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I giorni passavano lenti tra lavoro, studio e mille pensieri. La conversazione con Carlos mi era rimasta impressa come un tatuaggio indelebile nella mia mente. Riuscivo a studiare poco e male, mentre settembre si avvicinava e, con lui, gli esami di passaggio. I professori ci avevano fatto il favore di posticipare le prove in vista della montagna di lavoro che avrebbe occupato i mesi di luglio ed Agosto. Nonostante ciò, mi sentivo tremendamente indietro ma, allo stesso tempo, non avevo le forze per concentrarmi e rendere le giornate libere produttive. Sentivo Jannie tutti i giorni, senza la possibilità di poterci vedere. Le nostre vite erano troppo piene per poterci ritagliare uno spazio tutto per noi.

Ancora non gli avevo parlato della questione Carlos, sperando vivamente che non ci fosse mai occasione per entrare nell'argomento. Da un lato però, desideravo tanto dirglielo per evitare che il rapporto tra loro subisse incrinature. Se Jannie avesse saputo, probabilmente avrebbe trovato un modo per preservare la sua amicizia con Carlos senza mandare tutto a rotoli, come avevo fatto io.

Agosto, a Roma, era una specie di tortura cinese o una delle dodici fatiche di Ercole. La notte dormivo poco per il caldo, con il termometro di casa che sfiorava i trenta gradi alla due del mattino. Mi rotolavo tra le lenzuola, fin troppo calde e pensati per quelle temperature infernali. Ferragosto era un lontano ricordo, oramai. Lo avevo trascorso con i miei colleghi, al lago di Bolsena, tra un picnic sulla spiaggia ed un aperitivo al tramonto. Jannik era stato uno degli argomenti più gettonati di quella giornata, tanto da averlo nominato almeno un centinaio di volte. I miei colleghi erano curiosi di sapere che facessimo a restare uniti nonostante le difficoltà e la distanza e avevo risposto loro che era solo questione di priorità.

Però, ormai, avevo ammesso a me stessa che c'era un problema. Avere 27 anni è più difficile di ciò che si può pensare, perchè ci si sente a metà tra l'essere adulti con la necessità di avere una stabilità economica, ma si è ancora abbastanza vicini agli anni d'oro della giovinezza. Sentivo la necessità di mettere ordine nella mia vita e iniziare a programmare il mio futuro. Mancava solo un anno e mezzo alla mia specializzazione e, da lì a poco, avrei cominciato a lavorare. Dovevo iniziare a decidere dove vivere, dove lavorare e, dentro di me, sentivo la necessità di avere una stabilità emotiva più solida di quella che avevo in quel momento. Amavo Jannik, ero pienamente consapevole delle mie emozioni nei suoi confronti, ma non sapevo quanto potesse essere duraturo il rapporto tra me e lui in quelle condizioni. La distanza, il fuso orario, gli orari mi stavano mettendo a dura prova. Tornare a casa da lavoro e avere voglia di sentire la persona che si ama è una delle cose più scontate in una relazione, ma non potevo permettermi di chiamarlo quando volevo per via degli impegni. La stessa cosa accadeva per lui.

Avevamo vite diverse, forse nemmeno troppo compatibili come avevamo sperato, sommersi dagli obbiettivi e, forse, fin troppo concentrati su noi stessi da pensare all'altra persona come facevamo con il nostro ego. Non volevo assolutamente essere un problema per lui, tantomeno una distrazione dalla sua scalata verso il successo nel firmamento dei tennisti.

Tra quei mille pensieri, seduta alla scrivania di un ambulatorio, con 32 gradi all'ombra, volevo soltanto sprofondare in una pozza di sudore e diventare un tutt'uno con il pavimento asettico dell'ospedale. La voce della mamma che accompagna il piccolo Giacomo mi riportò alla realtà.
- Quando torniamo per il risultato della risonanza?-
-Tra una ventina di giorni dovrebbe esserci tutto. Vediamo se riusciamo a capire cosa ha fatto andare fuori uso il tuo cuoricino!-

Giacomo aveva solo 5 anni ed aveva avuto un'aritmia quasi fatale, per questo stavamo facendo accertamenti per capire cosa ci fosse di strano nel suo piccolo e giovane cuore.  Salutai i due, augurandogli una buona giornata e tornai alle scartoffie che riempivano metà delle mie giornate lavorative. Il mio telefono prese a squillare, distraendomi dal lavoro. Trasalii.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora