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27 Maggio 2023

Il Policlinico Umberto I di Roma era diventato la mia nuova casa. Dopo la fine degli Internazionali, avevo dovuto recuperare un sacco di ore di ambulatorio e reparto. Avevo redatto più di un centinaio di certificati per l'attività sportiva agonistica, monitorato Holter 24h e valutato almeno una decina di sportivi infortunati.
Io e Jannik ci eravamo sentiti più o meno tutti i giorni, chiamandoci alla sera, dopo aver cenato. Il ragazzo si stava preparando per il Roland Garros che sarebbe cominciato il 28 di Maggio. Per dedicarsi maggiormente alla preparazione atletica e al gioco su campo, Jannik era tornato a Montecarlo, cercando la massima concentrazione. Le ore passate a videochiamarci mi riempivano le giornate di felicità, essendo l'unica distrazione che avevo dall' incessante lavoro in ospedale. Jannik sembrava tranquillo, forte della recente vittoria sulla terra rossa, non proprio una delle sue superfici preferite. Mi raccontava del sole di Montecarlo, mi inviava le foto dei tramonti sul mare che si vedevano da casa sua, condivideva con me i suoi sogni e obiettivi. Eravamo in perfetta sintonia, nonostante la lontananza ci mettesse i bastoni tra le ruote.

-Ci vediamo domani?-
Giulia, la specializzanda del primo anno che mi avevano affidato, mi stava salutando con la mano. Il suo turno era finito, a differenza del mio.
-Domani parto per Parigi, ma ti lascio nelle preziosissime mani di Giacomo-
Giacomo era il più grande dei medici in formazione. Sarebbe divenuto un professionista fantastico.
La ragazzà annuì, afferrando la maniglia della porta dell' ambulatorio.
-Se ti chiedo un autografo di Sinner, è reato?-
Scossi il capo sorridendo. Giulia amava il tennis come me e mi aveva stupito il fatto che ancora non mi avesse chiesto un autografo o qualche video-dedica.
-Non ti preoccupare, te lo meriti. Sei davvero molto brava con le ecografie!-
I suoi occhi brillarono di felicità, illuminandole il volto.
-Grazie Viola, sei la migliore! E sei anche davvero fortunata ad avere accanto a te un tennista del genere.-
-E' speciale, sia dentro che fuori dal campo-
-Lo so, per questo che tutta l'Italia lo ama.-

Mi congedai e tornai alle solite scartoffie che riempivano i buchi tra un paziente e l'altro. Il mio telefono iniziò a vibrare nella tasca del camice.
-Hola bebecita!-
Non poteva che essere Carlos con il suo solito buonumore. Voleva a tutti i costi prendersi gli Open di Francia e tutti i suoi rivali lo avevano perfettamente intuito.
-Carlos, come procede in Francia?-
Il ragazzo era planato a Parigi già da qualche giorno, pronto a mettersi in gioco.
-Bene, ieri abbiamo anche visitato la Torre Eiffel e penso che sia sopravvalutata, tu quando parti?-
Avrei dovuto raggiungere il team del tennista spagnolo il giorno successivo.
-Domani decollo alle 7 da Fiumicino, tempo due ore scarse e sarò da voi!-
Sentii rumori indistinti dall'altra parte.
-C'è qualcuno che ti vuole salutare ed è tanto invidioso di non averti come medico personale!-

La voce di Jannik giunse alle mie orecchie.
-Siete due idioti, ne siete consapevoli?-
-Non possiamo essere perfetti...mi manchi un sacco Vio, come stai? Lavori?-

La sua voce aveva il potere di tranquillizzarmi. In quel momento, nessun tipo di stress psico-fisico aveva potere su di me.

-Insomma, sono piena di visite di controllo oggi. Domani sarò tutta per voi, promesso!-
-Ti lasciamo lavorare e torniamo a faticare, ci manchi! Ciao!-

I due ragazzi mi salutarono e io tornai al mio solito lavoro. La giornata proseguì a rilento, tra visite e accertamenti. Conclusi con un giro visite rapido, controllando che tutti pazienti stessero bene, nel limite del possibile.

-Te ne vai?-
Filippo era un ragazzo di appena 17 anni, promessa dell'atletica italiana, a cui avevano diagnosticato una malattia al cuore incompatibile con l'attività sportiva. Se avesse continuato a praticare agonismo, avrebbe rischiato di morire per aritmie maligne. Si era affezionato a me, fin dal primo momento. Quando gli avevamo comunicato la necessità di interrompere atletica, era caduto in un buco nero. Per lui, correre era tutto ciò che contava. Noi medici dello sport, a volte, possiamo passare come delle persone orribili per il semplice fatto di costringere persone ad abbandonare i propri sogni. All'inizio, le reazioni non sono di certo positive, ma quando si arriva a comprendere la necessità di preservare lo stato di salute, veniamo idolatrati come dei veri e propri salvatori. Filippo, si era comportato diversamente. Non mi aveva mai accusata di avergli infranto ogni speranza, si era semplicemente limitato a piangere e a ricordare a se stesso quante altre bellissime cose avrebbe potuto fare. Un giorno, il più triste e buio, decisi di fargli conoscere Jannik, così da rallegrargli la giornata. Mi aveva abbracciata e ringraziata, piangendo come un bambino.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora