Tumulti

22 2 0
                                    


    Elessar scrutò l'orizzonte, appena rischiarato dall'alba imminente. Non che si aspettasse di veder tornare i compagni, non ancora almeno, ma non poteva evitare di volgere lo sguardo a Ovest.
Intanto, nessun movimento aveva attirato l'attenzione delle guarnigioni ai confini di Mordor, né sopra, né sotto terra: il nemico taceva, nascosto oltre le vette frastagliate delle Montagne d'Ombra.
Le ricerche che avevano dispiegato in tutto il territorio poi, alla ricerca di Alatar, si erano rivelate un buco nell'acqua. Per giorni erano stati alle costole di un gruppo di non morti, diretti a Nord-Est, convinti che lo Stregone Blu si fosse unito al nemico per ricongiungersi a suo fratello Pallando. Ovviamente, il drappello in questione era svanito nel nulla, nel bel mezzo della notte, due giorni orsono. E di Alatar non si era mai più saputo niente.
Una bella seccatura, dato che Elessar avrebbe di gran lunga preferito riaverlo sotto le proprie mani e sbatterlo ripetutamente su ogni pira innalzata per i loro morti.
Invece, tutto era divenuto immobile.
Un altro giorno vuoto, silenzioso e denso d'inquietudine si apprestava a cominciare e Aragorn non aveva davvero via d'uscita, questa volta: l'attesa era logorante, esasperante ma inevitabile.
Poco dopo, Legolas apparve nel Cortile dell'Albero Bianco e abbassò il cappuccio scuro, raggiungendo il Re di Minas Tirith con un sospiro comprensivo. Accostandosi all'amico, si appoggiò a sua volta al parapetto di pietra, alzando lo sguardo verso le ultime stelle ancora visibili nel cielo blu: -Avo bresto, Estel. Sen i vad fael, im han mathon. Mellyn mìn cenitham. Esteliach nin? (Non preoccuparti, Estel. Questa è la strada giusta, io lo sento. Rivedremo i nostri amici. Ti fidi di me?)-
L'altro gli sorrise, tristemente: -Ú manen i nauth lîn... (non è come credi...) Non sono preoccupato per loro.- Seguì con lo sguardo un gruppo di rohirrim, di ritorno dalle ronde a Nord:
-Sono solo stanco di sentirmi così impotente.-
L'elfo annuì, posandogli una mano gentile sulla spalla nella speranza di confortarlo: -Il destino ci verrà incontro, alla fine. E forse rimpiangeremo persino quest'attesa.-
Come dargli torto.
Il loro futuro era incerto, buio e oscuro, come un tunnel tanto lungo da non riuscire a vederne la fine.
Eppure, la voce del Principe del Reame Boscoso era calma, quieta e una nota di calore ne colorava l'inflessione. Elessar lo guardò di sottecchi, curioso, notando immediatamente l'aria distratta del suo amico più caro. Lo conosceva troppo a fondo, per non cogliere quei piccoli dettagli: -Ti trovo... insolitamente sereno.- Gli fece, scrutando la sua reazione.
Legolas sorrise, chinando il capo in un moto quasi imbarazzato. -Mhm, forse.- A quel commento enigmatico, l'uomo sollevò un sopracciglio: -Forse? Di certo non sembri un elfo sull'orlo di una guerra probabilmente fatale. Posso sapere cosa è successo?-
Vide le guance pallide del compagno tingersi lievemente, lo sguardo sfuggente: -Gimli mi ha chiesto di partire con lui, dopo la guerra.- Fu un sussurro ma il Re degli Uomini lo percepì chiaro come se l'altro l'avesse urlato. Ricordava bene il litigio tra i due compagni, risalente ormai a qualche giorno prima, e sapeva che l'elfo aveva frainteso il suddetto nano, in quell'occasione. Per questo fu più che felice di ricevere una tale notizia.
-Era ora! Sono felice per te, Legolas. E dove andrete?- L'altro si affrettò ad alzare una mano, frenando il suo entusiasmo: -Non lo so ma è presto per pensarci. Sai che rimarrò qui fino a quando vorrai, Aragorn. Non partirò finché il tuo Regno non sarà al sicuro.- Elessar si finse oltraggiato, battendogli una mano sulla schiena con tanta forza da farlo sobbalzare: -Come no! E io dovrei impedire ai miei fratelli di vivere una nuova avventura? Finita la guerra sarò io a spedirvi fuori di qui, parola mia.- Risero entrambi, nonostante il peso che gravava su di loro fosse pressante come non mai.
Avevano tanto da perdere, questa volta.
In quel momento, un corvo dalle piume scomposte e rade si posò con poca grazia accanto a loro, gracchiando sgradevolmente e con insistenza. Elessar si affrettò a raggiungerlo, allargando il proprio sorriso: -È il corvo di Miniel!-
Legolas guardò l'amico con tenerezza, mentre questi srotolava velocemente il biglietto, sfilato dalla zampa ruvida dell'animale:
-Si ostina a tenere con sé questo vecchio corvo, eh?- Elessar scrollò le spalle: -Sai com'è fatta. A modo loro sono tutti speciali, per lei.-
Il Sindar si sporse oltre la sua spalla, curioso, e il Re sospirò: -Dice che stanno bene. Non si annoiano, con tutto il lavoro che c'è da fare per occuparsi dei bisogni della popolazione profuga. Ma Belfalas è una provincia florida e piena di vita, e ben organizzata aggiungerei. La città di Dol Amroth le piace molto, così come le piace il mare.- Un velo di nostalgia oscurò il suo sguardo grigio, mentre stringeva forte il biglietto dalla grafia fitta ed elegante.
Nonostante si scrivessero spesso, la mancanza di Miniel e della Regina era un silenzio sordo, che riecheggiava nella fredda Minas Tirith. Elessar non ebbe bisogno di esternare il proprio dolore, preferì custodirlo nell'animo, conscio che anche l'amico accanto a lui stesse provando emozioni simili. Infatti, entrambi rivolsero lo sguardo a Sud, quasi come se riuscissero a scorgere la piccola Principessa, intenta a osservare la loro stessa alba.
-Andiamo, dobbiamo riorganizzare le ronde. I soldati sono stanchi, darò loro il cambio.- Lo incoraggiò l'elfo, spostando l'attenzione sull'ordine del giorno. Elessar annuì, raddrizzandosi con decisione: -Porta con te una guarnigione del Reame Boscoso, dunque. Non possiamo fare granché ma non esisteranno confini meglio sorvegliati dei nostri!- E si allontanarono, mentre il vecchio corvo sbatacchiava le ali per raggiungere la sua vecchia piccionaia, gracchiando affamato.

La Stella dei ValarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora