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Mi risvegliai senza Jannik al mio fianco. La luce del sole filtrava dai piccoli fiorellini delle tapparelle, solleticandomi il viso. Avevo dormito talmente profondamente da non aver minimamente sentito la fastidiosissima sveglia di Jannik, puntata rigorosamente alle 6:30. Il mio Apple Watch segnava le ore 10 in punto. Non dormivo così tanto da almeno un anno o due.

Le lenzuola fresche del letto di Jannik conservavano, ancora, la sagome del corpo del giovane tennista, ma il calore del suo corpo era scomparso già da un pezzo. Tirai su le serrande, godendo della vista del mare dall'altra parte. Il sole splendeva in alto nel cielo, le auto sfrecciavano verso il centro della città, mentre numerosi tennisti si apprestavano a varcare la soglia del Montecarlo Country Club.

Mi feci una rapida doccia, sistemai le valigie ancora aperte ai piedi del letto e mi scaldai una tazza di latte, per pi macchiarla con ciò che rimaneva del caffè avanzato da Jannik. Mentre mi apprestavo a ripulire la cucina, notai un piccolo foglietto affisso sul frigorifero, fermato con una calamita che raffigurava le montagne di Sesto.

"Sono andato ad allanarmi, ti ho lasciato la colazione sul tavolo! Ci vediamo al club. -Jan ❤️".

Sorrisi e mi apprestai a svelare il contenuto del sacchettodi carta adagiato sul tavolo al centro della stanza. Addentai il croissant, per poi scoprire che era al gusto di pistacchio, il mio preferito. Mi chiesi come avesse fatto a reperire un prodotto così buono in un paese che non era l'Italia. Dopo quella rapida ma piacevole colazione, mi vestii e mi diressi verso il Country Club, cercando di non farmi investire dalle auto che sfrecciavano verso il mare.

All'ingresso del club mi chiesero chi fossi, per poi lasciarmi passare senza fare troppe domande. La sicurezza di quel luogo non era delle migliori, in effetti. Avrei potuto essere una fan invasata alla ricerca di autografi, anzichè la ragazza di Jannik Sinner. Sui numerosi campi in terra si stavano allenando persone a me ben note, soprattutto per motivi lavorativi. Da lontano, intravidi un borsone arancione a me fin troppo familiare, per poi identificare in modo nitido la figura di Jannik che stava allenando il servizio.

Mi avvicinai, evitando di interromperlo nel bel mezzo del suo allenamento. Sapevo quando ci tenesse a migliorare, a lavorare sodo, soprattutto in vista della stagione su erba. La terra rossa non gli era particolarmente a cuore, amava molto di più le superfici dure e l'erba inglese. Vagnozzi, dall'altra parte del campo, mi salutò con un gesto rapido della mano e, subito dopo, Jannik ripose in tasca la pallina che stava per lanciare in aria per voltarsi nella mia direzione.

Sorrisi. Incorniciare il suo sguardo di prima mattina mi riempiva la giornata di tranquillità e serenità. Jannik era una persona che non riusciva a trasmettere pesantezza, nervosismo o angoscia. Anche quando il suo umore era nero, era impossibile percepirlo. Dimostrava sempre freddezza mentale e sprizzava calma e serenità da tutti i pori. Ovviamente, tutto il contrario di me. Se fosse esistito un premio per la persona più ansiosa sulla faccia della terra, probabilmente, non solo me lo avrebbero consegnato fin da subito, ma gli avrebbero anche dato il mio nome.

-Buongiorno! Hai trovato la colazione?-

Mi avvicinai alla trasmessa che separava i campi dalle zone di passaggio, mentre il ragazzo si avvicinava nella mia direzione con la racchetta sotto braccio.
-Grazie, non dovevi! Mi andavano bene anche latte e biscotti!-

Il ragazzo si sporse nella mia direzione, cercando le mie labbra. In quel momento, il suo lato passionale e caldo sembravano un ricordo lontano. Eppure, dietro a quello sguardo intenso, a quei completino Nike e a quella racchetta, si nascondeva tanta sensualità. Lo abbracciai, nonostante fossero almeno 30 gradi. Percepii la sua frequenza respiratoria aumentata, così come la tachicardia per l'allenamento intenso. Il suo petto che si muoveva ritmicamente sapeva calmarmi, tranquillizzarmi.

Drop Shot | Jannik Sinner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora