XXII.

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Alex mi avvolgeva dolcemente i fianchi continuando a baciarmi, senza fermarsi un secondo, mentre io continuavo a passare le mie mani tra la sua chioma scura che mi divertivo a scompigliare a mio piacere.
Lo sentii sorridere contro le mie labbra, e non capivo come mai.
"Cos'hai da ridere?" Persi un battito vedendo quel suo sorriso meraviglioso. Alzò gli occhi fino ai miei e mi lasciò un bacio a stampo sulla punta del naso prima di rispondermi.
"Sei la prima persona che non odio mentre mi tocca i capelli. Prima ed ultima." Sorrisi scuotendo la testa, prima che le mie labbra fossero di nuovo imprigionate fra le sue.
Sentii le sue mani scendere dai miei fianchi lungo le cosce, per poi arrivare sotto al ginocchio e tirarmi su, facendomi incavallare le gambe dietro la sua schiena mentre lui camminava verso il piano superiore, probabilmente diretto verso camera sua. E la cosa non mi turbava affatto.

Lo sentii aprire la porta e mentre il suo fiato si faceva sempre più affannoso, raggiunse finalmente il letto, dove mi poggiò delicatamente. Notai subito quanto fosse incredibilmente morbido e senza che nemmeno me ne accorgessi, diedi voce ai miei pensieri.
"È così morbido." Il mio tono era molto basso, ma Alex, che nel frattempo era sceso a baciarmi il collo, sentì bene. Mi guardò ammiccando un sorrisetto malizioso.
"Me lo dicono tutte."
Penso che il suono della cinquina che gli stampai sulla guancia sia rimbombato nella stanza per altri venti minuti dopo che me n'ero andata via, seguita a ruota da Turner che mi ripeteva scusa insistentemente.

"Chris, ti prego... non andare." Mi fermai con una mano sulla maniglia. Mi voltai a guardarlo con ancora l'odio negli occhi. Lui era lì con i capelli che gli ricadevano disordinatamente sul volto, bello come sempre, ma anche stronzo come sempre.
" 'Me lo dicono tutte'? È così che conquisti tutte le tue troiette? Raccontando quante ne hai soddisfatte in quel materasso così morbido? Fai schifo, Alexander." Uscii subito dalla porta e la richiusi con un tonfo sordo, senza dargli tempo di rispondere.
Ammetto di essere rimasta un po' male nel vedere che non avesse nemmeno provato a seguirmi fuori da casa sua, ma da una parte mi piaceva pensare che infondo stava riflettendo sulle parole che gli avevo appena detto. O magari era soltanto andato a guardarsi allo specchio per vedere il bel segno rossastro che ancora aleggiava sulla sua guancia. E che spero sarebbe rimasto per un bel po'.

Mentre lottavo contro le lacrime per non farle uscire dalla rabbia, superai il salotto dove ancora Joe era seduto e corsi in camera, buttandomi sul letto. Lì le lacrime ebbero la meglio.
Proprio quando mi ero convinta che Alex non fosse uno stronzo, ecco che la sua parte da playboy scappa di nuovo fuori, pronta a farmi dare i numeri. Anche se infondo sapevo che quella sua sfumatura di carattere non se ne sarebbe mai andata definitivamente. E a dirla tutta piaceva così. Ma non mentre stavamo per andare a letto per la prima volta.

Mi girai e rigirai nel letto per svariati minuti, versando qualche lacrima ogni tanto e pensando alla scena di poco prima a casa Turner, quando verso l'una sentii il cellulare vibrare sul comodino. Alzai la testa e vidi lo schermo illuminato, così lo afferrai e trovai un messaggio di Alex:

Scusami, sono un idiota.

Alzai un sopracciglio leggendo la frase, almeno lo sapeva. Non gli risposi, riposai il cellulare e finalmente dopo una manciata di minuti riuscii a cadere tra le braccia di Morfeo.

Il risveglio non fu dei più tranquilli, dato che Joe entrò nella camera correndo e urlando qualcosa, ma io ero ancora troppo addormentata per capire cosa stesse dicendo.
"Joe, sei un idiota. Stavo dormendo." Mi tirai il lenzuolo fin sopra la testa voltandomi dalla parte opposta, ma lui lo afferrò tirandolo via.
"Devi alzarti subito." Sbuffai aprendo gli occhi e guardandolo accigliata.
"E come mai?" Lui mi sorrise e prese fiato prima di rispondermi.
"Mi devi accompagnare in studio di registrazione. Oggi registriamo il primo pezzo con il gruppo!" Notai i suoi occhi che per poco non uscivano dalle orbite dall'agitazione e risi divertita dicendogli che sarei stata pronta in venti minuti.
Mi trascinai letteralmente al bagno dove ci passai circa tutti i venti minuti che avevo a disposizione, così dopo corsi di nuovo in camera prendero i primi panni che stessero bene fra di loro e li misi alla velocità della luce, per poi scendere al piano inferiore.
"Chris, vai a fare compagnia a Joe?" Drew mi scrutava da sopra i suoi occhiali da lettura mentre sorseggiava il suo caffè poggiato di schiena al bancone da cucina. Annuii afferrando una brioches dal tavolo. Salutai anche Julie che stava seduta su una sedia e corsi fuori dove Joe mi aspettava già in macchina.

"Lo studio è in centro, quindi ci vorranno circa venti minuti." Mentre il biondo mi parlava, io annuivo guardando la casa di Turner difronte a noi. Agganciai la cintura e quando alzai di nuovo la testa notai il portone aprirsi. Persi un battito vedendo Alex con il suo solito giacchetto di pelle nero e i suoi occhiali da sole uscire fuori e sbattersi la porta alle spalle. Sembrava davvero incazzato, addirittura troppo per essere solo per via della litigata della sera prima.
"Si è svegliato male?" Chiese Joe mettendo in moto la macchina mentre Alex era già abbastanza lontano.
"Probabile."
Cos'aveva Alex?

Dopo venti minuti di macchina, come aveva detto il biondo, arrivammo fuori dallo studio di registrazione.
"Merda. Merda, sono un coglione!" Buttò la testa all'indietro battendo sul seggiolino e con le mani continuava a tirare dei cazzotti al volante.
"Ehy ehy, calmo. Che succede?" Ero preoccupata perché non riuscivo a capire cosa gli fosse preso, e sembrava davvero molto turbato.
"Le bacchette. Esiste un batterista che si dimentica a casa le sue bacchette?" Lo guardai per qualche secondo mentre lui ancora si disperava, poi scoppiai a ridere beccandomi degli sguardi assassini da parte sua.
"Cosa ridi?" Respirai a fondo cercando di smettere e gli poggiai una mano sulla spalla.
"Dio mio Joe, sei davvero così sbadato? Non puoi usare le bacchette che hanno in studio?" Scosse la testa portandosi una mano alla fronte.
"No, mi servono le mie bacchette. Dobbiamo andare a comprarne un altro paio." Senza farmi aggiungere altro, accese di nuovo il motore e sfrecciammo per le vie di Sheffield, fino ad arrivare ad un negozio di strumenti.

Scendemmo dalla vettura, e finalmente potei sgranchirmi le gambe, poi seguii il biondo dentro il negozio, che mi ricordava molto quello dove lavoravo io.
"Buongiorno!" Un uomo dietro al bancone ci accolse e Joe sorridente andò da lui iniziando a spiegargli di cosa aveva bisogno.
Io nel frattempo entrai nella stanza accando, nonché quella delle chitarre e mi misi ad osservarle, fino a quando non ne trovai una già attaccata ad un amplificatore, poggiata sul suo piedistallo accanto ad un divanetto. Mi avvicinai e la presi, iniziando a suonare qualche canzone, giusto per passare il tempo.
"Arctic Monkeys? Esista già qualcuno che suona le loro canzoni?" Voltai la testa verso la voce che avevo sentito, trovando un ragazzo dai capelli lunghi quasi fino alle spalle e dalla corporatura robusta che mi sorrideva dalla porta.
Gli sorrisi di rimando poggiando a posto la chitarra e alzandomi.
"Già, entrano in testa con quelle canzoni e non ti escono più." Annuì ridendo, poi si avvicinò e mi porse una mano.
"Piacere, Nicholas, ma chiamami Nick." Gli strinsi la mano e risposi.
"Christall, ma chiamami pure Chris."

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Ehylaaaa!
So che magari qualcuno ha notato che ho cambiato il titolo della storia (cambiato, ho aggiunto solo Arctic Monkeys ma vbb), e qualcuno dirà che l'ho fatto perché almeno compariva nella ricerca "Arctic Monkeys", beh, sì, in pratica è per quello hahaha
Ma tralasciamo, questo capitolo mi piace, stranamente. Adoro la parte della cinquina :')
E poi nada, non ho nulla da aggiungere!

Grazie mille a tutti voi che state continuando a seguire la mia storia e, nulla, se avete twitter io sono @scimmiartica pure lì e blablabla

Al prossimo capitolo! :)
Martina.

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora