XXIII.

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"Quindi, anche tu conosci gli Arctic Monkeys?" chiesi a Nick che continuava a guardarmi sorridente, mettendomi in imbarazzo.
"Sì, li sento spesso alla radio e sono davvero bravi!" Annuii sorridendogli, e subito dopo vidi Joe affacciarsi alla stanza.
"Chris, ho fatto." Il biondo guardò il ragazzo a sedere accanto a me squadrandolo da capo a piedi, e provai imbarazzo addirittura per Nicholas che si voltò poi subito verso di me.
"Oh, ti lascio al tuo ragazzo.." risi mentre mi alzavo dal divanetto.
"È mio fratello." Notai la sua espressione rilassarsi, poi estrasse dalla tasca una penna, strappò un pezzo di cartoncino dal pacchetto delle sue sigarette e ci scrise sopra qualcosa.
"Il sabato sera suono in questo locale. Se vuoi venire vedermi, sai dove trovarmi!" Gli sorrisi, troppo timida per dirgli che in realtà un ragazzo ce l'avevo... più o meno.

Usciti dal negozio, io e Joe salimmo di nuovo sull'auto e sfrecciammo verso lo studio, ormai in ritardo.
"Ma non stai con Turner?" Mi chiese il biondo mentre entravamo nel parcheggio.
"Sì, come mai?" Gli risposi, non capendo dove volesse andare a parare.
"E perché flirtavi con quel tizio che dopo nemmemo cinque minuti ti ha dato il suo numero di cellulare?" Spense la macchina e ci slacciammo la cintura contemporaneamente. Sorrisi divertita alla sua domanda. A volte era davvero molto geloso di me.
"Joseph, Joseph... non ci stavo flirtando, parlavamo degli Arctic Monkeys! E poi mi ha scritto il nome del locale in cui si esibisce il sabato sera, non il suo numero." Notai il suo sguardo scrutarmi ancora mentre camminavamo, non ancora soddisfatto a pieno di quello che avevo detto.
"E non mi interessa averlo. Lo sai che mi piace Alex."
Eccome se mi piaceva.

Mentre Joe si preparò con la sua band nella sala registrazione, io fui costretta ad aspettare nel salotto all'entrata, e non smisi un secondo di ripensare alla scena di poche ore prima, dove Alex esce di casa infuriato, correndo non si sa dove, e non si sa per quale motivo.
Sentii vibrare il cellulare in tasca, lo afferrai subito sperando di scorgere il nome di Turner sullo schermo, ma il display segnava il nome di Matt. Ci rimasi un po' male, ma infondo parlare con il mio migliore amico mi faceva sempre piacere.
"Ehy Helders!"
"Chris, abbiamo un problema." Il sangue nelle vene mi si gelò. Sperai che non c'entrasse nulla con Alex.
"Che tipo di problema?" Deglutii con forza ed aspettai che il batterista si decidesse a parlare.
"Alex e Andy non si fanno vivi per le prove." rimasi qualche secondo a pensare a quello che aveva detto. Poi ripresi a respirare, accorgendomi solo allora che stavo trattenendo il fiato.
"Dio mio, mi hai fatto prendere un colpo per questo?" Mi portai una mano suo petto e mi poggiai con la schiena al divano.
"Alex ha il cellulare spento, nessuno dei ragazzi lo ha visto e a casa non c'è. Andy continua a staccarci il cellulare in faccia." Che fine aveva fatto Alex? Feci un po' l'egoista a non pensare per nulla ad Andy, ma in fondo lui il cellulare lo teneva sott'occhio. Alex invece non era solito non controllarlo almeno ogni dieci minuti. Ma forse sapevo dove trovarlo.
"Penso di sapere dov'è Turner. Ti faccio risapere." feci per chiudere la chiamata, ma sentii Matt parlare ancora, così riportai il cellulare all'orecchio.
"Chris?"
"Sì?"
"Tra una settimana partiamo di nuovo con il gruppo. Non ci vedremo quasi per un anno, e devo parlarti prima." Parlare? Di cosa? Mi salii un po' di ansia, ma mi mantenni calma e risposi.
"Va bene, ci vediamo stasera." Sorrisi e chiusi la chiamata.

Dopo circa quaranta minuti, finalmente fece ritorno nella stanza Joe con gli altri componenti della band.
"Ehy biondo, com'è andata?" gli chiesi mentre si avvicinava a me sorridente.
"Alla grande, cazzo! È venuta da Dio!" Sorrisi vedendo quanto era felice, poi lo abbracciai.

Tornammo a casa per pranzare, dopodiché ripartii subito per andare a cercare Alex.
Ormai lo conoscevo abbastanza da capire dove si sarebbe rifugiato quando non voleva essere disturbato da nessuno.
Arrivai al 505 di Mill Road dopo dieci minuti di autobus. Appena entrata, trovai Rob dietro alla cassa.
"Ehy Chris! Hai voglia di lavorare anche nel tuo giorno libero?" Mi sorrise mentre sistemava dei CD sulla mensola dietro di lui.
"No, stavo cercando Alex." Dalla stanza delle chitarre non proveniva nessun rumore, così pensai di aver sbagliato tutto. Ma Rob mi indicò con la testa la chiocciola di scale che portava al piano superiore.
Mi incamminai verso i gradini e man mano che li salivo, iniziavo a sentire delle corde suonare. Ma non riuscivo ad associare quelle note a nessuna delle canzoni che i ragazzi avevano incluso nel loro primo CD. Arrivai in cima e mi ritrovai in una stanza non molto grande, con due divani ed un tavolo. Ed Alex era lì, in terra vicino ad una finestra fatta a pochi centimetri dal pavimento, con una chitarra acustica poggiata sulle gambe incrociate ed una sigaretta accesa nel posacene che aveva di fianco.
Notai subito i suoi capelli disordinati e con quanta forza le mani passavano sulla chitarra ed ebbi paura di lui per un attimo.
Non si era accorto di me, così camminai verso di lui lentamente mentre lui suonava e ad intervalli irregolari segnava qualcosa sul foglio vicino alle sue gambe.
"Ehy." sussultò facendo cadere la sigaretta sul posacenere. Mi guardò spalancando gli occhi e due istanti dopo mi era corso incontro abbracciandomi. Rimasi perplessa sul da fare per qualche secondo, poi il suo profumo di fumo e gell invasero le mie narici e non potei fare altro che mettere la rabbia nei suoi confronti da parte e strigerlo a me.
"Chris, scusa. Scusa, sono un coglione." si allontanò a malapena e scoprii che anche Alex Turner riusciva a chiedere scusa. Sorrisi e gli lasciai un bacio a stampo sull'angolo destro della bocca.
"Sì, lo sei." Sorrise e poi scogliemmo l'abbraccio, per poi metterci a sedere su uno dei due divani.
"Gli altri ti stanno cercando, sono preoccupati." Lui si mise a fissare la chitarra poggiata a terra poco distante dai nostri piedi.
"Lo so."
"E perché non ti fai vivo? Tra dieci giorni dovrete partire per il tour." Pronunciando quelle parole il cuore mi si strinse, facendomi realizzare che avevo ancora poco tempo da passare con Alex.
"Andy vuole abbandonare il gruppo." Spalancai gli occhi. La sua mascella si muoveva nervosa, come la mano stretta a pugno che teneva sulla gamba.
"Cosa?!" si voltò verso di me passandosi una mano nel ciuffo.
"Mi ha chiamato stamani dicendomi che non può rimanere. Poi è scomparso." Notai il panico nel suo sguardo, mischiato ad un pizzico di nervoso, e capii come mai quella mattina era così infuriato.
"Allora perché non vedete di trovare un sostituto invece di chiuderti qui e perdere tempo?" gli strinsi una mano nella mia, e lui lentamente fece incastrare le sue dita con le mie. Ci guardammo, poi si avvicinò, fino a far toccare dolcemente le nostre labbra. Il contatto così delicato mi provocò un'infinita scia di brividi. Dio se amavo i suoi baci.
Si allontanò abbastanza da potermi guardare meglio negli occhi e sorrise.
"Grazie Musa."


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Lo so, sono in ritardo, ma posso spiegarvi come mai! Cioè, il mio cellulare ha smesso di caricarsi, così ho dovuto dannarci per un po' e alla fine, rassegnata al suo povero destino, l'ho dovuto mandare in assistenza. Così adesso ho il mio vecchio cellulare con il quale non riesco più nemmeno a scrivere (quindi scusatemi davvero per eventuali errori mostruosi) e che è lento come non so cosa..

Ma ho comunque aggiornato! Quindi Amatemi muahah

PS: stiamo arrivando alle mille visite. Sclero. Grazie.

Martina x

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora