XII.

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Rimasi lì. Mi rigirai svariate volta la busta ormai aperta fra le mani. E adesso? Cos'avrei dovuto fare? Tornare a casa e far finta di nulla? O magari raggiungere l'indirizzo che era scritto sulla lettera?
"Chris, cos'è successo qui dentro?!" Joe entrò nella stanza e vide la confusione che avevo creato poco prima. Senza dire nulla, resipirai e gli porsi la lettera. Di lui mi fidavo. La osservò per qualche secondo prima di prenderla e leggerla. Notai il suo sguardo mutare e diventare incredulo, proprio come il mio poco prima. Abbassai il volto sentendo di nuovo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
"Ti accompagno." Al suono di quelle parole lo guardai. Era serio. Non aggiungemmo altro e ci avviammo verso la macchina.

"Tu vai a preparare qualche vestito e prendi qualcosa anche a me. Prendi il mio borsello nel comodino. Io invento a Julie che andiamo a dormire da un mio amico." Annuii e appena parcheggiammo davanti casa corsi alla porta, terrorozzata dall"idea di vedere di nuovo la rossa uscire da casa di Alex. Scossi la testa e cercai di non pensarci, avevo altro di cui preoccuparmi.

Alex's p.o.v.
Fissavo il soffitto stanco, la rossa giaceva addormentata accanto a me. Mi voltai a guardarla e una fitta mi strinse il petto. Non era questo quello che volevo.
Mi alzai e afferrai il mio pacchetto di sigarette e mi avviai verso il salotto per fumare. Spostai la tenda della finestra e la aprii, approfittandone per guardare fuori, verso la casa di Chris. Sentii la porta aprirsi e la figura esile di lei sfrecciò per il vialetto con due grosse valigie. Arrivò alla macchina e si voltò verso di me. Ci fissammo. Sentii il respiro mancarmi, e non era a causa del fumo. Si voltò subito e scomparì dentro la macchina, seguita a ruota da un ragazzo biondo, che riconubbi essere Joe.
Buttai il mozzicone nel posacenere e tornai in camera. Mi rivestii e decisi di svegliare la rossa.
"Cosa c'è?" Mugugnò girandosi dall'altra parte.
"Casa Turner non è un bordello. Fuori." Notai la rabbia nei suoi occhi. In nemmeno cinque minuti era fuori dalla casa.

Christall's p.o.v.
Stavamo già sfrecciando per le strade di Sheffield, poi mi tastai nelle tasche alla ricerca della lettera.
"Cazzo, non ho la lettera." Dissi iniziando a guardare ovunque.
"Mi ricordo l'indirizzo, tranquilla. 52 Park Road, Londra." Tirai un sospiro di sollievo e mi sistemai meglio su sedile, rendendomi conto di quello a cui stavo andando incontro. E non ero affanto pronta.

Eravamo partiti da appena venti minuti, quando sentii il cellulare squillare e notai sullo schermo il nome di Matt.
"Ehy Matt. Successo qualcosa?"
"Chris, non puoi capire! Abbiamo trovato una casa discografica! Dio mio, non ci credo, non ci credo!" Spalancai gli occhi e sorrisi.
"Sei serio?" Sentii la sua risata provenire dal cellulare.
"Sì! Non suoneremo più nei pub! Oddio Christall sono felicissimo! Domani andiamo a registrare Mardy Bum in uno studio discografico. Ce l'abbiamo fatta Chris!" Poggiai la testa sul seggiolino e chiusi gli occhi. Ero davvero felice per loro.
"È meraviglioso Matt..."
"Vieni anche tu domani mattina?" Mi morsi, un labbro. Non potevo dirgli che stavo andando a Londra. Né tanto meno cosa ci andassi a fare.
"Verrei volentieri, ma lavoro... scusami Matt.."
"Oh, va bene.. ci sentiamo domani allora. Ti voglio bene Chris."
"Ti voglio bene anche io." Riagganciai e sospirai. Mi aspettavano ancora tre ore di viaggio. E l'ansia iniziava a salire ad ogni battito di ciglia.
Misi le cuffie e feci partire la riproduzione casuale. La prima canzone che partì fu Feels like we only go backwards, e una lacrima scese di nuovo ricordando la serata in cui io ed Alex la cantavamo a squarciagola nella sua macchina, e quel giorno a casa di Matt.

"Ehy, Chris?" Aprii leggermente gli occhi sentendo la voce di Joe. Notai che eravamo fermi.
"Siamo arrivati?" Lui annuii. Misi il cellulare in tasca e scesi, ritrovandomi davanti Londra tutta illuminata. Sentivo lo stomaco brontolare per aver saltato cena, ma adesso era l'ultimo dei miei pensieri. Davanti a noi si innalzava un grande palazzo. Ed era quello che cercavamo.
"Sei pronta?" Scossi la testa e mi voltai verso il biondo che mi sorrise timidamente e mi prese una mano. La strinsi e ci incamminammo dentro l'edificio per delle rampe di scale che sembravano infinite.
E alla fine, eccolo lì. Appartamento numero 52. Lessi il nome sul campanello: Edward Richards.
Guardai Joe che in risposta mi strinse ancora di più la mano. Respirai profondamente, poi suonai il campanello.
"Chi diavolo è alle due di notte che rompe!" Sentii la voce profonda giungere da dietro la porta. Ok, forse avremmo potuto aspettare la mattina.
La porta si aprì, un uomo alto poco più di Joe, dai capelli castani e riccioli era davanti a noi due che ci guardava assonnato. Ci mise dieci secondi per cambiare espressione.
"Christall."
"Papà."

Alex's p.o.v.
Erano le otto in punto e Matt stava guidando fino allo studio che si trovava ad un'ora da Sheffield. Si poteva sentire benissimo l'agitazione nell'aria. Nessuno fiatava. Nel bagagliaio si sentivano le chitarre muoversi durante le curve.
"Io spero solo che arrivi tutto intatto allo studio." Ammise Andy spezzando il silenzio tremendo che si era creato molto prima.

Arrivati lì un uomo dai capelli corti e neri si presentò come il nostro nuovo agente. Ci fece strada fino allo studio dove montammo le chitarre e Matt provò un po' la batteria. Eravamo pronti. Ce l'avevamo fatta. E ci avremo messo tutti noi stessi per arrivare in alto.
Registrammo Mardy Bum e l'uomo di complimentò chiedendoci se avevamo scritto qualcos'altro. E ovviamente la risposta fu sì, così suonammo qualcos'altro e verso mezzogiorno fummo fuori. L'uomo ci aveva annunciato che sarebbe riuscito a far uscire di lì a breve una delle canzoni, a costo che noi ci mettessimo a lavorare su qualche altro pezzo.

Mangiammo qualche panino e tornammo a casa. Appena arrivato a casa notai che ancora la macchina in cui era salita Christall la sera prima non era nel parcheggio, così decisi di farmi una doccia e passare da Rob.
Arrivato al negozio di musica salutai il propretario come sempre, ma prima ancora che potessi raggiungere la parte dedicata alle chitarre, l'uomo mi richiamò.
"Alex, sai per caso cos'è successo a Christall?" Persi un battito.
"Come mai me lo chiedi?"
"Ho visto che vi conoscete e stamani non si è presentata a lavoro. L'ho chiamata e mi ha detto che ha avuto dei problemi familiari. Pensavo che tu potessi saperne qualcosa." La scena di lei che scappa di casa con dei borsoni mi passò di nuovo davanti agli occhi. Cosa gli era successo?
Uscii dal negozio e la chiamai. Nulla. Provai di nuovo. Ancora niente. Decisi di lasciarle un messaggio.
"Ciao, Chris. Sono passato al negozio ma non c'eri. Rob ha detto che hai avuto dei problemi. Mi stai facendo preoccupare. Ah, ti devo parlare."

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora