La Quiete prima della Tempesta

23 2 0
                                    



    Il sole batteva insistentemente su Gondor, incurante della battaglia che si sarebbe consumata sotto di lui da lì a pochi giorni. Le aquile volavano in alto, sparendo a tratti oltre la cresta delle montagne.
Il rumore delle fucine e il vociare degli uomini si erano fatti meno intensi da quando la Stella dei Valar aveva rivelato il proprio piano e gli eserciti avevano iniziato a spostarsi, sgomberando l'area Est dei vasti campi del Pelennor.
Ora, il vociare dei soldati si era ridotto a un teso brusio e la Cittadella pareva immersa nel più cupo dei silenzi.
Lassù, scompostamente seduta sul davanzale della grande finestra della Torre di Ecthelion, Sillen cercava di riposare. Lasciò che il vento le scompigliasse i capelli senza muovere un solo muscolo, la pelle incredibilmente dorata sotto i raggi di mezzodì.
Glorfindel, seduto dall'altro angolo della finestra, respirava profondamente ad occhi chiusi, la testa appoggiata al marmo bianco. Aveva momentaneamente abbandonato l'armatura, felice di potersi rilassare comodamente anche solo per qualche ora. Solo il lento alzarsi e abbassarsi dei loro petti lasciava intendere che i due fossero creature vive.
La quiete prima della tempesta.
Nonostante l'estate fosse ormai alle porte, l'aria era insolitamente fredda e un presentimento sinistro aleggiava sulla terra bruna di Gondor, sollevandosi da essa come un miasma velenoso.
Un brivido d'inquietudine attraversò Sillen, che spostò lo sguardo dal cielo per posarlo sull'elfo dorato davanti a lei: -Man mathach, mellonamin? (Hai sentito, amico mio?)-
Lui schiuse appena gli occhi in due fessure lucenti, un accenno di sorriso sulle labbra: -Gerim ad lû, Sillen. (c'è ancora tempo, Sillen)- Lei si raddrizzò lentamente: -Lo so.-
Glorfindel alzò un sopracciglio: -Allora perché sei così irrequieta? Sei pronta adesso. A noi non resta che aspettare, sai?- La stella si tirò in piedi, stiracchiandosi: -Non è solo la battaglia, ho uno strano presentimento... Presto accadrà qualcosa. Solo, non so ancora cosa.-
-Cosa intendi dire?-
-Le voci dei Valar sono scomparse dalla mia mente, da quando sono partita dal Reame Boscoso. Eppure, c'è qualcosa a Ovest, che sembra voler attirare l'attenzione.- Confessò, puntando lo sguardo verso l'Eriador, quasi come potesse vedere davvero quelle terre così lontane. L'eco fastidiosa continuava a punzecchiarle la mente, senza sosta e non aveva idea di ciò che questa volesse comunicarle.
Era pronta per la battaglia: che altro doveva fare?
-A guerra conclusa, dovrò indagare.- Mormorò, dopo un lungo sospiro: -Sempre se vinceremo.-
Il Vanyar annuì, senza contraddirla.
Dopo poco, egli puntò nuovamente lo sguardo dorato sulla stella. Tormentava le sue dita sottili, le labbra erano martoriate e pallide, vittime dei suoi morsi ansiosi. Doveva calmarsi o sarebbe arrivata alla battaglia già priva di forze.
Bene, constatò l'elfo: era giusto il caso di cambiare discorso.
-Posso farti una domanda, senza essere indiscreto?- Lei inclinò la testa curiosa e lo lasciò continuare.
-Cos'è successo tra te e Thranduil?-
Gli occhi ametistini di Sillen si fecero duri come gemme.
-Sei indiscreto.- Sentenziò, stringendo le labbra e alzando il mento imperiosamente. Lui si abbandonò ulteriormente contro il muro, le braccia conserte e l'espressione serafica: -Re Thranduil è un vecchio amico. Preoccuparsi per un amico non è più lecito?-
La stella distolse lo sguardo e scosse la testa, lasciando che i lunghi capelli le adombrassero il viso.
-Non ho voglia di parlare di lui.-
-Io credo di sì, invece.-
-Ho chiesto il suo aiuto e lui me l'ha negato, mi pareva fosse chiaro.- Glorfindel respirò profondamente, lasciando correre lo sguardo su di lei: -Ti fai pungente quando si tratta di lui.- Azzardò, conscio di tastare un confine che forse non avrebbe dovuto nemmeno raggiungere.
Lei tornò a fissarlo e lui sentì l'aria caricarsi di elettricità: -Basta così, Glorfindel.- L'elfo dorato chinò la testa, rispettosamente.
-Perdonami, Stella dei Valar.-
Sillen si passò una mano sul viso, tirando indietro i capelli. Non voleva litigare con Glorfindel, non era giusto: non se il motivo era il suo inutile e patetico tentativo di nascondere le proprie emozioni. -Non è colpa tua. Sono solo un po' tesa.- Liquidò la faccenda. Lui sorrise, per nulla turbato: semplicemente, se l'era cercata, come suo solito.
Sillen si massaggiò il collo, sorpresa di trovarlo dolorante:
-Credo di aver bisogno di un vero letto.-
-Tenna' tul're, san'. (a domani, dunque.) Buon riposo.-
Al tono condiscendente dell'elfo, Sillen stropicciò i lembi della propria camicia bianca, trattenendosi sulla soglia della stanza.
-Glorfindel?-
Lui si voltò verso di lei e, nel vedere la sua espressione dispiaciuta, si trattenne dal sorridere.
-Scusami. Non dovevo trattarti in quel modo.-
Ecco, si stava scusando con lui. Assurdo.
L'elfo scosse la testa, rinunciando definitivamente a qualsiasi strana aspettativa si fosse fatto su di lei. Sillen, dopotutto -e nonostante il suo terribile destino macchiato dal sangue-, era una giovane creatura come tante: emotiva, insicura, gentile e piena di dubbi. Non poteva esserne più felice.
-Se non mi fosse piaciuto il tuo tono, Sillen, lo avresti capito.-
Si alzò a sua volta e le arrivò accanto, con un sorrisetto sardonico stampato sul viso. -Ho un debole per le donne forti. E poi alzare la voce con me è un privilegio per pochi, sai?- C'era ilarità nel suo sguardo e Sillen gli lanciò un'occhiataccia scocciata.
Il Vanyar la salutò con un buffetto sulla guancia e si avviò per primo giù per le scale a chiocciola. Sillen alzò gli occhi al cielo ma dentro di sé era sollevata. Da quando Glorfindel l'aveva aiutata, tre giorni prima, i due raramente si separavano. Sillen stessa lo cercava quando non c'era, anche se odiava ammetterlo: ogni volta l'elfo le dava prova di quanto potesse essere arrogante, malizioso ed irritante ma era anche l'unico che potesse capire il suo gravoso peso. Per questo il bisogno di stare con lui superava tutti i suoi fastidiosi difetti. Era lo stesso sentimento che, dopotutto, la legava ad Alatar.
Dopo aver lanciato un ultimo sguardo al paesaggio davanti a sé, anche Sillen scese dalla torre. L'unica cosa di cui era certa in quel momento, era che aveva bisogno di dormire.

La Stella dei ValarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora