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L'esperienza a Parigi terminò in fretta, o, perlomeno, a me così sembrò.
Carlos si era conquistato un posto in semifinale, non riuscendo ad accedere al turno successivo. Novak Djokovic aveva arrestato la sua ascesa verso il titolo slam, infrangendo uno dei sogni più grandi del giovane ragazzo spagnolo. Il giorno successivo alla disfatta, io e tutti i membri del team di Carlos radunammo le nostre cose per il rientro. All'aeroporto mi separai dagli altri, essendo diretta in Italia e non in Spagna. Carlos mi abbracciò forte, promettendomi di rivederci presto. In realtà, tra lavoro ed esami, non sarei tornata sui campi da tennis prima degli US Open. La cosa che più mi rattristava, era non poter vivere la mia relazione con Jannik come qualunque altra persona normale sulla faccia della terra.
Dopo il suo ritiro, Jannik era tornato tra le sue amate montagne e poi, dolo qualche giorno in famiglia, aveva fatto ritorno nella sua amata Montecarlo. Ci eravamo sentiti più o meno tutti i giorni, tra un match e l'altro, raccontandoci le nostre giornate.
Mi chiedeva sempre aggiornamenti in merito allo Slam su terra, mi aggiornava sul suo lavoro in vista della stagione su erba, mi aveva condiviso qualche piatto che si era cucinato, fallendo miseramente. Non potevo, di certo, criticarlo, essendo io stessa una pessima cuoca.

Quel giorno, sul sedile troppo stretto di un aereo diretto verso Roma-Fiumicino, stavo facendo ordine tra i miei assillanti pensieri. La partenza di Jannik da Parigi mi aveva lasciato un vuoto interiore incolmabile. Nemmeno il lavoro era stato capace di migliorare il mio pessimo ed abbattuto umore. Scorrazzavo tra i campi, visitavo qualche monumento nel tempo libero, passavo le notti insonni a leggere libri thriller, ma niente di tutto ciò impediva alla mia mente di tornare a focalizzarci su Jannik. Le nuvole fuori dl finestrino sembravano batuffoli di cotone, il cielo blu terso riusciva a calmarmi, sebbene odiassi volare. Accanto a me era seduta una signora di una certa età, con i capelli bianchi e degli spessi occhiali neri. Lèggeva una delle tante riviste che si trovano sui voli aerei, mentre si gustava un caffè bollente.

-Signorina, le piace volare?- mi chiese, improvvisamente, la signora seduta al mio fianco.
-Non direi, preferisco altri mezzi di trasporto-
La signora rise e si presentò. Si chiamava Antonietta, viveva a Roma ed era stata a Parigi a trovare la figlia che lavorava in Francia. Mi raccontò dei suoi nipotini, di come, ormai, parlassero meglio il francese dell'italiano, di come amava i pain au chocolat appena sfornati. Quella buffa donnina, nonostante fosse piuttosto logorroica, fu una bella sorpresa.

-Tu, perchè eri a Parigi?- mi chiese.
-Ho lavorato per il torneo di tennis, non so se lo conosce!-

Lo sguardo di Antonietta si illuminò di colpo, come se avessi nominato qualcosa a lei caro.

-Adoravo giocare a tennis da giovane, adesso mi limito a tifare quel ragazzo italiano con i capelli rossi...-

Non riuscii a trattenere una risata. Nonostante volessi dimenticare per un momento le emozioni negative in merito alla mia situazione difficile con Jannik, l'universo intero mi impediva di farlo. Sembrava, quasi, che fosse scritto da qualche parte che, indissolubilmente, il mio nome e quello di Jannik sarebbero dovuti esser connessi da qualche tipo di legame. A volte pensavo a come il destino si divertisse a giocare con me, a come mischiare le carte in tavola non aveva funzionato nell' impedire alla mia vita e a quella di Jannik di incrociarsi, incontrarsi e fondersi in un tutt'uno. Per qualche strana legge dell'universo, tutto mi riportava a lui.

-Si, lo conosco. Jannik Sinner, giusto?- risposi, facendo finta di conoscere appena la stella nascente del tennis italiano.
-Oh si! Lui è davvero forte, penso che sia uno dei migliori giocatori al momento. Hai mai avuto occasione di incontrarlo?-

Antonietta era entusiasta. Amava parlare di tennis.

-Si, direi di sì.-

La donnina mi regalò uno dei suoi migliori sorrisi, per poi chiedermi di parlarle di lui più nel dettaglio. Rimasi sorpresa dalla sua richiesta, ma non potevo non concederle qualche informazione in più.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora