Ormai erano giorni che i quattro viaggiatori s'inerpicavano sullo stretto sentiero che serpeggiava sul fianco ripido della montagna e l'aria si faceva sempre più fredda e rarefatta man a mano che loro salivano di quota. La nebbia era talmente fitta che pareva appoggiarsi sulla pelle come una mano umida e le rocce aguzze erano rese scivolose dalle macchie verdi di muschi e licheni.
Sillen si strinse il mantello addosso, rabbrividendo e Alatar le tirò in testa il cappuccio, sorridendole con il fiato corto.
-Siamo quasi arrivati, stellina.-
Lei annuì. Non era stanca a causa della continua scalata ma perché da qualche tempo aveva cominciato a provare uno strano senso di angoscia, che le impediva di dormire.
Non chiudeva occhio da quando erano saliti sulla montagna.
Prima aveva incolpato la sua preoccupazione, poi il dolore alle costole che pian piano si affievoliva, ma infondo sapeva che non era niente di tutto ciò.
Qualcosa non andava, su quella montagna e doveva capire cosa, alla svelta. Guardò lo stregone al suo fianco, tesa, cercando sul suo volto una traccia della sua stessa angoscia, senza però vedere nient'altro che stanchezza.
Elessar gettò la propria bisaccia su uno spiazzo abbastanza largo da accoglierli tutti e si accasciò contro la parete rocciosa, prendendo fiato.
Legolas, più riposato degli altri, lanciò uno sguardo in alto.
-Queste nubi non sembrano cariche di pioggia, eppure sono le più scure e pesanti che abbia mai visto.-
Alatar seguì il suo sguardo e schioccò la lingua: -Non sono nuvole! Quella che vedi è una barriera, un nascondiglio ben progettato. Diciamo che alle Aquile non piace ricevere visite.-
Grosse nubi scure si condensavano in un'unica parete turbolenta e lattiginosa, celando la vetta a chiunque guardasse dal basso: il Nido delle Aquile poteva essere scorto solo dall'alto e, ovviamente, nessuno sarebbe stato in grado di volare fin lassù.
-Non fate quelle facce! Il mio potere può diradare la barriera quanto basta per permetterci di passare. Sono uno degli Istari accidenti, li abbiamo creati noi questi incantesimi.- Ridacchiò Alatar, divertito dalle espressioni scoraggiate dei compagni.
Sillen sorrise, sollevata e fece per seguirlo, quando si voltò di scatto con i muscoli tesi. Scrutò febbrilmente il sentiero che aveva appena percorso, cercando con lo sguardo nella nebbia, ma non vide nient'altro che la nuda roccia.
Ecco perché avvertiva la persistente sensazione di angoscia: qualcuno, o qualcosa, li stava seguendo.
Un brivido le scosse il corpo, lasciando dietro di sé uno sgradevole formicolio che si condensò sulla sua nuca esposta.
Guardò i tre compagni, seduti a terra per riposare e concedersi un pezzo di lembas, i visi stanchi: Sillen non voleva dare loro altre preoccupazioni, non adesso. Per questo motivo decise di non dire niente e, senza farsi notare, lanciò un flebile fischio a Lelya, appollaiata su una roccia poco lontana. Il falchetto le lanciò uno sguardo interrogativo e andò a posarsi sul suo braccio.
-Ho bisogno della tua discrezione.- Le sussurrò Sillen.
Quella inclinò la testa con aria contrariata ma, fissando la stella negli occhi ametistini, parve accorgersi della sua preoccupazione.
Con un battito d'ali scocciato, Lelya si alzò in volo, sparendo in fretta nella nebbia bianchissima.
Sillen inspirò a fondo, stringendo l'elsa della spada elfica che Legolas le aveva donato dopo il loro allenamento.
Chiunque li stesse seguendo, avrebbe avuto a che fare con la sua lama e i suoi compagni sarebbero rimasti al sicuro.Alatar sollevò il bastone con entrambe le mani, poi ne sbatté a terra l'estremità appuntita, formulando un incantesimo con la sua voce baritonale.
Sul terreno roccioso si creò una crepa profonda, che corse verso l'alto, finché da essa non scaturì una raffica di vento che squarciò violentemente le dense nubi sopra di loro.
Sillen fu la prima ad addentrarsi oltre la barriera, correndo agilmente sulle rocce. Legolas le tenne dietro, la freccia incoccata. Giunsero in fretta all'esterno e quasi vennero accecati dalla luce del sole, brillante e caldo sopra le montagne.
Lo spettacolo che si parò di fronte a loro era il più bello che Sillen avesse mai visto: il cielo terso si incontrava all'orizzonte con le rosse fronde di Bosco Atro e il fiume Anduin si snodava tra le mille tonalità di verde della valle, al pari di un nastro scintillante.
Legolas sorrise alla compagna, rallegrato da quella vista.
-Benvenuta sulle alte vette degli Hithaeglir*, Stella dei Valar.-
Lei inspirò a fondo l'aria fresca, quasi commossa.
In breve, anche Elessar e Alatar li raggiunsero, tra esclamazioni soddisfatte e sollevate.
Sporgendosi oltre la cima, si poteva vedere chiaramente la barriera di nubi circondare i fianchi dell'intera montagna.
Era davvero un nascondiglio magnifico.
In quel momento, Lelya apparve con un veloce frullo d'ali e lo stregone alzò il braccio per accoglierla. Questa, invece, si andò a posare docilmente sulla spalla di Sillen, che sospirò sollevata: se il falchetto era tranquillo, voleva dire che non aveva individuato niente di insolito nelle vicinanze. Forse si era semplicemente suggestionata e la vicinanza con la barriera le aveva giocato un brutto scherzo, pensò la stella.
Alatar sibilò, indispettito: -Piccola gallina ingrata.-
Lelya gli lanciò uno sguardo falsamente innocente e Sillen rise, accarezzando con un dito il petto piumato del falchetto.
Doveva essere da poco passato mezzodì e il sole batteva sulle loro teste, scaldandoli nonostante l'aria fredda di montagna che tirava da Nord.
Improvvisamente, Lelya volò verso il basso, lanciando una vasta serie di versi allarmati e una grossa ombra si proiettò sopra di loro, spostandosi velocemente in circolo. In breve se ne aggiunsero altre, della stessa forma.
I quattro viaggiatori sollevarono la testa e indietreggiarono, rapiti da quell'apparizione tempestiva: le Aquile li avevano circondati.
Erano enormi, con un'apertura alare che superava i cinquanta piedi** e con lunghi becchi dall'aspetto poco rassicurante.
Una di queste atterrò davanti ai viaggiatori con un forte tonfo delle zampe artigliate e li osservò con i grossi occhi rapaci.
Studiò dapprima la stella, poi si voltò verso lo stregone: -È passato molto tempo, Morinehtar.- Il suo becco non si mosse ma la sua voce risuonò alta e chiara, sovrastando ogni altro rumore.
Alatar s'inchinò profondamente: -Più di un Era, Landroval, mio vecchio amico.-
L'aquila scrollò le piume: -Amico? Non ricordavo ci fossimo salutati con questi termini.-
Alatar si schiarì la voce, a disagio ma Landroval si voltò svelto verso gli altri ospiti, drizzando la testa bruna: -Perché il dimenticato Stregone Blu, il Re degli Uomini, il Principe degli Elfi e una stella sono qui?-
Elessar e Legolas si inchinarono davanti al suo cospetto come aveva fatto Alatar, mentre Sillen avanzò di qualche passo, con sguardo ammirato: -Come hai capito che sono una stella, Signore delle Aquile?-
Lui fissò apertamente quegli insoliti occhi viola: -Ti ho vista cadere dal cielo. E il tuo aspetto non lascia molto spazio al dubbio.- Chiarì, abbassando la testa per trovarsi alla stessa altezza di lei. -Qual è il tuo nome?-
-Mi chiamano Sillen. Sono stati i Valar a mandarmi qui.-
A quella risposta, Landroval sembrò accigliarsi, per quanto fosse possibile dedurre dalla sua fisionomia di rapace: -Un po' pretenziosa come storia. Io vedo molte cose da qui e so bene che i Valar non mettono becco nei nostri affari da molto tempo. Quindi, perché dovrei crederti?-
Sillen strinse le labbra: si era preparata a lungo per quell'incontro e sapeva bene che la possibilità che le Aquile le credessero sulla parola era davvero remota.
-I Valar mi hanno creata e lasciata cadere su questa terra perché un nuovo nemico tenterà di distruggerla. Il mio compito è riunire più forze possibili per scendere in guerra. Se non credi alle mie parole, cerca tu stesso i gruppi di orchi che si stanno organizzando ad Est.-
Landroval schioccò il becco in un suono secco e spaventosamente minaccioso: -So bene di quei maledetti, Sillen la stella. Ma tu non osare parlare con quel tono con me o userò i miei artigli per rispedirti dai Valar che con tanta presunzione sostieni ti abbiano affidato il destino del mondo.-
Lei indietreggiò di un passo e nessuno dei suoi compagni osò parlare, tanta era la selvaggia ferocia negli occhi dell'antico Maiar di fronte a loro.
La stella deglutì ma non demorse: -Ho avuto una visione del futuro che ci attende se non agiremo contro questo nemico, mio signore Landroval e sarà solo morte e distruzione. Ti prego di credermi!-
-Se gli orchi attaccheranno, li cacceremo via come abbiamo sempre fatto. Non ho bisogno di una stella per sapere qual è il mio compito.-
Sillen scosse la testa: -Non riuscirete a combattere da soli, il vero nemico è colui che sta radunando queste maligne creature, non un semplice orco. Un essere in grado di controllare intere schiere è una minaccia che non possiamo sottovalutare!-
Landroval si mosse fulmineo, arrivando con il grosso becco a pochi centimetri dal viso della stella: -Se quello che stai chiedendo è di metterci docilmente al tuo servizio, non ti lascerò in vita abbastanza a lungo da sentire la mia risposta.-
Lei sostenne il suo sguardo d'acciaio, sollevando il mento: -Sei saggio, mio signore Landroval. Sai che non ti chiederei mai di sottometterti a qualcuno, tantomeno a me, poiché rispetto il popolo delle Aquile e il suo potere. Ma non posso arrendermi, ho bisogno del vostro aiuto. La Terra di Mezzo ne ha bisogno.-
Strinse i pugni: -Se potessi, combatterei da sola questa guerra, devi credermi...- I suoi occhi si riempirono di lacrime, suo malgrado. Era vero, quel pensiero le faceva male: il suo compito prevedeva di radunare interi popoli di fronte alla possibilità di perire, combattendo una battaglia che li avrebbe potuti distruggere dal primo all'ultimo.
Un compito ingrato, crudele. Necessario.
Landroval si zittì per qualche secondo, soppesando le parole della stella. Stava per rispondere quando, improvvisamente, un boato giunse dalla terra sotto di loro e Sillen spalancò gli occhi: quella sensazione di angoscia e paura provata sul fianco della montagna la avvolse di nuovo, stordendola.
Aveva abbassato la guardia.
Qualsiasi cosa li avesse seguiti fino a lassù era passata sottoterra, lontano dagli occhi vigili delle Aquile e dell'acuta Lelya.
La stella rimase pietrificata e dentro di sé si maledisse per non aver detto niente ai suoi compagni di viaggio.
Adesso, erano tutti in pericolo, impreparati ed era solo colpa sua.
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La Stella dei Valar
FanfictionFanfiction ispirata alle opere di J.R.R Tolkien. La Guerra dell'Anello è giunta al termine e la Terra di Mezzo prospera in pace. O forse no. Dal testo: "Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare. Ma un destino scritto è anche una...