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Tornai a casa tardissimo, quella sera.
Jannik si era qualificato per le semifinali, tra urla di gioia e canti dei tifosi sfegatati del ragazzo. Avevo assistito alla partita, nonostante la mia mente fosse altrove. In tre set si era aggiudicato un posto per il successivo turno, inaspettatamente. Il match non era stato semplice, ma il servizio vincente degli ultimi game gli aveva permesso di dileguarsi ben presto dall'ultimo set, chiudendo con ''6-4, 5-7, 6-1''. Mi aveva cercato tra il pubblico, mi aveva sorriso ed indicato, proprio dopo aver vinto il punto decisivo della partita. Il mio cuore era riuscito a resistere a tanta emozione, in modo davvero inatteso. Non riuscii a salutarlo subito dopo l'incontro e avevo deciso di tornare di corsa a casa. La partita era terminata alle 21:45 e i miei piedi non avrebbero resistito un minuto di più dentro alle sneakers della divisa.

Il  monolocale mi accolse a braccia aperte, mi scaldai al volo una zuppa pre-cotta e precipitai in un sonno profondissimo. La sveglia del mattino successivo interruppe una delle dormite più rilassanti delle ultime settimane. A quanto pare, ridurre il numero quotidiano di tazzine di caffè era stata una splendida idea. Dopo i primi giorni di qualificazioni, il mio organismo necessitava di almeno cinque caffè al giorno per riuscire a gestire tutto il lavoro da portare avanti e la tensione. L'insonnia, come c'era da aspettarsi, non aveva esitato a bussare alla mia porta.

Mi preparai un cappuccino, spalmai la marmellata su quattro fette biscottate che stazionavano nella mia dispensa da almeno tre mesi e mi preparai di corsa. Roma andava a fuoco ed erano solo le 6 e 45. Jannik avrebbe giocato la semifinale alle tre del pomeriggio, sotto al sole cocente e senza un filo di aria a rinfrescare quella torrida giornata di fine Maggio.  Il bus mi scaricò al foro, ritirai le mie cose e mi misi subito all'opera.

-Allora, hai saputo la bella notizia?-
Carlos mi stava correndo incontro. Anche lui si era aggiudicato un posto alle semifinali.
-Carlos! Ti ho cercato disperatamente ieri, ma eri troppo preso dall'allenamento. Non dovevi, mi hai letteralmente regalato un sogno-

Lo strinsi in un caldo abbraccio, nonostante le temperature già fin troppo alte per essere mattina presto. Mi diede un timido bacio sul capo e mi strinse ancora più a sè.

-Sei una professionista impeccabile e sei anche una mia amica. Non ci ho pensato due volte a richiedere il tuo ingresso nel team. Ho in progetto di rivoluzionarlo completamente, partendo dal personale medico e riabilitativo. Punto agli slam e alle Finals, non posso permettermi di lavorare con persone che non fanno al caso mio. Prima di tutto, cerco persone affidabili e che sappiano essere amici, poi degli ottimi professionisti.-

Gli occhi mi brillavano, non potevo davvero credere a ciò che mi aveva comunicato Montana e confermato Carlos.
Ci lasciammo per poter tornare a dedicarci ai rispettivi lavori.

Passai la mattina a scappare disperatamente dal mio ex che si stava aggirando per il Foro, cercando comunque di apparire, agli occhi degli altri, la stessa persona di sempre. Avrei davvero voluto essere da tutt'altra parte, ma il destino, evidentemente, si era accanito verso di me. La vita si stava divertendo a giocare con i miei sentimenti, mettendomi seriamente a dura prova.

Verso le 14 e 45 mi misi in fila per il campo centrale, circondata da tifosi e bambini vestiti da carote. La Sinner-mania aveva colpito proprio tutti, come un subdolo batterio. Non volevo utilizzare gli ingressi riservati al personale per confondermi tra la gente, così da evitare lo sguardo furbo e malizioso di Christian.
-Ma sei una tennista?- mi chiese una bambina con lunghissime trecce bionde. La mia divisa con la gonna plissettata e la polo confondeva il pubblico.

-No, sono un medico!- continuai io.
Gli occhi della bambina cominciarono a brillare. Quell'immagine mi riportò alla mia infanzia e a quanto amassi vedere le partite di tennis con mio padre. Ogni anno, a fine Maggio, partivamo con il pullman del nostro circolo tennis per assistere al torneo più bello d'Italia. Trascorrevamo quella giornata in totale trepidazione ed allegria, sperando sempre di veder giocare Nadal. Scorrazzavo in giro per il foro con la voglia di non perdermi nemmeno una partita.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora