3.5

661 23 9
                                    

Mi svegliai alle sette in punto, per potermi preparare e dirigermi verso l'hotel in cui alloggiava Carlos. Da lì, subito dopo, avremmo raggiunto l'aeroporto per attendere l'atterraggio del volo di Jannik. Ero davvero felice di rivederlo, la lontananza cominciava a farsi sentire ed a prendere il sopravvento. Non poterlo stringere a me, baciare o toccare, tendava la nostra relazione una vera e propria sfida. Le temperature elevate previste per la giornata imminente mi fecero optare per un paio di shorts di jeans a vita alta ed un crop top a fiori. Una volta pronta, scappai verso la fermata del bus per dirigermi da Carlos.

Sentivo il cuore salire di battiti, ansiosa dell'imminente arrivo del mio ragazzo. Nonostante stessimo insieme da qualche mese, era davvero strano potersi considerare la fidanzata di un tennista famoso a livello mondiale. Per me, nonostante tutto, restava il ragazzo con i capelli rossi, un po' sgrammaticato, ma col cuore talmente grande da potermi accogliere nella sua vita. Per gli altri, Jannik era soltanto un idolo, un mito, un giocatore da incitare ed inneggiare. Per me, restava la persona semplice che era, con i suoi difetti ed i suoi buffi modi di fare, con la sua mania per l'organizzazione che, dovetti ammettere, cozzava perfettamente con il mio essere pignola, organizzata e maniaca dell'ordine mentale.

Il bus arrivò con qualche minuti di ritardo, salii al volo e restai schiacciata tra un ragazzo con una chitarra in spalla ed una donnina con le buste della spesa. Per fortuna, dovevo soltanto fare cinque fermate prima di scendere da quel mezzo di trasporto angusto è decisamente troppo afoso. Carlos mi attendeva a qualche metro, con una t-shirt della Nike con disegnato un campo da tennis, un paio di pantaloncini abbinati e le immancabili Jordan.

-Buongiorno Carlitos, dormito bene la tua prima notte a Roma?- chiesi stringendolo in un abbraccio fugace, considerate le alte temperature.
-Decisamente si, sono carico per accogliere Jannik nella capitale!-

Optammo per un taxi, considerando che Carlos era ben conosciuto e sarebbe stato un crimine salire su un altro mezzo pubblico. L'aeroporto di Fiumicino distava una ventina di minuti di auto, senza considerare il traffico di Roma. Per fortuna, la vettura che ci inviarono era dotata di climatizzatori funzionanti ed il viaggio verso l'aeroporto fu gradevole.

-Ti manca?- mi chiese Carlos, interrompendo il mio flusso di pensieri.
Annuii, mentre cercavo di identificare la figura di un gattino nelle cotonose nuvole bianche che ornavano il cielo terso di Agosto.
-Deve essere difficile vedersi così poco, sempre in occasioni stressanti come i tornei, con poco tempo a disposizione da passare in compagnia...-

Coke potevo dargli torto? Nonostante fossi innamorata di Jannik, ero ben consapevole delle conseguenze di una relazione con una persona famosa e, soprattutto, sportiva ad alto livello.

-Non è semplice, ma penso che la vita sia questione di scelte e priorità. Ho solo tanta voglia di essere indipendente e, purtroppo, la mia carriera mi permette di esserlo soltanto tra un anno e mezzo circa. Vorrei davvero poter creare un futuro, fare dei piani, ma è decisamente complesso. Non so neanche cosa mangerò a pranzo domani, tantomeno dove sarò tra qualche mese. Almeno voi, bene o male, avete sempre gli stessi tornei, con le stesse date e della stessa durata, mentre il lavoro di un aspirante medico consiste nell' assecondare ciò che i superiori decidono per te.-

Carlos annuì, trovandosi perfettamente in accordo con quanto detto.
-Però, c'è da dire che noi dobbiamo sfruttare al meglio i pochi anni di gioventù, terminando molto presto la nostra carriera. Voi medici potete continuare a farlo fin quando siete anziani. Penso sia il bello dei lavori intellettuali. Ti basta solo la testa, il fisico può anche cedere, ma se le conoscenze le hai, non c'è nulla che possa fermarti dall'essere un bravo professionista.-

Non potevo che essere del tutto d'accordo con Carlos. L'aeroporto di Fiumicino era una sagoma in lontananza. Due aerei sorvolavano sopra le nostre teste pronti ad atterrare in una delle innumerevoli piste. Pensare che, su uno di quei due voli, poteva esserci Jannik, mi fece sorridere timidamente. Carlos lo notò e mi diede un piccolo colpo sul braccio per farmelo notare.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora