XXXIX.

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Il giorno dopo verso le dieci sentii bussarmi insistentemente alla porta di camera.
"Cosa vuoi Joe." Chiesi sentendolo entrare nella stanza, mentre io mi giravo dall'altra parte portandomi il cuscino sul volto.
Lui non rispose, camminò soltanto fino a raggiungere il lato di letto verso il quale mi ero girata. Si sedette delicatamente e iniziò a spostare il cuscino. Aprii leggermente gli occhi e colui che mi ritrovai davanti era molto meglio del mio fratellastro: Alex era lì seduto che mi osservava sorridendo.
"Sei così brutta la mattina? Non voglio vivere con un panda." Gli tirai una pacca sul braccio facendoglielo ritirare mentre io mi ricoprii il volto. La sua risata invase la stanza e mi fece sorridere.

"Sono passato a lasciarti le chiavi di casa, tante le volte tu volessi portare già qualcosa oggi." Disse posando il mazzo di chiavi sul mio comodino. Poi lo sentii avviarsi verso la porta, così mi tirai sù con il busto.
"Aspetta." Si fermò sulla soglia della stanza e mi guardò aspettando che parlassi.
"Andate già a Londra?" Chiesi incrociando le gambe mentre lui mi annuì.
"Ti chiamo appena ho un minuto libero." Si avvicinò per lasciarmi un bacio sulla guancia e con quella frase mi fece tornare in mente che dovevo ancora chiamare mio babbo per chiedergli della sera dopo.
"Mi raccomando, fai poco il figo." Rise raggiungendo la porta.
"Non posso nasconderlo, la mia figaggine esce da ogni poro del mio corpo." Mi fece occhiolino e chiuse la porta, mentre io scuotevo la testa divertita.

Subito prima di pranzo chiamai Edward che non esitò un attimo a dirci che io e Joe avremmo potuto dormire da lui dopo il concerto, dopo di ché pranzai con il resto della famiglia.
Dissi anche che Alex mi aveva proposto di convivere, e dopo i primi cinque minuti in cui tutti rischiarono di strozzarsi con la pasta, ne furono contenti. Chiesi a Joe se mi avrebbe aiutata a sistemare in delle scatole la mia roba, così da poter già portarla a casa Turner, e dato che io non avevo poi così tante cose, con quattro scatoloni riuscii a portare tutto.

"Se hai bisogno di aiuto chiamami." Disse il biondo chiudendo la porta di casa di Alex. O meglio, ormai anche di casa mia.
Sorrisi sentendo l'odore del moro invadermi le narici. Mi guardai intorno e notai che la casa era abbastanza sottosopra.
"Maschi."
Mentre posai una scatola piena di vestiti in camera di Alex, sentii suonare il cellulare. Lo tirai fuori dalla tasca leggendo il nome di Matt sullo schermo, così risposi mentre mi buttavo sul letto.
"Hey Helders!"
"Chris! Come va? Alex ci ha appena detto che convivrete!" Sorrisi muovendo una mano su e giù sulla coperta morbida.
"Già, sono proprio adesso a casa sua a sistemare qualcosa. Quel ragazzo non è in grado di tenerla in maniera decente. Mi chiedo come sia riuscito a non mandarla a fuoco fino ad ora." Lo sentii ridere e sorrisi.
"Sono contento per voi, davvero! Comunque ti ho chiamato anche per avvertirti che il tempo qua a Londra è davvero una merda. Piove a dirotto. E anche il traffico è un inferno, quindi state attenti tu e Joe." La sua premura mi riscaldò il cuore. Avevo il migliore amico migliore del mondo.
"Tranquillo Matt, staremo attenti. E non vedo l'ora di conoscere la tua fiammaaa!" Dissi usando una vocina acuta, in modo da dargli noia, e fece effetto.
"Domani sera te la presenterò sicuramente. Ti piacerà, me lo sento."
"Mi fido."
"Bene, vado, ah e ti saluta Alex che è qua con me, dice di dirti di non pulirgli casa e che non riesce a trovare un tabacchino per poter ricaricare il cellulare e chiamarti." Sentii in sottofondo Turner che urlava "Dille che se mi piega le mutande la butto fuori nel giardino!" E non riuscii a trattenere una risata.
"Va bene, divertitevi ragazzi, ci vediamo domani." Riagganciai la chiamata e passai tutto il pomeriggio a sistemare i miei scatoloni.

Tornai a casa per cenare, dopodiché andai in camera dove sistemai in uno zainetto il cambio di abiti che avevo lasciato fuori per la mattina dopo il concerto, poi mi tolsi quelli che avevo indosso e li poggiai sulla poltrona accanto a quelli che avrei messo il giorno dopo.
Mi addormentai con il sorriso sulle labbra. E se Alex mi avrebbe cantata la canzone che suonava a casa sua con Miles? O magari era soltanto una canzone nuova a cui stava lavorando ed io non c'entravo nulla, ma anche se fosse stato, non riuscii a togliermi dalla testa che avevo una piccola speranza di sentire il moro cantarmi una delle sue meravigliose canzoni e questo pensiero mi accompagnò per tutta la durata della mia dormita.

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora