✧ Capitolo Diciassette ✧

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Link fu sorpreso quando vide il re tornare da solo, senza sua figlia a seguito.

«Zelda ti augura buona fortuna per la tua missione.» Gli disse il re, diretto come al suo solito.

Link rimase perplesso, tanto che non rispose subito.

«Non ha insistito per venire?» Domandò, stupito.

«L'ho fatta ragionare.» Rispose semplicemente il sovrano. «Sono sicuro che anche tu reputi questa missione troppo pericolosa per lei, e che farla rimanere qui sia la cosa migliore.»

Link sbattè le palpebre, mentre gli occhi verdi e penetranti del re lo scrutavano in volto.

«Sì... anche io le avrei detto di rimanere qui, certo.» Ammise, senza nascondere una punta di delusione. «Ma non è da lei non venirmi a salutare. Sta bene?»

Link ebbe l'impressione che la postura del re si irrigidisse.

«Probabilmente è solo stanca. Sono certo che pregherà ogni ora affinché tu torni sano e salvo.»

«Posso andare io a salutarla?»

Il re, stavolta, gli rivolse un'occhiata torva che lo gelò sul posto.

«Credo sia meglio che tu ti prepari per la partenza, Link. Vi aspetta una missione difficile.» La sua voce era perentoria e non ammetteva repliche.

Link, mortificato, annuì senza convinzione.

Come poteva essere possibile?

Zelda, la sua Zelda, che non andava da lui prima di una partenza? Lei, che non riusciva a chiudere occhio al pensiero che dovesse riprendere in mano la spada e rigettarsi nel pericolo? Lei, che lo attendeva ai cancelli del palazzo ad ogni suo ritorno e gli si gettava tra le braccia non appena smontava da cavallo?

Link cercó di scacciare via quella terribile sensazione amara che gli si era riversata in bocca, con scarso successo.

Quando sentì il re congedarlo Link alzò subito lo sguardo, ma quello era già sparito nel corridoio.

Le parole taglienti del sovrano non gli impedirono comunque di andare alla ricerca di sua moglie: guardò nelle camere da letto, nelle sale comuni, nei corridoi tappezzati da arazzi e dipinti, lungo le scale.

Si fermò anche a chiedere ad alcune domestiche se l'avessero vista, ma quelle avevano tutte scosso la testa.

Sparita nel nulla. Forse soffriva all'idea di salutarlo per l'ennesima volta... o forse aveva capito quale fosse il prezzo di avere lui come marito.

Appoggiò la fronte ala superficie fredda di una delle grandi vetrate del palazzo, affacciandosi con lo sguardo all'ingresso del castello: un piccolo gruppo di uomini a cavallo si stava radunando in vista della partenza, i volti seri e guardinghi.

Riconobbe i lunghi capelli argentei di Impa che si muovevano con il vento, due pugnali affilati nella cintura e uno scudo di legno e metallo sulle spalle.

Non avevano più tempo. E forse, nemmeno Hyrule.

~ ♛ ~

Zelda osservava il cielo tingersi dei colori caldi del crepuscolo, dalle stanze che ormai da ore erano diventate la sua prigione.

Aveva mangiato controvoglia ciò che le domestiche le avevano portato, camminando avanti e indietro per la camera del padre senza trovare pace.

La sua mente era un groviglio indistricabile di pensieri: Link ed Impa in missione, le sorti di Hyrule... e quel dannato mistero che legava il clan Yiga alla sua famiglia.

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