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La fame mi attanagliava, vedere tutta quella quantità di cibo però mi stava facendo venire la nausea. Optai per hamburger e patatine, panacea di qualunque male e capaci di far passare ansia e stress anche al presidente degli Stati Uniti. Mi avvicinai al posto che Jannik mi aveva riservato e mi sentii tremendamente in colpa per la mia scelta alimentare. Lui aveva optato per carne alla griglia e insalata senza condimento.
-Così mi fai sentire una belva famelica- esordii mentre mi accomodavo con calma, afferrando con l'unica mano libera la maglia autografata. Ancora non potevo crederci.

-Mangia che devi lavorare- mi ammonì, portandosi l'indice vicino alle labbra per zittirmi. Non potei fare a meno di obbedire.
Portai il mio sguardo sul cotone candido della t-shirt vicino a me, per poi metterla al sicuro da ketchup e maionese.
-Jannik, non dovevi...-
Ripetè il gesto di portarsi l'indice alla bocca, ma stavolta ripresi il discorso lasciato a metà.
-No, non sto zitta. Io sono parte dello staff, membro del personale. Non merito trattamenti diversi da quei raccattapalle laggiù-
Indicai con l'indice un gruppo di ragazzine che si stava agitando fin troppo per il fatto di essersi ritrovate a condividere il pranzo con il team di Zverev.
-Se Montana lo scopre mi sospende e addio laurea specialistica- continuai. Mi sorpresi per il tono fin troppo accusatorio, ma non potevo farci assolutamente nulla. Oggi come allora, sono una persona schietta, diretta, arrivo sempre al punto nonostante la verità sia un boccone amaro da mandare giù. Quel tirocinio significava tutto per me, senza le ore approvate da Montana & Co sarei finita chissà dove a fare certificati. Avevo davvero troppa paura di perdere l'unica occasione bella che la vita mi aveva regalato.

-Viola...rilassati. Credi che sia talmente stupido da parlarne con qualcuno? So quali sono i termini e le condizioni- disse afferrando e agitando con la mano il cerca-persone.
-Infatti ti cerco solo con questo affare qua, niente telefono, niente Instagram o altri social-
Annuii pensando a quanto fosse furbo.
-Sembri diversa, non sei come tutte quelle ragazzine lì che non aspettano altro che porgermi una palla per servire ed estorcermi autografi o foto. Oppure quelle mandrie di tifosi maleducati che mi inseguono fino alla porta della mia stanza di hotel. Per questo che ti ho firmato la maglia.-

Non potei fare a meno che fermare a mezz'aria la forchetta caricata con un tocco di carne. Lo sguardo di Jannik si spense per un attimo, come accade al sole quando un nuvolone grigio ci passa davanti. Percepii qualcosa di diverso in lui e, come un riflesso incondizionato, portai la mia mano sulla sua.

-Perdonami, non ci vedo dalla fame e mi attenderanno due ore di fisioterapia con Medvedev, che di sicuro vorrà anche un energy drink o chissà cos'altro. Ti ringrazio infinitamente per tutto. Insomma, ti conosco da poche ore e già ho fatto la stronza con te.-

Portò lo sguardo sulla mia mano sulla sua e deglutì una foglia di insalata fin troppo viola per i miei gusti.
-Dimentichiamoci di questo e pensiamo a chi vincerà la prossima sfida-
Lo guardai con aria interrogativa, non sapendo dove volesse andare a parare.
Alzò il capo alla ricerca della vetrata che dava sui campi di allenamento, come se stesse cercando qualcuno.

-Che sfida?-
-Quella che perderai!-

La sua mano afferrò, la mia, mentre con l'altra prese sotto braccio l'enorme borsone Head color carota. Tutto faceva pensare ad una partita di tennis.
Scappiammo via sperando di non incontrare nessun membro dello staff organizzativo, evitando lo sguardo dei team degli altri atleti. Gli feci notare che uscire per mano non sarebbe stata una buona idea.

-Hai ragione. Prima vado io, ci vediamo al campo A2, quello nascosto dietro alle siepi dove, di solito, scappano i campioni per non essere invasi dalle urla dei fans durante gli allenamenti-
-Lo stesso in cui rincorsi Nadal-
Sorrise e pensai di aver appena visto il sole farsi più brillante.
-Ecco perchè vanno lì-

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora