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La mattina successiva, mi ridestai al suono della sveglia di Jannik. Quel tremendo allarme mi rimbombava nella testa e non ne potevo più.
-Ma una bella canzone, no?- dissi con la voce ancora impastata dal sonno.
-Ho il sonno troppo pesante, resterei comunque tra le coperte e arriverei in ritardo agli allenamenti-

Erano solo le sei del mattino, ma dovevamo prepararci per andare al Foro. La finale si sarebbe giocata nel pomeriggio, tra migliaia di persone accorse per tifare il proprio beniamino. Prima di lasciare le lenzuola fresche e profumate del letto di Jannik, cercai il ragazzo e lo abbracciai. Svegliarsi al fianco di Jannik significava poter carezzargli i riccioli, inspirare quel suo profumo inebriante da farmi perdere la testa e godermi le sue coccole. Appoggiavo delicatamente la testa sul suo petto, mentre Roma, fuori dalla finestra, ci regalava una delle sue albe migliori.

-Sono stata da Dio stanotte, davvero- esordii baciandogli il collo.
-Non potevo chiedere di meglio, Vio-

Quella breve conversazione si concluse con un caldo bacio, mentre le sue mani esploravano il mio corpo coperto solo dalle lenzuola. La passione tra noi si alimentava minuto dopo minuto, ma non potevamo permetterci di fare tardi sul posto di lavoro. C'era una finale da giocare, dopo tutto. In quel momento, Jannik sembrava completamente rilassato. Pensavo avesse reagito differentemente all'idea di dover affrontare in campo uno dei suoi migliori amici. Invece, in quel momento, tra le mie braccia e con le labbra che sapevano di noi, tutto andava secondo i piani.

-Penso che sia l'ora di cominciare a prepararci. Montana non tollererà un ritardo il giorno della finale-

Jannik annuì, mi lasciò un piccolo bacio sulla tempia e andò alla ricerca dei suoi vestiti, sparsi in ogni angolo della sua suite. Ritrovare la mia biancheria intima fu una vera e propria impresa e, dopo tutto ciò che era accaduto la notte precedente, non mi stupì il fatto di dover raccogliere le mie mutandine sotto al letto.

-Guarda che caos che abbiamo combinato ieri notte!- mi fece notare Jannik.
Sorrisi e gli feci un occhiolino.
-Dopo tutto, come si può fermare la passione tra un tennista dal dritto potente e una giovane dottoressa che conosce molto bene l'anatomia?-

Il mio doppio senso, colpì nel segno. Jannik si imbarazzò un po', non aspettandosi quel genere di battuta.
-Non ti facevo così diretta, lo sai?- rispose, mentre cercava disperatamente di trovare il verso giusto della sua solita t-shirt.

Decidemmo di farci portare la colazione in camera, così da non dover scendere in sala ristorante. Io mangiai un ottimo croissant alla crema al cioccolato fondente, mentre Jannik, molto più salutista ed equilibrato di me, optò per uno yogurt greco con dei cereali integrali.

L'autista del tennista ci stava attendendo in strada, quindi raccogliemmo le nostre cose e ci precipitammo verso gli ascensori. Jannik aveva due borsoni in spalla, mentre io imbracciavo il mio solito zaino Eastpack che mi accompagnava fin dai tempi delle superiori.

Raggiungemmo il Foro Italico in men che non si dica, optando per un ingresso secondario, considerata la quantità di persone che si aspettava di vedere i finalisti. I tifosi, nonostante la partita fosse nel pomeriggio, già gironzolavano alla ricerca dei propri beniamini. Incrociammo Carlos nella zona relax, intento a bersi un caffè.

-Eccolo l'altro campione, come stai?- chiesi, per poi abbracciarlo forte a me.
-Teso! Quella specie di mostro che è Jannik mi mette sempre a dura prova.-

Jannik, che si trovava accanto a me, non potè fare a meno di dare una piccola pacca sulla spalla di Carlos.
-Smettila, ci divertiremo!-
Il modo con cui, nonostante la tensione e le aspettative, si comportavano quei due mi sorprendeva. Nulla si sarebbe messo in mezzo alla loro solo Ida e consolidata amicizia.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora