VII.

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Mi voltai di scatto e mi ritrovai a pochi centimentri dal volto sorridente di Alex. Rimasi senza parole per qualche secondo, poi riuscii a riconnettere tutto e a capire che lui stava aspettando una mia risposta.
"Va bene, Turner. Ma soltanto un ballo." Mi afferrò le mani e le portò dietro al suo collo, poi mi circondò la vita avvicinandomi di qualche altro centimetro.
"Sai che ho anche un nome?" Sbuffò un po' scocciato ed io sorrisi.
"Ma non mi dire!" Rise e non potei fare a meno di osservarlo mentre piegava leggermente la testa indietro.
"Sei una ragazza... diversa Chris." Piantò i suoi occhioni marroni nei miei e per un secondo avrei giurato di non sentirmi più le gambe attaccate alla vita.
"Diversa in che senso? Positivo o negativo?" Sparai la domanda con tono alquanto preoccupato, non volevo sembrargli una ragazza strana, o una con cui non doverci perdere tempo. Morivo dalla voglia di sapere la risposta. Lui si avvicinò al mio orecchio destro mordendosi leggermente il labbro inferiore.
"Positivo." Mentre si allontanava, mi lasciò un innocuo bacio sull'angolo della bocca. La sua voce profonda e quel bacio innescarono in me una scarica di brividi su tutta la mia pelle, e mi sentivo dannatamente bene per la sua risposta.
"E tu come mai sei improvvisamente simpatico e disponibile? Dove l'hai lasciato il ragazzo pieno di sé che entrava ogni giorno nel negozio di musica a suonare ed ammiccare? O quello che lascia i conti pagati alle giovani donzelle sole nei bar di Sheffield?" Lui sbuffò divertito.
"È rimasto a casa. E comunque sei l'unica a cui ho pagato qualcosa, per questo ho detto che sei diversa." Sorrisi timida, mi aveva preso alla sprovvista. Ricambiò il gesto e la musica finì, lasciando posto ad un altro pezzo un po' più movimentato.
Tolsi le mani dal suo collo, lui però ne tenne una sul mio fianco e mi portò nel giardino sul retro, dove trovammo gli altri tre che parlavano e ridevano con altri invitati.

Erano le tre meno dieci ed io dovevo assolutamente tornare a casa. Peccato che non sapevo che fine avesse fatto Alex.
"Ehi Matt, percaso sai dov'è Alex? Dovrei tornare a casa." Lui strizzò gli occhi cercando di mettermi a fuoco, era decisamente di fuori.
"Penso sia nel salotto Chris." Lo salutai con un veloce abbraccio e mi incamminai nella stanza affianco che ormai era quasi deserta. Controllai ogni angolo della stanza, e stavo per uscire quando intravidi la sua giacca dietro un angolo. Tirai un sospiro di sollievo e gli corsi incontro.
"Alex devo tornare a casa e sei l'unico sob-" Non riuscii a finire la frase a causa dello spettacolo che mi ritrovai difronte: Alex e una bionda alta un metro e ottanta che pomiciavano tranquillamente come se non ci fosse un domani. Il moro si staccò subito allontanando la tettona che ancora teneva i suoi artigli intorno alla sua preda.
"Christall." Mi fissò con lo sguardo strabuzzando gli occhi, ma io non aspettai che aggiungesse altro e mi incamminai verso la sua macchina.

Ero incazzata come mai prima d'ora, mi ero illusa di potergli piacere, ma io non avevo una sesta di seno e le gambe perennemente aperte. Mi ero illusa che lui potesse essere differente da come credevo fosse o da come tutti dicevano che era, ma evidentemente avevano tutti ragione.
Cercai furiosamente di aprire la portiera, ma mi accorsi che la macchina era chiusa.
"Christall cosa ti prende?! Sei scappata via senza un motivo!" Turner arrivò di corsa da me e mi afferrò per un polso per farmi girare verso di lui, presa che gli negai subito dopo.
Infondo però aveva ragione, non eravamo fidanzati, quindi non avevo motivo di essere arrabbiata con lui.
"Hai ragione, ma adesso apri questa cazzo di macchina e portami a casa!" Risposi con un tono di voce forse anche troppo alto. Lui aprì la vettura e salì a bordo senza dire nulla. Accese il motore e iniziò a sfrecciare per le strade. Io continuavo nervosamente a guardare fuori dal finestrino per non ritrovarmi davanti quel suo viso da stronzo patentato.
"Ok senti, quella era la mia ex. Io non ho fatto nulla, mi si è avvinghiata addosso, era ubriaca fradicia!" Non lo degnai di uno sguardo, mi limitai ad annuire con la testa e lo sentii imprecare a bassa voce.
"Non mi devi spiegare nulla, non siamo fidanzati."
"E perché ti sei innervosita vedendomi con quella?"
"Chi ti ha detto che sono nervosa per averti visto pomiciare con una troietta, eh signor Mi-vengono-tutte-dietro?" Mi voltai verso di lui infuriata come non mai, poi arrossii accorgendomi che nella mia domanda c'erano tutti gli indizzi per farsì che lui capisse il perché del mio nervosismo.
Lo sentii ridere di gusto, mentre continuava a tenere lo sguardo sulla strada, e nonostante tutto il mio nervoso non potei fare a meno di pensare a quanto fosse melodioso quel suono.
"E adesso che ridi?" Chiesi incrociando le braccia al petto.
"Sei così tenera quando ti arrabbi, sembri un bambino di cinque anni quando la mamma gli dice che non può rimanere a giocare con gli amici." Mi osservò sorridendo divertito, ed io sbuffai lasciandomi scappare un sorriso. Aveva detto che ero tenera.
"Il vecchio Turner riesce sempre a strappare un sorriso." Gli tirai un cazzotto leggero sulla spalla.
"Devi sempre fare il modesto."
"È il mio terzo nome: Alexander David Modesto Turner."

Arrivammo a casa mia e si fermò davanti al garage.
"Grazie per avermi riportata a casa sana e salva." Dissi aprendo la portiera ed uscendo.
"Non c'è di che. Adesso torno dalla bionda che penso di aver lasciato un conto in sospeso." Ammiccò un sorrisetto perverso e la rabbia mi assalì. Alzò il finestrino che precedentemente aveva abbassato per parlarmi e riaccese la macchina facendo retromarcia. Proprio mentre mi decisi a non rincorrerlo ed ucciderlo e rientrare in casa, mi squillò il cellulare: un numero sconosciuto. Intanto notai la macchina di Alex ferma sul ciglio della strada, poi mi decisi a rispondere alla chiamata.
"Pronto?"
"Scherzo dolcezza, sto andando dritto a letto. Da solo." Riconubbi la voce e vidi il finestrino destro dell'auto abbassarsi di nuovo e Turner mi sorrise.
"Come fai ad avere il mio numero, piccolo stalker?" Lo notai ridere.
"Helders. Buonanotte Christall." Mi vennero i brividi a sentire la voce roca che aveva usato per dire il mio nome, poi lui sfrecciò via e io rimasi lì perplessa, a pensare a... Lui?

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora