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Maggio 2023

Roma non era mai stata così bella ai miei occhi. Nonostante il traffico, lo smog, il rumore dei clacson, riuscivo a soltanto a scorgere le cose belle. Il sole alto nel cielo turchese, nuvole simili a zucchero filato, una leggera brezza che giocherellava con i miei capelli ricci e corvini. Quel giorno lo avrei ricordato per sempre. Essere una specializzanda in medicina dello sport in un paese maschilista come l'Italia significava essere derisa ogni volta che si parlava di distorsioni alle caviglia, stiramenti e fisioterapia. Tutti mi avrebbero vista ginecologa o pediatra, ma la mia passione per lo sport non mi aveva permesso di decidere altro che non fosse questo.

Le domeniche pomeriggio passate a giocare a tennis con mio padre, le partite di Nadal in televisione, i biglietti costosissimi delle ATP Finals, erano tutto ciò che ricordavo essere stato associato alla parola ''felicità''.

Non nego di esser quasi svenuta quando il mio tutor mi aveva annunciato di esser stata selezionata come assistente dei medici personali degli atleti del più prestigioso torneo tennistico italiano: gli Internazionali BNL di Roma. Avevo accettato senza nemmeno rifletterci, facendomi carico di grandissime responsabilità senza nemmeno vedere un centesimo di euro. Mi bastava sapere che sarei tornata a casa ogni sera con l'odore della terra rossa addosso e con i piedi doloranti.

Mi avrebbero permesso si assistere a tutte le partite dai posti migliori, avrei potuto conoscere tutti i tennisti del torneo, ovviamente senza sottrarmi agli orari ferrei e quelle ridicole divise che assegnavano a tutti i membri dello staff.

L'autobus mi scaricò davanti al foro italico che erano le 7:30, non c'era nemmeno l'ombra di un curioso in attesa dell'arrivo degli atleti. Camminavo da sola per il viale di ingresso costeggiando le piscine, affiancata da due addetti alle pulizie. L'aria fresca di inizio Maggio aveva quasi l'effetto della caffeina, riuscendo a ridestarmi dopo una notte a dir poco interminabile.

I campi in terra battuta erano in perfetta condizione, venivano costantemente irrigati per poter ospitare le partite di allenamento dei futuri partecipanti al torneo. Le bellissime statue in marmo riflettevano la luce del sole che, insieme al silenzio, conferivano al Foro italico un aspetto surreale, come se fosse rimasto bloccato agli anni dell'Impero Romano.

-Guarducci?-

Mi voltai non appena sentii il mio cognome.

-Si, sono io- dissi indicando la targhetta che avevo giustapposto alla polo bianca col logo del torneo.

-L'assistente...-

A parlare era uno dei responsabili organizzativi del torneo, Mario Montana. Aveva circa 60 anni, sfoderava uno dei suoi migliori sorrisi e mi stava porgendo la mano per presentarsi. Sorrisi e feci lo stesso, nascondendo una punta di imbarazzo.

-Padiglione A, auditorium, ore 8:00-

Lo guardai con aria interrogativa perchè non stavo capendo a cosa si riferisse. Avevo visto decine di partite disputate in quel centro sportivo, ma non conoscevo minimamente la struttura adibita ad accogliere l'organizzativo e gli atleti.

-L'accoglienza. Conoscerai il personale medico e gli atleti. Ti hanno assegnato ai giocatori ATP. Sarai circondata da giovani promesse e vecchi volponi che ti faranno sgobbare come non mai. Molto probabilmente sarai la loro cameriera, non la loro ''dottoressa''-

Stavo letteralmente andando in fiamme per come aveva appena sminuito la mia professione. Per loro, quel mondo, era solo pr maschi. Se eri donna e rientravi nel circuito dei medici specializzati in tennis, molto probabilmente, era merito di qualche conoscenza o genitore importante. Io mi ero costruita da sola, a partire dai miei primi anni di università.

-Ok. Non si preoccupi, sarò una dottoressa in gamba. Non avere gli attributi fisici non significa che non si abbiano in senso figurato-

Mi voltai guardando l'Apple Watch, rendendomi conto che mancavano pochi minuti all'incontro con i team. Mi diressi verso un grande edificio che aveva tutta l'aria di essere il padiglione centrale. All'ingresso, mi resi conto che non mi avevano ancora fornito il badge per sbloccare i tornelli riservati al personale e ai giocatori. Imprecai tra me e me e cercai di capire se ci fosse qualcuno dall'altra parte. Una donna sulla cinquantina era troppo intenta a giocare sul telefono per accorgersi di me.

-Hey, mi scusi...- provai senza ottenere risposta.

Senza rendermene conto il tornello scattò. Pensai ad una magia, una sorta di incantesimo che aveva voluto salvarmi da un momento a dir poco imbarazzante. Mi bastò abbassare lo sguardo per intravedere delle scarpe da tennis nuove di zecca. Mi voltai e mi ritrovai sormontata da un giovane ragazzo con una folta chioma color rame. Sorrideva e giocherellava con il badge tra le mani.

-Mi auguro davvero che tu non sia un' infiltrata in cerca di autografi- esordì sorridendo e facendomi cenno con la mano.

Lo conoscevo. Nessun italiano, anzi nessuno al mondo, avrebbe negato di conoscere il nome dell'astro nascente del tennis.

-Grazie, Jannik?- chiesi. Mi faceva strano chiamare un atleta così famoso per nome.
-Piacere, sei in WTA?-
Mi lasciai sfuggire un sorriso mentre attraversavo il tornello seguita dal tennista.

-Magari, sono molto più brava a trattare il gomito del tennista!-
Mi pentii subito della squallida battuta, ma, a quanto pare, Jannik aveva riso di cuore.

-Non mi dire che sei un medico dello sport! Menomale, dovrei cambiare a breve il mio...-

Ci incamminammo verso L' auditorium e restammo di stucco quando vedemmo la stanza completamente vuota.

-Ci sto provando. Intendo che sto studiando...sono l'assistente in formazione ai medici ATP del torneo!- dissi indicando la mia targhetta.

Jannik portò il suo sguardo dalla targhetta ai miei occhi. Non nego di aver sentito le ginocchi perdere la loro stabilità per un momento.

-V. Guarducci. V sta per...?-
-Viola-

Annuì e mi fece cenno di accomodarmi in una delle innumerevoli sedie vuote. Mi stupii quando lo vidi sedersi accanto a me. Tirò fuori un sacchettino di mandorle e me ne offrì una. Accettai sorridendogli. Era davvero di bell'aspetto, alto e slanciato. Sembrava essere molto sicuro di sè. Nei minuti che seguirono mi raccontò qualcosa di sè, delle sue aspirazioni. Discutemmo del tabellone, dell'elevata probabilità di giocarsi i quarti di finale con Alcaraz, di come Djokovic fosse una sorta di mostro sacro del tennis.

-Tu chi tifi?- chiese sgranocchiando l'ultima mandorla del sacchetto.
-Nadal, credo di aver scritto centinaia di storie inventate su di lui. Ho pianto come una fontana quando, a sette anni, non ero riuscita a farmi autografare il cappellino-

Sorrise, fissando un punto indistinto alle mie spalle.

-Beh, credo che tu abbia tutto il tempo per prenderti la tua rivincita-
Mi fece l'occhiolino. Capii e mi voltai. Stava entrando Rafa con tutto il team al seguito. Si sistemarono nella fila davanti a noi. Jannik si alzò, dandomi un pizzicotto sul braccio per costringermi a fare lo stesso.
-Non ti mangia, tranquilla-

-Hola! Sei sempre tu il re di questo torneo, non temere- aveva esordito Jannik stringendogli la mano. Le mie guance stavano andando a fuoco. Era difficile realizzare di aver appena abbracciato il mio più grande idolo. Jannik aveva introdotto a Rafa il mio futuro ruolo nel torneo, lui si era congratulato dicendomi che avrei avuto tanto da fare con il suo maledetto piede.

Man mano la gente entrava, riconobbi Zverev, Medvedev, Rublev...stavo letteralmente vivendo un sogno.

-Benvenuti agli Internazionali BNL d'Italia!-
Sul palco era comparsa una figura a me fin troppo nota: Mario Montana.
Era l'inizio di tutto.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora