XXXVIII.

1.7K 96 29
                                    

Appena Alex spense la macchina, mi fiondai in casa per prepararmi, urlando a mia mamma che era in salotto che sarei andata a cena con il moro.
Mentre l'acqua calda della doccia mi massaggiava la testa decisi che mi sarei messa un vestito, dato che non li mettevo mai e che quella sera mi sentivo molto di buon umore.

Per le otto meno dieci ero pronta, quindi mi sedei sul letto e ripensai alla giornata passata, ricordandomi del concerto a Londra. Raggiunsi Julie al piano inferiore intenta a cucinare qualcosa per Drew e Joe.
"Mamma dovrei chiederti un favorone." Dissi poggiandomi al muro e sorridendo dolcemente. Lei si voltò e vedendomi non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
"Su, dove vuoi andare? Scommetto che Matt e Alex ti hanno invitata a qualche concerto, indovinato? Magari a Londra, eh?" Chiese continuando a girare il contenuto della pentola. Com'era possibile che si fosse immaginata tutto? Forse è stato..
"Sì Chris, ho trovato Matt e mi ha già chiesto tutto! Devi sentire se però Edward può farti stare da lui per la notte, altrimenti sarà un casino trovare un hotel disposto a darvi una camera per una sola notte." Le stampai un bacio sulla guancia, poi tornai sorridente in camera intenta a prendere il cellulare e chiamare mio babbo, quando il campanello suonò. Riposai l'apparecchio in borsa e scesi ad aprire al moro, ma mia mamma ci aveva già pensato: Alex era nel salone, in piedi davanti al divano intento a mettersi a sedere, ma appena i nostri sguardi si incontrarono rimanemmo entrambi immobili, senza parole.
Aveva una semplice camicia bianca e dei pantaloni neri, in braccio portava la sua adorata giacca di pelle nera, i capelli erano meno ingellati del solito e un po' più liberi: gli ricadevano dolcemente sulla fronte, così tanto che non potei fare a meno di raggiungerlo e spostarglieli lentamente con un dito, mentre continuavo ad osservarlo.
"Sei bellissima." Aggiunse appena tolsi la mano dalla sua fronte. Sentii le guance andare a fuoco, poi sorrisi e abbassai il volto.
"Sei bellissimo anche tu." Mi preparai psicologicamente a qualche sua battutina, ma stranamente non arrivò, così alzai lo sguardo su di lui e lo beccai ad arrossire. Non smetteva mai di diventare sempre più bello.

Decisi che mio babbo lo avrei chiamato la mattina dopo, così salutai Julie e seguii il moro fino alla sua vettura, dove mi aprì addirittura lo sportello.
In altre circostanze tutta quella dolcezza mi avrebbe dato il voltastomaco, ma era una giornata speciale, così mi godevo ogni più piccolo gesto che Alex compieva.

Durante il tragitto canticchiavamo le canzoni che passavano alla radio, proprio come la sera che mi portò a casa di Jamie per la festa. E proprio come quella sera, partì Feels like we only go backwards. Inizialmente nessuno di noi due si azzardò a cantare, troppo persi nei ricordi per poter far qualcosa, poi non resistetti. Cantavo a squarciagola, quasi volessi contagiare tutti quelli a cui sfrecciavamo davanti.
Alex rise guardandomi, ma io non mi fermai, e poco dopo anche lui mi accompagnava.
Appena finita la canzone mi accorsi anche di essermi scordata di nuovo di portargli il vinile, un applauso a Christall!

Dopo tre quarti d'ora finalmente arrivammo nel ristorante che Alex aveva scelto.
"So che avresti preferito il kebabbaro di High Green, ma per una sera volevo farti sentire speciale. Perché è così che sei." Mi voltai ad osservarlo mentre si slacciava la cintura, e non potei trattenere un sorriso, contornato da una piccola lacrima solitaria che laggiunse la mia guancia.
"Ehyehy no! Non ti azzardare a piangere! Sennò ti porto dal kebabbaro sul serio!" Risi e gli tirai una pacca sul braccio, poi lui scese venendo ad aprirmi la portiera. Io gli feci un piccolo inchino e lui sbuffò divertito.

Entrammo nel ristorante e il cameriere ci portò al tavolo per due con il segnaposto con scritto "Turner". Leggendo quel nome, iniziai a fantasticare: magari un giorno sarebbe stato il mio cognome. Christall Turner, Turner Christall. Magari avremmo avuto dei bambini. Mi sarebbe piaciuto avere un maschietto e una femminuccia, Conor e Anna. Però il maschio prima, avere un fratello più grande è bello, e poi è come avere una guardia del corpo personale. O magari sarebbe stato meglio chiamarli Jac-
"Terra chiama Christall! Ci sei?" Scossi la testa ritrovandomi la mano di Alex che si muoveva freneticamente davanti alla mia faccia, mentre lui mi guardava divertito.
"Sì scusa, stavo cercando di ricordarmi se avevo chiuso la porta di casa." Inventai arrossendo leggermente ripensando a cosa stavo pensando poco prima.
"Chiuso la porta di casa? Perché avresti dovuto chiudere la povera Julie dentro?" Figura di merda.
Sentii le guance arrivare a temperature che non avrei mai ritenuto raggiungibili per una parte del corpo, ma fortunatamente arrivò il cameriere con i menù, così Alex non fece più domande sull'argomento.

La cena andò avanti tranquillamente, non smettemmo mai un attimo di parlare e scherzare ed il moro era incantevole anche mentre mangiava la sua tagliata.
"Oggi sei particolarmente strana, sai?" Mi chiese facendomi tornare con i piedi in terra. Mi accorsi solo in quel momento di avere la forchetta a mezz'aria mentre poggiavo il mento sulla mano e lo fissavo. Risi più per il mio comportamento che per la sua domanda.
"Lo so, ma non riesco a farci nulla. Oggi è stata una bellissima giornata, e tu sei più bello del solito, Alex." Si fermò ad osservarmi, poi un grande sorriso si fece spazio sul suo volto mostrando i suoi denti bianchi. Si sporse sul tavolo afferrandomi il mento con l'indice e il pollice. Mi lasciò un soffice bacio sulle labbra contagiandomi, così gli sorrisi pure io.
"Tu sei sempre bellissima, ogni minuto che passa più di prima. Tipo adesso, sei più bella di quando ho iniziato la frase. E ora ancora di più! E anche adesso! Sei davvero magica." Risi arrossendo, poi posai la mia mano sinistra sulla sua destra, accarezzandogli il dorso.

"A dire la verità, ti ho portata qua per chiederti una cosa." Mi paralizzai. Lui stava sorridendo e si grattava il collo nervosamente.
Oddio, me lo stava per chiedere? Mi avrebbe chiesto di sposarlo? La signorina Turner, Christall Turner. La moglie del famosissimo cantante rock della band Arctic Monkeys.
Intanto lui si stava sistemando sulla sedia, per poi passarsi la mano sulle tasche dei calzoni. Cazzo, cazzo. Ma aspetta, siamo troppo giovani per sposarci dai. Non abbiamo nemmeno mai vissuto sotto lo stesso tetto.
E se è uno di quelli che si piega le mutande?
Stava per alzarsi, ma lo bloccai prontamente.
"Ti pieghi le mutande?" Rimase a fissarmi, con uno sguardo alquanto stranito e il culo a mezz'aria. Dai, quanto ci metteva a rispondere?
"Christall, cosa c'entra?" Cercò di trattenere una risata sedendosi nuovamente comodo sulla sedia.
"Rispondimi. Sono seria." Tossì cercando di tornare serio.
"No Christall, non mi piego le mutande. Chi è che se le piega?" Tirai un sospiro di sollievo e mi lasciai andare sulla sedia, mentre lui non riuscì a trattenere una risata.
"Ok ora puoi tornare alla tua proposta." Dissi tornando seria e composta.
"Va bene signorina. So che non è moltissimo che stiamo insieme, che magari ancora non ci conosciamo moltissimo, che potrebbero succedere ancora tantissime cose che influenzerebbero il nostro rapporto, ma sono pronto per fare questo passo, se lo sei anche tu, ovviamente." Ce l'avranno un defibrillatore in questo ristorante? Quanto resiste il mio cuore prima di collassare?
Ingoiai a fatica annuendo, senza riuscire a distogliere il mio sguardo dal suo.
"Vorrei che tu venissi a vivere da me."
TERRA CHIAMA CHRISTAAAALL! NIENTE NOZZE, FAI FERMARE LE CAMPANE!
Buttai fuori tutta l'aria che stavo trattenendo e sorrisi chiudendo gli occhi.
"Vuoi convivere." Mi guardò sicuro sorridendo.
"Certo che mi va bene, Alex. Ma io non te le piego le mutande." Affermai incrociando le braccia al petto.
Lui rise alzandosi e prendendomi per un braccio incitandomi a fare lo stesso, poi mi baciò.

Quindi niente matrimonio, ma ne ero davvero sollevata. L'idea di andare a conviverci mi piaceva molto. Poter avere sempre il suo profumo sotto al naso, poterlo vedere scrivere canzoni, sentirlo canticchiare sotto la doccia, svegliarmi e trovarlo al mio fianco ogni mattina.
Sì, mi piaceva molto l'idea.

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora