Alatar non riusciva ad aprire gli occhi, eppure sentiva chiaramente tutto ciò che accadeva intorno a lui: lo scricchiolare di rami spezzati, calpestati da molti piedi; il grido di un falco, lontano e familiare; il cozzare metallico del ferro pieno e spesso.
Allo stesso modo, si accorse immediatamente che qualcosa lo stava trasportando, quasi cullando, con un ritmo cadenzato.
Sentiva male dappertutto, ogni scrollone era una stilettata nelle ossa: un uomo della sua età andrebbe trattato con più riguardo, pensò. Inoltre, un forte odore di erbe curative gli penetrava nelle narici, dandogli il voltastomaco. Comunque, nemmeno quell'odore pungente era sufficientemente forte da coprire quello più prepotente della carne in putrefazione: era con i non morti, questo era chiaro.
Provò a schiudere le labbra ma non riuscì ad emettere nemmeno un suono. Le sue braccia e le sue gambe, strettamente legate da corde ruvide, non rispondevano ai suoi comandi.
Come se non bastasse, era stato avvelenato: riusciva a sentire il sapore del veleno sulla lingua, insolitamente sconosciuto anche a un esperto stregone come lui.
Ricordò i suoi ultimi secondi di coscienza, rivivendo il suo incontro con Lhospen. Già, Lhospen...
Ora, non era solo il corpo a dolergli oltre il sopportabile.
Solo che di Lhospen non vi era traccia, al momento. Forse, l'elfo oscuro lo aveva consegnato a una retroguardia, diretta verso Mordor. Imprecò mentalmente, senza riuscire a trovare una possibile via di fuga da quella terrificante possibilità: Mordor era l'ultimo posto che avrebbe voluto rivedere in vita sua.
Lo stregone rimase in quello stato d'immobilità per parecchio tempo, cercando di tenersi sveglio, concentrato sui suoni e sugli odori attorno a lui.
Nonostante il suo impegno però, ben presto la sua mente cominciò a scivolare via, tra il dormiveglia e il sonno profondo, scombussolando i suoi pensieri.
Per un attimo credette persino di riuscire ad aprire gli occhi ma ciò che vide intorno a sé lo spaventò a morte: una cella nera, sbarre di ferro e una mano scheletrica a stringere la sua.
Fu in quel momento che Alatar capì innegabilmente di aver perso il controllo: quello che vedeva non era reale.
O almeno, era reale, ma di certo non stava accadendo in quel momento. Erano ricordi.
La sua mente agitata lo stava intrappolando nell'incoscienza, i ricordi si mischiavano ai sogni e molte visioni di tempi passati ma ancora terribilmente presenti, vivide più che mai, presto lo inghiottirono completamente.
E per la prima volta dopo decenni, Alatar ricordò.Mordor; Novembre, anno 3016 T.E.*
Puzza di zolfo, di marcio, di escrementi, di cenere, di legna bruciata e di fumi velenosi. Intorno ad Alatar era tutto nero e caldo, troppo caldo.
Il clangore delle fucine gli torturava i timpani e l'aria bollente gli ustionava la pelle secca e disidratata. Ed era buio, un buio fuligginoso, tanto che Alatar temeva di aver perso l'abilità di vedere i colori. Non riusciva nemmeno a ricordare quali fossero le tonalità del cielo e dell'erba fresca. Faceva fatica persino a tenere gli occhi aperti, fissi nell'oscurità densa della cella.Alatar voleva urlare, svegliarsi. Combatteva per riprendere conoscenza ma persino il suo spirito non aveva più forze. Urlò dentro di sé, terrorizzato: lui non voleva ricordare ma qualcuno lo stava deliberatamente costringendo.
Rannicchiato sulla pietra nera delle segrete di Barad-dûr, lo stregone poteva solo continuare a respirare, niente di più.
Sentiva il suono del suo respiro sovrapporsi a quello affaticato di suo fratello, poco distante da lui: a volte riusciva a concentrarsi su quel suono, ignorando tutto il resto e allontanandosi da quella terribile realtà. Provava a estraniarsi, a immergersi nei ricordi dei loro lunghi viaggi, delle loro avventure, dei loro amici tra gli Esterling e gli Haradrim, lontani da quei luoghi maledetti.-Pallando, fratello mio, non voglio ricordare! Svegliami ti prego!- Ma le visioni erano troppo chiare e la mente dello stregone coglieva sempre più dettagli, impedendogli di distrarsi.
Come uno spettatore sospeso nel vuoto e nel buio, Alatar assisteva impotente allo svolgersi della sua storia passata e, questa volta, senza la possibilità di fuggire.

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La Stella dei Valar
FanfictionFanfiction ispirata alle opere di J.R.R Tolkien. La Guerra dell'Anello è giunta al termine e la Terra di Mezzo prospera in pace. O forse no. Dal testo: "Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare. Ma un destino scritto è anche una...