incolmabile. lasciando il mio Kaulitz in balia dei pensieri che lo stavano distruggendo, io lo vedevo, io riuscivo a sentirlo.

☆𝚒 𝚖𝚊𝚍𝚎 𝚢𝚘𝚞 𝚏𝚘𝚛𝚎𝚟𝚎𝚛 𝚖𝚒𝚗𝚎☆-Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora