☽ Capitolo Quattordici ☾

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La sala del trono era una grande sala circolare.

Un pavimento di marmo si allargava fino a una piattaforma di pietra sistemata contro la parete ovest.

Al centro della piattaforma erano collocati due troni, massicce sedie d'avorio rivestite d'oro dallo schienale rotondo, dalle quali scendevano due lunghe rampe di scale.

Un'enorme finestra, che mostrava il cielo infuocato dal crepuscolo, si apriva sopra di essi.

Zelda, di tanto in tanto, ricordava di quando sul secondo trono sedeva sua madre: al contrario del re, sempre rigido e autoritario, lei aveva una figura estremamente aggraziata e un'aura gentile.

Il re fece il suo ingresso in modo brusco, facendo sbattere le ante di legno del portone contro i mattoni delle pareti e facendo saltare Zelda sul posto. Anche Link emise un sussulto.

Il sovrano si stava dirigendo verso di loro a grandi falcate, il volto quasi truce.

Zelda si aspettava di ricevere un ceffone davanti al marito e a tutte le guardie lì presenti, tanto che chiuse gli occhi aspettandosi il peggio.

Ma accadde qualcosa che mai nella vita si sarebbe aspettata: sentì le braccia forti del padre avvolgerla, stringerla con forza in un abbraccio disperato.

«Zelda, ti davo per morta.» Disse lui, con un tono di voce che la figlia non seppe subito decifrare. Sembrava quasi... fragile. «Non fare mai più una cosa del genere. Mai più.»

Zelda rimase immobile per qualche secondo prima di ricambiare il suo abbraccio. La lunga barba bianca del padre le solleticava una guancia mentre lo stringeva.

«Padre, non volevo allarmarvi. Sono stata incauta, lo so.» Disse, quasi con le lacrime agli occhi. «Ma ho dovuto. Altrimenti Link...»

Il re si sciolse dall'abbraccio, guardandoli entrambi.

«Non importa. Sono felice di sapere che siete tornati entrambi sani e salvi.» Poi, d'improvviso, sembrò tornare al suo solito cipiglio severo. «Ma se fate un'altra follia simile, anche doveste sopravvivere, non vi converrebbe tornare qui. Vi finirei con le mie stesse mani. Intesi?»

Entrambi annuirono, un po' sollevati e un po' sconvolti.

Il re non era solito mostrare emozioni, non più di quanto non fosse estremamente necessario.

«Volevate parlarmi, padre?» Chiese Zelda.

Il re scosse la testa.

«No, a dir la verità. Volevo solo vedere con i miei occhi che fossi tornata e che stessi bene. Potete andare, se volete.»

Zelda sentì una piacevole sensazione di calore al petto: era bello, di tanto in tanto, vedere suo padre dimostrarle affetto.

Si chiese quanto fosse stato angosciato mentre lei era via...

«Padre, devo farvi una domanda.» Chiese lei ad un certo punto. «Che voi ricordiate, vent'anni fa, prestava servizio qui un cavaliere di nome Alistair?»

Le sopracciglia del re schizzarono in alto, in un'espressione sorpresa.

«Perché mai una domanda simile?»

«Crediamo che scoprire qualcosa su questo cavaliere possa aiutarci contro il capo del clan Yiga.» Intervenne Link. «È solo una pista... ma è l'unica che abbiamo al momento.»

Il re chiuse gli occhi per qualche secondo, pensieroso, mentre si lisciava la barba con le mani.

«Da quando sono diventato re, sono stati migliaia i cavalieri che hanno prestato servizio qui a palazzo. Alcuni ho avuto l'onore di conoscerli personalmente, ma di certo non tutti. Questo nome purtroppo non mi dice nulla.»

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